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La parte di storia non raccontanta: chi ha sconfitto il nazifascismo in Italia

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Purtroppo si diffonde sempre più la superficialità nelle analisi degli accadimenti, dai più piccoli ai più grandi: questo perché si desume la realtà non tramite un’osservazione sistemica dei processi in atto, non usando un approccio scientifico, di costante ricerca di verità oggettive in mezzo ad una mole impressionante di verità soggettive, non tramite l’intuizione attraverso l’introspezione, ma attraverso il filtro dell’ideologia.

“Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè la classe che è la potenza materiale dominante della società è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante. La classe che dispone dei mezzi della produzione materiale dispone con ciò, in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale, cosicché ad essa in complesso sono assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i mezzi della produzione intellettuale. Le idee dominanti non sono altro che l’espressione ideale dei rapporti materiali dominanti, sono i rapporti materiali dominanti presi come idee: sono dunque l’espressione dei rapporti che appunto fanno di una classe la classe dominante e dunque sono le idee del suo dominio.” Questa la critica illuminata di Marx alle ideologie.

Attraverso l’ideologia si presume di essere dalla parte della ragione, dalla parte giusta della storia, a priori e a prescindere, senza possibilità di contraddittorio. Questo modo di ragionare porta alla distruzione dell’umanità attraverso la morte del dialogo, che è l’unica strategia per la pace, la giustizia, l’equità, la salvezza della vita. Solo con il dialogo possono emergere verità condivise: senza verità condivise le comunità umane finiscono nel caos. Le persone si sentono perdute e impaurite e finiscono per agire nel peggiore dei modi, seguendo non chi ragiona meglio, ma chi grida di più.

La vita è complessità e non linearità, ma anche un processo cognitivo: i sistemi vitali apprendono continuamente dagli errori commessi e migiorano di conseguenza. Certo, perché questo processo vitale possa emergere nelle comunità umane, è determinante che vi sia una trasmissione e un’evoluzione del sapere di generazione in generazione: educazione e cultura quindi sono i pilastri del progresso, che consentono di apprendere dal passato e non cadere più nei medesimi errori, che ci permettono di essere creativi in forme inedite. “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum” (sbagliare è umano, perseverare nell’errore è diabolico) afferma il brocardo latino. “Chi commette un errore e non vi pone rimedio sbaglia due volte” sosteneva Confucio.

La narrazione prevalente nell’immaginario collettivo è che l’Italia sia stata liberata dal nazi-fascismo grazie ai militari statunitensi e alla resistenza. Non può essere messo in dubbio che il supporto dei militari americani e le organizzazioni partigiane abbiano influito nel processo che ha portato alla fine della dittatura. Però non sono state le uniche cause. I processi vitali e quindi anche quelli umani sono sempre frutto di innumerevoli concause. Questo è un fatto della vita che nessuno sano di mente cercherebbe mai di smentire.

Accanto però agli attori del conflitto, c’è una moltitudine silenziosa, che raramente viene considerata, ma che influisce in maniera determinante nei processi evolutivi dell’umanità.

Mi riferisco a tutti coloro che decidono di disertare la guerra: la renitenza alla leva, chi decide di non combattere, di non imbracciare il fucile per annichilire i presunti “cattivi”, durante il primo dopoguerra assunse dimensioni impressionanti: nella chiamata alle armi delle classe 1923-1925, su 180.000 giovani in età di leva, solo 87.000 si presentarono ai distretti militari. Quasi il 50% si rifiutò di combattere.

Il disertore viene sempre descritto come un traditore della patria dalla propaganda di regime: di tutti i regimi, anche di quelli che si autodefiniscono democratici.

La democrazia è una delle parole più abusate e violentate dalle propagande delle oligarchie.

La repubblica democratica si fonda sul lavoro: questo statuisce l’art. 1 della Costituzione. Ma quando lavoro non c’è più o non c’è per tutti o le condizioni di lavoro dettate del mercato (amaramente non più dalla politica) non permettono più una vita dignitosa, possiamo ancora parlare di democrazia? Per chi deve ogni giorno lottare per riuscire a sopravvivere non c’è tempo di informarsi, di studiare, di approfondire, di fare salotto e dialogare.

