Categoria: Agricoltura

La produzione italiana di frumento tenero nei primi anni ’70 era compresa tra 7 e 9 milioni di tonnellate: ha registrato successivamente una costante ma marcata flessione, riconducibile soprattutto alla riduzione delle superfici coltivate, che sono passate dai 3 milioni di ettari degli anni 60 agli 0,5 milioni di ettari dei tempi più recenti.
In Italia abbiamo 16,7 milioni di ettari di superficie agricola, di cui solo 12,5 milioni vengono coltivati, quindi 4,2 milioni di ettari inutilizzati: ogni anno ettari e ettari di campi vengono abbandonati, perché il sistema della Grande Distribuzione Organizzata, ossia i supermercati delle aziende multinazionali in cui la maggioranza degli italiani vanno a fare acquisti, non acquista più grano nazionale in quanto lo può acquistare a prezzo minore dall’estero.
Il grano ha una resa di circa 60 quintali per ettaro (un ettaro equivale a 10.000 metri quadrati, pari a due campi da calcio).
L’Italia ha prodotto nel 2021 6,7 milioni di tonnellate di grano, che rappresentano il 40% del fabbisogno nazionale. Se decidessimo di coltivare a grano la superficie agricola oggi inutilizzata produrremmo 24 milioni di tonnellate di grano in più, ben al di sopra del fabbisogno nazionale. Con le attuali tecniche agricole sostenibili possiamo tranquillamente avere una produzione di grano sufficiente per tutto il nostro Paese, dimunendo l’inquinamento dai trasporti e aumentando la ricchezza e la resilienza delle comunità. Il problema è il sistema del libero mercato globalizzato: non funziona e non può funzionare, è ormai evidente. Sono due secoli che tutti i più grandi esseri umani vissuti e viventi nel mondo ci avvertono, siamo noi che non vogliamo ascoltare. Ma nulla è perduto.
Dobbiamo solo cambiare mentalità: dobbiamo acquistare dai produttori locali, aprire nuove aziende agricole invece di chiuderle, tutelare quelle esistenti, fare formazione permanente agli agricoltori per operare in maniera sempre più sostenibile a livello sociale e ambientale.
Per costruire comunità resilienti e con un’alta qualità della vita dobbiamo fare scelte saggie e oculate, per il bene delle comunità e degli ecosistemi, non per far arricchire un manipolo ristretto di folli individui.
Raccolta delle olive 2021

E anche questo anno ho raccolto le olive, con l’aiuto dei mitici Maurizio e Michele: 90 litri d’olio con 639 kg raccolti, resa al 14%, la più alta di sempre.
Sto cercando in questi ultimi anni di sistemare gli scempi effettuati da sedicenti potatori professionisti in anni passati adottando una strategia di potatura a vaso policonico, che rappresenta ad oggi il miglior compromesso tra la fisiologia della pianta e l’esigenza di raccolta.
Inoltre questo anno ho deciso di posizionare delle trappole naturali per contenere le mosche olearie (grazie a Roman Testoni che le ha concretamente realizzate e posizionate). Si tratta di una semplice bottiglia di plastica contenente acqua e legumi: si realizzano dei fori laterali di circa 5mm (per impedire che oltre alle mosche entrino insetti più grandi). Le mosche entrano, attratte dalla poltiglia e non riescono più ad uscire.
Non effettuo alcun trattamento, non uso alcun tipo di prodotto, né chimico, né biologico: la natura, se assecondata, sa già cosa è meglio fare.
In media nel 2021 la produzione nazionale è aumentata del 15% rispetto al 2020, in cui però è diminuita del 30% rispetto al 2019. Cambiamenti climatici e perdità di biodiversità i fattori determinanti della diminuzione della produzione.
In alcune regioni, come la Toscana, purtroppo la produzione è dimezzata. La Puglia , dove si produce (si produceva) il 50% dell’olio nazionale, ha sofferto una pessima gestione ambientale negli ultimi anni, che ha determinato una riduzione della produzione, solo nel 2021, del 30%, dopo il 43% in meno del 2020 rispetto al 2019.