Un altro concetto poi viene espresso dalla nostra carta costituzionale, sempre all’art. 1: la sovranità popolare. Ma cosa vuol dire sovranità popolare se i governanti scelgono senza permettere al popolo di sapere in maniera esauriente quali siano le alternative, lasciando che l’informazione sia controllata da alcuni potentati economici i quali diffondono solo le informazioni (quando non le manipolano) utili ai loro interessi? Cosa vuol dire sovranità se la voce della moltitudine non viene presa in considerazione da chi governa? Cosa accade quando sono i potentati economici a pagare le campagne elettorali di chi si presenta alle elezioni, campagne elettorali costantemente e tristemente truffaldine? Quando un popolo è affamato e non ha il tempo per informarsi e istruirsi esaurientemente crede a chiunque gli prometta il pane. Lo fa con quell’ingenuità che appartiene ad ogni essere umano, perché spera che prima o poi qualcuno quella promessa di equità, di giustizia, la mantenga.

Come può esistere sovranità popolare se gli unici strumenti per saggiare la volontà dei cittadini sono le elezioni dei rappresentanti?

Il sistema repubblicano voluto dai padri costituenti è un enorme passo avanti rispetto al passato perché pone delle basi fondamentali ineludibili perché la democrazia e la sovranità si possano concretamente realizzare: l’obbligatorietà dell’utilità sociale dell’impresa privata sancita dall’art. 41 Cost. It.; il dovere di solidarietà politica, economica e sociale imposto a tutti i cittadini dall’art. 2 Cost. It.; la non discriminazione, il compito fondamentale della Repubblica verso la rimozione degli ostacoli economici e sociali che limitano libertà e ugaglianza e impediscono il pieno sviluppo delle persone, l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese, statuiti dall’art. 3 Cost. It.; il diritto al lavoro, il dovere imposto ad ogni cittadino di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società, statuiti dall’art. 4; l’obbligo di adeguare la legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento, per permettere alle comunità di essere il fulcro delle scelte politiche, statuito dall’art. 5; lo sviluppo della cultura e della ricerca, la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione, art. 9; il ripudio della guerra di cui all’art. 11; il diritto di manifestare il proprio pensiero liberamente, statuito dall’art. 21; il diritto di agire in giudizio a tutela dei propri diritti e interessi, statuito dall’art. 24; la non colpevolezza dell’imputato sino alla condanna definitiva e l’obbligo che la pena sia tesa alla rieducazione del condannato e non alla sua punizione, statuiti dall’art. 27; la responsabilità diretta dei funzionari e dipendenti pubblici degli atti compiuti in violazioni di diritti, statuita dall’art. 28; il diritto alla salute statuito dall’art. 32; la libertà di insegnamento statuita dall’art. 33; l’obbligo di istruzione e il sostegno ai capaci e meritevoli privi di mezzi di raggiungere i gradi più alti degli studi, sanciti dall’art. 34; il diritto del lavoratore ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualitò del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa, il diritto al riposo, sanciti dall’art. 36; la parità di genere sancita dall’art. 37; Il diritto al mantenimento e all’assistenza sociale di ogni cittadino inabile al lavoro, statuito dall’art. 38; il diritto di sciopero sancito dall’art. 40; il diritto di riservare allo Stato, agli enti pubblici, alle comunità di lavoratori e utenti, tramite la legge, la gestione e la proprietà delle imprese che erogano i servizi pubblici essenziali, che controllano le fonti energetiche, nonché tutte le situazioni di monopolio che abbiano carattere di preminente interesse generale, sancito dall’art. 43; i vincoli alla proprietà terriera privata, imposti dall’art. 44; il riconoscimento e la promozione della funzione sociale della cooperazione a carattere di di mutualità e senza fini di speculazione privata, la tutela e lo sviluppo dell’artigianato, statuiti dall’art. 46; il diritto di tutti i cittadini di avere un’abitazione e un terreno da coltivare, sancito dall’art. 47.

Senza l’applicazione concreta nel nostro Paese di questi e di tutti gli altri principi di Diritto stabiliti nella Costituzione, il sistema immaginato dai padri costituenti diviene lettera morta: la democrazia e la sovranità sancite all’art. 1 vengono meno.

Alla luce di tali considerazioni il disertore, il soggetto volutamente dimenticato dalla narrazione delle propagande, seppur concausa fondamentale per determinare il corso degli eventi, assurge ad eroe e vero artefice della pace e della giustizia: non solo quindi l’azione verso il bene, ma la non collaborazione con il male, diventa determinante per il destino degli esseri umani.

Per questo tutti i regimi reprimono i disertori, li deridono definendoli vigliacchi, li condannano a morte, li arrestano: il potente è perfettamente cosciente del fatto che, senza costrizione, l’essere umano libero, a cui viene garantito il diritto di vivere con dignità, che ha il tempo di informarsi e di farsi una sua opinione, difficilmente agirà a tutela dell’interesse di pochi, ma agirà più probabilmente nell’interesse della comunità di cui si sente parte integrante, in cui si sente vivo, in cui ama, studia, lavora.

L’essere umano, quando è veramente libero, è perfettamente consapevole che l’altrui bene e il proprio sono inscindibili.

L’annichilimento, fomentato quotidianamente dalla propaganda di regime attraverso i mezzi d’informazione, di chi non si adegua, di chi non collabora, di chi decide di non resistere, di chi non si schiera a priori e a prescindere, è il più alto tradimento ai valori della vita messo in atto dalle oligarchie.

È compito di ognuno di noi aprire gli occhi sulla verità e diventare protagonista attivo degli eventi, per imprimere un’altra direzione al futuro dell’umanità, agendo per salvaguardare la vita in ogni sua forma: è il compito naturale impresso nei nostri cuori sin dall’alba dei tempi. Non scoraggiamoci, superiamo le nostre paure e costruiamo insieme un mondo di pace, giustizia, equità, educazione, cultura, dialogo, armonia tra tutti gli esseri viventi.

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Una sporca guerra

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I parlamentari italiani contro la Costituzione, le leggi dello Stato, i trattati internazionali e la volontà popolare

Tutti voi seduti in Parlamento dovete servire il popolo, rispettando la Costituzione, la Legge e la volontà popolare.

Quando si tratta di tutelare diritti essenziali come la salute, l’educazione, la cultura, i soldi non ci sono mai: voi parlamentari della Camera, con ampissima maggioranza, avete deciso di stanziare ben 13 miliardi di euro in più per le spese militari, portandole a 38 miliardi l’anno. 104 milioni al giorno: mentre i cittadini soffrono a causa delle difficoltà economiche causate dalla vostra incompetenza, dopo due anni devastanti di pandemia, mentre migliaia di imprese chiudono perché non riescono più a sopravvivere sempre a causa delle vostre scelte scellerate, stanziate soldi per le vostre sporche guerre. Non vi è bastato distruggere lo Stato di diritto e affamare tutti noi, dimostrando non solo la più totale incapacità politica, ma il totale servilismo verso i potentati economici. Avete tradito e vilipeso per l’ennesima volta la nostra Nazione, la nostra amata Repubblica.

Tutti voi parlamentari che avete votato questo ennesimo atto osceno, che non tutela il nostro popolo, viola la Costituzione, vi dovete dimettere subito.

Non siete degni di ricoprire l’incarico.

In uno Stato che si vuole definire democratico nessuno è al di sopra della legge.

Nella patria del diritto voi vi permettete di calpestarlo ogni giorno.

La storia non vi assolverà.

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Cooperazione Democrazia Politica

UE raddoppia i fondi per l’aiuto militare a Kiev

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L’UE non vuole la pace, vuole la guerra.

“L’UE ha deciso lo stanziamento di altri ulteriori 500 milioni di euro per il sostegno militare all’Ucraina. Raddoppieremo il contributo dell’European Peace Facility”. Lo dice l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell entrando al vertice di Versailles.

Tutta l’ipocrisia bigotta del potere viene a galla: lo chiamano “strumento europeo per la pace” e ci comprano le armi!

Vergognatevi, la storia non vi assolverà.

Aprite gli occhi, anelate sempre e solo alla verità: la verità è l’unico modo per ottenere la pace e il dialogo!