L’azione più importante per ripristinare gli squilibri è la rigenerazione degli ecosistemi: aumentare la resilienza tutelando e implementando la biodiversità.
Ogni intervento biocida non può che peggiorare la situazione.
Il sistema agricolo industriale non è sostenibile: con il massiccio uso di pesticidi, diserbanti, funghicidi, stiamo distruggendo gli ecosistemi, uccidendo intere specie, inquinando il suolo, l’aria, l’acqua.
Non è questo l’approccio corretto di gestione ambientale, la natura va rispettata.

Purtroppo fino a che sarà l’avidità a governare le scelte dei governi e delle comunità, la situazione non potrà che peggiorare.
Il desiderio ottuso di arricchimento degli uomini sta devastando il pianeta.
Sta ad ognuno di noi fare la sua parte: ad esempio acquistando olio da chi adotta pratiche di agricoltura sostenibile, informandosi in maniera approfondita, votando persone migliori al governo, agendo in prima persona per tutelare l’ambiente.
Solo prendendo coscienza dell’impatto dei nostri comportamenti sugli ecosistemi possiamo salvare la nostra amata e meravigliosa Terra.
“I sentieri si costruiscono viaggiando.” Franz Kafka
P.S.: prima che me lo chiediate, non vendo l’olio che produco, è per uso familiare.

Avevo 19 anni, prima casa in affitto e primo lavoro: ero in cucina e presi un bicchiere di vetro. Lo osservai e mi chiesi: chi lo ha realizzato?
Da questa domanda banale, ne nacquero molte altre: la materia prima dove è stata presa, chi l’ha estratta, chi ha lavorato l’ossido di silicio per produrre quel bicchiere? Quanta energia è stata consumata? È stato preservato l’ambiente naturale? Sono stati rispettati i diritti umani nel produrre il bicchiere?
Da quel giorno iniziai lentamente a cambiare i miei comportamenti, passando da un consumo incosciente ad un uso consapevole delle risorse del pianeta: perché con ogni prodotto che acquistiamo, ogni azione che compiamo, consumiamo risorse, spesso purtroppo produciamo scarti, modifichiamo il sistema ecologico, miglioriamo o peggioriamo la vita dei nostri simili e degli altri esseri viventi.
Per questo decisi di andare in una Bottega del Mondo, dove trovai prodotti equi e solidali, di cui si conosce la provenienza, realizzati artigianalmente, nel rispetto dell’ambiente e dei diritti umani.
Decisi anche di acquistare il più possibile solo prodotti locali e biologici, per ridurre l’inquinamento derivato dai trasporti e eliminare i prodotti chimici dell’agricoltura industriale: in parole povere volevo diminuire la mia impronta ecologica e non essere complice dello sfruttamento dell’ambiente e delle persone di certe filiere di produzione. Fondai un gruppo d’acquisto solidale per questo, il GASPER, una delle più belle esperienze umane della mia vita. Un gruppo eterogeneo di oltre 50 persone che mi hanno insegnato che si può vivere in pace tra esseri umani, agendo insieme per il bene, dialogando costruttivamente, cooperando in maniera solidale per il bene di tutti.
Decisi poi di aprire un conto corrente bancario presso Banca Etica, per far sì che i miei risparmi vengano utilizzati esclusivamente per aiutare le imprese rispettose della natura e delle persone.
Decisi anche di lavorare solo ed esclusivamente per aziende con una coscienza etica.
Mi ricordo lo scetticismo di amici e parenti, a volte anche la derisione, quando raccontavo loro di queste mie scelte, del cambiamento avvenuto nelle mie abitudini, di quanto fosse importante secondo me: ma non volevo demordere, per me diventò una missione dare il mio contributo per promuovere le filiere virtuose di produzione.
Premiare chi lavora bene acquistando ciò che produce nel rispetto dell’ambiente e delle persone, siano beni o servizi, è il sistema di voto quotidiano con cui trasformiamo il mondo.