“Non c’è una strada per la pace, la pace è la strada.” M. K. Gandhi

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Democrazia Politica

Il green pass è una scelta di politica discriminatoria

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Il green pass non è una misura sanitaria, ma di politica discriminatoria: se fosse una misura di tutela della salute una persona con tampone molecolare negativo dovrebbe avere i medesimi diritti di una persona con super green pass (che oltretutto è diventato pure di durata illimitata, senza alcuna motivazione scientifica). Anzi, chi ha un tampone molecolare negativo non dovrebbe avere restrizioni, visto che anche con il supposto vaccino puoi essere contagioso e contagiare, mentre con un tampone molecolare negativo sei certamente sano e non puoi contagiare nessuno. Ma così non è per l’attuale normativa emanata dal Governo, generando una discriminazione palesemente in contrasto con l’art. 3 della Costituzione Italiana, l’art. 14 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, l’art. 2 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Il medesimo parere è stato espresso da illustri giuristi e dottori, nonché dal Consiglio D’Europa.

L’ultima variante omicron (che è quella attualmente dominante) è molto meno pericolosa delle precedenti, al pari di una qualsiasi altra influenza stagionale. A dichiararlo pubblicamente è la dottoressa sudafricana che ha scoperto per prima la variante omicron, Angelique Coetzee, la quale ha subito pressioni da Paesi stranieri per dire che Omicron fosse “pericolosa”. E sollecitazioni affinché non dichiarasse pubblicamente che la nuova variante causava “principalmente una malattia lieve”.

Gli interessi che si stanno tutelando non sono legati alla salute così come statuito all’art. 32 della Costituzione, ma ad interessi economici di aziende private sovranazionali (comportamento vietato dalla medesima Costituzione, che lo considera alto tradimento): dopo 40 anni di tagli e gli ultimi due anni in stato d’emergenza i medici non ce la fanno più e tra qualche giorno sciopereranno, in quanto non ci sono mezzi, strumenti e personale sufficienti per garantire le normali cure ospedaliere, con o senza la pandemia. In Italia ogni anno 50.000 persone muoiono in ospedale per infezioni prese nelle strutture sanitarie medesime, perché non ci sono nemmeno i fondi per tenerle pulite.

L’Italia fino agli anni ’80 ha avuto uno dei migliori servizi sanitari pubblici e gratuiti per tutti gli esseri umani (non solo i cittadini, ma chiunque si ammala nel territorio dello Stato) del mondo: negli ultimi 40 anni la sanità è stata cannibalizzata da criminali che hanno occupato, raggirando i cittadini, tutte le poltrone del potere. Il piano è stato attuato attraverso continue privatizzazioni e tagli sulla spesa pubblica per le cure sanitarie, al fine di spostare il settore della salute dalle mani pubbliche a quelle private, per generare profitto a vantaggio del sodalizio criminale. Così come è avvenuto per tutti gli altri settori strategici. Progetto riuscito, visto che il 47,81% degli ospedali italiani è ora in mani private.

Errare è umano, ma perseverare è diabolico: bisogna aprire gli occhi sulla realtà dei fatti per non continuare ad errare.

Io esigo dai miei governanti, in quanto cittadino della Repubblica, nel rispetto della Costituzione Italiana, ospedali pubblici e gratuiti per tutti, ingenti finanziamenti alla ricerca nei centri pubblici e nelle università pubbliche per far progredire la nostra Nazione (come da art. 9 Cost. It.), condividendo gratuitamente le scoperte scientifiche con tutti i paesi del mondo, come atto di solidarietà e fratellanza tra i popoli: la salute è un diritto costituzionale e umano fondamentale, perché a protezione del bene più sacro di tutti, che è la vita. Anche la protezione dell’ambiente è un aspetto fondamentale della tutela della salute, non solo della nostra specie, ma di tutte: oltre 80.000 persone ogni anno muoiono in Italia a causa dell’inquinamento e non si sta agendo nella maniera opportuna per impedire la distruzione e devastazione degli ecosistemi, mettendo a rischio la sopravvivenza di tutte le specie, compresa quella umana. Tutto sempre per tutelare gli interessi privati sovrananzionali delle potenti aziende private multinazionali e non per la tutela degli interessi pubblici e nazionali, del nostro popolo, agendo in aperto contrasto con la Costituzione Italiana. Dei giovani stanno manifestando pacificamente, in sciopero della fame da dieci giorni, mettendo a rischio la loro salute, davanti al Ministero per chiedere un incontro con il Ministro della Transizione Ecologica per parlare della crisi ecoclimatica, perché sono seriamente e giustamente preoccupati per il loro futuro. Il ministro Cingolani ha concesso, dopo 9 giorni, solo qualche minuto a porte chiuse, per dire loro che lui non può fare nulla (!). Vengono portati via dalle Forze dell’Ordine ogni giorno, pochi giorni dopo che la tutela dell’ambiente è entrata tra i principi fondamentali sanciti nella Carta Costituzionale! Non è tollerabile che le istituzioni repubblicane, al servizio della Nazione e del popolo, abbiano un comportamento così vergognoso, in particolar modo con i più giovani, non assumendosi le responsabilità delle loro azioni.