Sono passati 22 anni da quel giorno, il mio stile di vita non è cambiato, anzi, cerco ogni giorno di essere più sobrio, di consumare meno, di utilizzare meglio: oggi la coscienza collettiva verso i sistemi di produzione agricola naturali, il commercio equo e solidale, le produzioni locali, è maggiore, ma ancora non sufficiente a cambiare le tristi sorti sempre più certe dell’umanità.
Il nostro consumo dissennato, la nostra avidità, l’illusione che l’avere di più, sempre di più, è ciò che ci rende felici, ci ha portato in due soli secoli a creare un mondo ingiusto e sull’orlo del collasso ambientale: le evidenze sperimentali dell’impatto delle attività umane sull’ambiente sono ormai incontrovertibili.
Nel solo settore agroalimentare questo anno si è perso il 48% della produzione nazionale di pesche, il 69% delle pere; in molte regioni del centro-nord c’è stata una riduzione dell’80% di olio prodotto; nel solo Lazio si è perso l’80% della produzione di nocciole. Tutto ciò a causa dei cambiamenti climatici creati dalla nostra specie.
Quasi 2 miliardi di persone, poco meno di un quarto della popolazione mondiale, vivono in aree che soffrono di carenza idrica e si prevede che questo numero crescerà fino a raggiungere circa la metà della popolazione mondiale entro il 2030. Sono 710 milioni i minori (in 45 Paesi) a più alto rischio di subire l’impatto del cambiamento climatico.
13 milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento.
Stiamo affamando l’umanità, mettendo a rischio la sopravvivenza della specie e molti di noi ancora non hanno preso coscienza del perché, di come evitare tutto ciò, della necessità di cambiare comportamenti per salvare anche noi stessi.
Per fortuna abbiamo già tutte le soluzioni: esistono sistemi produttivi sempre meno impattanti sull’ambiente, addirittura rigenerativi degli ecosistemi. Noi possiamo scegliere di consumare di meno, di ridurre il nostro impatto ambientale, di compiere azioni rigenerative degli ecosistemi, ad esempio mettendo a dimora alberi.
La permacultura ci offre una visione sistemica che ci consente di progettare e realizzare insediamenti umani sostenibili e resilienti: d’ora in poi solo avendo un approccio sistemico, in grado di valutare prima tutti gli impatti delle nostre azioni e progettare quindi in maniera consapevole, potrà diminuire il rischio di catastrofi sempre peggiori.
Solo iniziando da noi stessi, divenendo consapevoli dell’impatto delle nostre azioni e cambiando le nostre abitudini, collaborando insieme agli altri esseri umani in maniera costruttiva, è possibile invertire rotta.
Ora è il momento di prendere coscienza tutti di quanto sia fondamentale il nostro agire per migliorare il mondo. Siamo noi persone comuni che dobbiamo impegnarci in prima persona: non verrà nessun salvatore, nessun eroe, nessun potere, che lo farà al posto nostro.
Siamo qui in questa epoca, questa deve essere la nostra missione di vita: riprogettare il mondo perché sia un posto migliore dove vivere.
Possiamo vivere tutti in pace e felici, dipende dall’impegno di ognuno di noi: chi non crede in ciò non può dirsi un vero essere umano.

Forse molti non lo sanno, ma c’è una pagina del sito del Ministero della Salute in cui è possibile vedere tutti i prodotti alimentari introdotti nel mercato con sostanze chimiche o contaminazioni microbiologiche pericolose per la salute umana.
Tali prodotti, come la legge impone, vengono ritirati dai produttori, anche se questi ultimi possono solo ritirare quei lotti ancora invenduti, ma non possono ritirare i prodotti già acquistati dal cliente finale.
Non combattere

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Non combattere il sistema, creane uno nuovo. Riappropriati della tua sovranità alimentare. Vivi immerso nella natura. Gioisci di ogni incontro, sii tu gioia ad ogni incontro. Scegli la dignità dell’altruismo alla vigliaccheria dell’egoismo. Rafforza la tua resilienza individuale. Sii tu a cambiare, non cercare di cambiare gli altri. Una vita ben vissuta ha bisogno di intuito e ispirazione.

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Il tavolo nazionale contro i pesticidi critica il governo italiano che «si limita a programmare un uso sostenibile della chimica in agricoltura» anziché eliminare i prodotti tossici.
Nel 2013 l’agricoltura convenzionale ha perso il 4% di occupazione e di reddito aziendale. Nello stesso periodo, secondo i dati del rapporto INEA sullo stato dell’agricoltura presentato alla fine del 2014, sono aumentati drammaticamente i costi di produzione per l’uso di concimi (+8,8%) e pesticidi (+2,3%). La chimica non aiuta il reddito degli agricoltori ma il governo italiano si limita a programmare un ‘uso sostenibile’ dei pesticidi invece che puntare sull’alternativa biologica. A denunciarlo è il Tavolo contro i pesticidi, di cui fanno parte 16 associazioni nazionali ambientaliste e dell’agricoltura biologica, in occasione del convegno che si tiene oggi al Cnr sul “Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari coordinamento, ricerca e innovazione”, a cui partecipano rappresentati di tutti i ministeri interessati.
“L’attuale impostazione del Piano di Azione Nazionale – dice la portavoce delle associazioni Maria Grazia Mammuccini – consente ai Programmi di Sviluppo Rurale di considerare sullo stesso piano l’agricoltura biologica, quella integrata e altri metodi come quello conservativo, che fanno uso di prodotti chimici di sintesi. Insomma si investono soldi pubblici per finanziare pratiche che fanno uso massiccio di pesticidi probabilmente cancerogeni per l’uomo, come il glifosato. Un’azione inammissibile”.
“Con queste premesse, il Piano nazionale fa si che la quasi totalità delle risorse dei Programmi di Sviluppo Rurale destinate ad assistenza tecnica e formazione vengano assorbite per la formazione dei produttori e di tutte le maestranze sempre e principalmente sull’uso sostenibile di potenziali cancerogeni. Certificati di abilitazione per utilizzatori, distributori e consulenti, patentini e riconoscimenti vari appesantiranno ancora di più la burocrazia che grava sugli agricoltori. Così – continua la portavoce del Tavolo – rischiamo che non ci sia nessuna risorsa a disposizione per sostenere la conversione verso il biologico e il biodinamico che non fanno uso di pesticidi, aumentano il reddito degli agricoltori e creano maggiore occupazione per i giovani”.
Il nostro Paese è – secondo un rapporto dell’ISPRA del febbraio 2015 – il maggiore consumatore tra quelli dell’Europa occidentale di pesticidi per unità di superficie coltivata, con valori doppi rispetto a quelli della Francia e della Germania. Molto alto anche il numero delle sostanze di cui si trovano importanti tracce nelle acque: 175 tipologie di pesticidi nel 2012 a fronte dei 166 del 2010 e di 118 del biennio 2007-2008. E le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento sono il glifosato e i suoi metaboliti, il metolaclor, il triciclazolo, l’oxadiazon, la terbutilazina. Per quanto riguarda il glifofosato, le associazioni tornano a chiedere al governo di mettere al bando il pericoloso pesticida dichiarato “probabile cancerogeno” per l’uomo dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), solo poche settimane fa.
Del Tavolo fanno parte: Aiab, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, FAI, Federbio, Firab, Italia Nostra, ISDE – Medici per l’ambiente, Legambiente, Lipu, PAN Italia, Slowfood, Terra Nuova, Touring Club Italiano, Associazione Pro Natura, SIEP, UpBio, WWF.
Sorgente: Terra Nuova – Il futuro è del biologico, la chimica ha fallito

Tempo di lettura: 3 minutiSono a tutti gli effetti divenuto un contadino impazzito anche io. E ne sono orgoglioso.