Queste sono questioni della massima importanza, che ogni cittadino deve approfondire, per prendere coscienza della gravità dell’attuale situazione.

Chiedo, sempre da cittadino della Repubblica, parte integrante quindi del popolo sovrano, al Presidente Della Repubblica Sergio Mattarella un intervento immediato a garanzia dei diritti costituzionali miei e dei miei concittadini. Le ricordo Presidente che Lei ha giurato sulla Costituzione Italiana, che sta venendo drammaticamente disattesa dal Governo, con la complicità del Parlamento, persino nei suoi principi fondamentali. Lei si è assunto la responsabilità di rappresentare il popolo sovrano: milioni di italiani stanno soffrendo ora per leggi illogiche e inique, per un’incapacità e palese mancanza di volontà, dettata da interessi privati, da parte del Governo e della maggioranza parlamentare di attuare il dettato costituzionale. Questi individui stanno agendo da traditori della patria e Lei non può rimanere inerte ad osservare.

È suo il compito, quale rappresentante dell’unità nazionale, di intervenire immediatamente e fermamente a tutela della nostra nazione e del nostro popolo, che non sarà il migliore del mondo, ma non merita di vivere tutto questo dolore, questo quotidiano terrore, propagandato da un asse di potere economico privato e sovranazionale, che si è impossessato delle più alte cariche dello Stato a danno di tutta la collettività.

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Se cambiamo noi cambia il mondo

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Avevo 19 anni, prima casa in affitto e primo lavoro: ero in cucina e presi un bicchiere di vetro. Lo osservai e mi chiesi: chi lo ha realizzato?
Da questa domanda banale, ne nacquero molte altre: la materia prima dove è stata presa, chi l’ha estratta, chi ha lavorato l’ossido di silicio per produrre quel bicchiere? Quanta energia è stata consumata? È stato preservato l’ambiente naturale? Sono stati rispettati i diritti umani nel produrre il bicchiere?
Da quel giorno iniziai lentamente a cambiare i miei comportamenti, passando da un consumo incosciente ad un uso consapevole delle risorse del pianeta: perché con ogni prodotto che acquistiamo, ogni azione che compiamo, consumiamo risorse, spesso purtroppo produciamo scarti, modifichiamo il sistema ecologico, miglioriamo o peggioriamo la vita dei nostri simili e degli altri esseri viventi.
Per questo decisi di andare in una Bottega del Mondo, dove trovai prodotti equi e solidali, di cui si conosce la provenienza, realizzati artigianalmente, nel rispetto dell’ambiente e dei diritti umani.
Decisi anche di acquistare il più possibile solo prodotti locali e biologici, per ridurre l’inquinamento derivato dai trasporti e eliminare i prodotti chimici dell’agricoltura industriale: in parole povere volevo diminuire la mia impronta ecologica e non essere complice dello sfruttamento dell’ambiente e delle persone di certe filiere di produzione. Fondai un gruppo d’acquisto solidale per questo, il GASPER, una delle più belle esperienze umane della mia vita. Un gruppo eterogeneo di oltre 50 persone che mi hanno insegnato che si può vivere in pace tra esseri umani, agendo insieme per il bene, dialogando costruttivamente, cooperando in maniera solidale per il bene di tutti.
Decisi poi di aprire un conto corrente bancario presso Banca Etica, per far sì che i miei risparmi vengano utilizzati esclusivamente per aiutare le imprese rispettose della natura e delle persone.
Decisi anche di lavorare solo ed esclusivamente per aziende con una coscienza etica.
Mi ricordo lo scetticismo di amici e parenti, a volte anche la derisione, quando raccontavo loro di queste mie scelte, del cambiamento avvenuto nelle mie abitudini, di quanto fosse importante secondo me: ma non volevo demordere, per me diventò una missione dare il mio contributo per promuovere le filiere virtuose di produzione.
Premiare chi lavora bene acquistando ciò che produce nel rispetto dell’ambiente e delle persone, siano beni o servizi, è il sistema di voto quotidiano con cui trasformiamo il mondo.
Sono passati 22 anni da quel giorno, il mio stile di vita non è cambiato, anzi, cerco ogni giorno di essere più sobrio, di consumare meno, di utilizzare meglio: oggi la coscienza collettiva verso i sistemi di produzione agricola naturali, il commercio equo e solidale, le produzioni locali, è maggiore, ma ancora non sufficiente a cambiare le tristi sorti sempre più certe dell’umanità.
Il nostro consumo dissennato, la nostra avidità, l’illusione che l’avere di più, sempre di più, è ciò che ci rende felici, ci ha portato in due soli secoli a creare un mondo ingiusto e sull’orlo del collasso ambientale: le evidenze sperimentali dell’impatto delle attività umane sull’ambiente sono ormai incontrovertibili.
Nel solo settore agroalimentare questo anno si è perso il 48% della produzione nazionale di pesche, il 69% delle pere; in molte regioni del centro-nord c’è stata una riduzione dell’80% di olio prodotto; nel solo Lazio si è perso l’80% della produzione di nocciole. Tutto ciò a causa dei cambiamenti climatici creati dalla nostra specie.
Quasi 2 miliardi di persone, poco meno di un quarto della popolazione mondiale, vivono in aree che soffrono di carenza idrica e si prevede che questo numero crescerà fino a raggiungere circa la metà della popolazione mondiale entro il 2030. Sono 710 milioni i minori (in 45 Paesi) a più alto rischio di subire l’impatto del cambiamento climatico.
13 milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento.
Stiamo affamando l’umanità, mettendo a rischio la sopravvivenza della specie e molti di noi ancora non hanno preso coscienza del perché, di come evitare tutto ciò, della necessità di cambiare comportamenti per salvare anche noi stessi.
Per fortuna abbiamo già tutte le soluzioni: esistono sistemi produttivi sempre meno impattanti sull’ambiente, addirittura rigenerativi degli ecosistemi. Noi possiamo scegliere di consumare di meno, di ridurre il nostro impatto ambientale, di compiere azioni rigenerative degli ecosistemi, ad esempio mettendo a dimora alberi.
La permacultura ci offre una visione sistemica che ci consente di progettare e realizzare insediamenti umani sostenibili e resilienti: d’ora in poi solo avendo un approccio sistemico, in grado di valutare prima tutti gli impatti delle nostre azioni e progettare quindi in maniera consapevole, potrà diminuire il rischio di catastrofi sempre peggiori.
Solo iniziando da noi stessi, divenendo consapevoli dell’impatto delle nostre azioni e cambiando le nostre abitudini, collaborando insieme agli altri esseri umani in maniera costruttiva, è possibile invertire rotta.
Ora è il momento di prendere coscienza tutti di quanto sia fondamentale il nostro agire per migliorare il mondo. Siamo noi persone comuni che dobbiamo impegnarci in prima persona: non verrà nessun salvatore, nessun eroe, nessun potere, che lo farà al posto nostro.
Siamo qui in questa epoca, questa deve essere la nostra missione di vita: riprogettare il mondo perché sia un posto migliore dove vivere.
Possiamo vivere tutti in pace e felici, dipende dall’impegno di ognuno di noi: chi non crede in ciò non può dirsi un vero essere umano.

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Democrazia

Democrazia: metodi e strumenti

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La parola “democrazia” (che deriva dal greco antico: δῆμος, démos, «popolo» e κράτος, krátos, «potere») è ormai di uso comune e viene spesso utilizzata anche in maniera del tutto inopportuna, definendo democratico solo un sistema piuttosto che un altro o più democratico un sistema rispetto ad un altro, spesso più per convenienza che per scienza.

La supremazia di un sistema sociale, politico e economico rispetto ad un altro è ciò che ha alimentato nei secoli i conflitti umani, pertanto è di certo un tema sentito tanto dalle élite quanto dai comuni cittadini.

Ogni popolo ha cercato e cerca la strada verso un migliore equilibrio sociale, tendendo a voler migliorare le condizioni di vita come singoli, come famiglie, come comunità locali, nazionali e sovranazionali. Purtroppo la storia ci insegna che, quello verso una democrazia piena, concreta e realizzata, è un percorso costellato di ostacoli e di fallimenti.

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