Ringrazio Francesco Neri per lo spunto (ho effettuato una traduzione migliore di quelle che si trovano in giro, più fedele al testo, anche per la tua gioia) e Adriana Lilia Andrade per la bellissima foto che ha scattato del macaone sul fiore di lavanda dell’orto che coltivo qui da me.
Manifesto: The Mad Farmer Liberation Front Love the quick profit, the annual raise, vacation with pay. Want more of everything ready-made. Be afraid to know your neighbors and to die. And you will have a window in your head. Not even your future will be a mystery any more. Your mind will be punched in a card and shut away in a little drawer. When they want you to buy something they will call you. When they want you to die for profit they will let you know. So, friends, every day do something that won’t compute. Love the Lord. Love the world. Work for nothing. Take all that you have and be poor. Love someone who does not deserve it. Denounce the government and embrace the flag. Hope to live in that free republic for which it stands. Give your approval to all you cannot understand. Praise ignorance, for what man has not encountered he has not destroyed. Ask the questions that have no answers. Invest in the millennium. Plant sequoias. Say that your main crop is the forest that you did not plant, that you will not live to harvest. Say that the leaves are harvested when they have rotted into the mold. Call that profit. Prophesy such returns. Put your faith in the two inches of humus that will build under the trees every thousand years. Listen to carrion – put your ear close, and hear the faint chattering of the songs that are to come. Expect the end of the world. Laugh. Laughter is immeasurable. Be joyful though you have considered all the facts. So long as women do not go cheap for power, please women more than men. Ask yourself: Will this satisfy a woman satisfied to bear a child? Will this disturb the sleep of a woman near to giving birth? Go with your love to the fields. Lie down in the shade. Rest your head in her lap. Swear allegiance to what is nighest your thoughts. As soon as the generals and the politicos can predict the motions of your mind, lose it. Leave it as a sign to mark the false trail, the way you didn’t go. Be like the fox who makes more tracks than necessary, some in the wrong direction. Practice resurrection. |
Manifesto: Fronte di Liberazione del Contadino Impazzito Amate il guadagno facile, l’aumento annuale di stipendio, le ferie pagate. Desiderate sempre più cose prefabbricate. Avete paura di conoscere i vostri vicini e di morire. E avrete una finestra nella vostra mente. Nemmeno il vostro futuro sarà più un mistero. La vostra mente sarà perforata in una scheda e messa via in un cassettino. Quando vi vorranno far comprare qualcosa vi chiameranno. Quando vi vorranno far morire per il profitto, ve lo faranno sapere. Quindi, amici, ogni giorno fate qualcosa che non possa essere misurato. Amate [la Vita]. Amate il mondo. Lavorate gratuitamente. Contate su quello che avete e siate poveri. Amate qualcuno che non se lo merita. Denunciate il governo e abbracciate la bandiera. Sperate di vivere in quella libera repubblica che essa rappresenta. Approvate tutto quello che non capite e lodate questa ignoranza, perché ciò che l’uomo non ha compreso non ha distrutto. Fate le domande che non hanno risposta. Investite nel millennio. Piantate sequoie. Sostente che il vostro raccolto principale è la foresta che non avete seminato e che non vivrete per raccogliere. Affermate che le foglie quando si decompongono diventano fertilità. Chiamate questo “profitto”. Una profezia così si avvera sempre. Ponete la vostra fiducia nei cinque centimetri di humus che crescono sotto gli alberi ogni mille anni. Ascoltate i cadaveri – mettete l’orecchio vicino e ascoltate i bisbigli delle canzoni a venire. Aspettate la fine del mondo. Sorridete. Il sorriso è incalcolabile. Siate pieni di gioia pur avendo considerato tutto ciò. Finché la donna non brama il potere, date retta alla donna più che all’uomo. Domandati: quello che fai potrà soddisfare la donna che è contenta di avere un bambino? Disturberà il sonno della donna vicina a partorire? Vai con il tuo amore nei campi. Stenditi all’ombra. Posa il capo sul suo grembo. Vota fedeltà alle cose più vicine al tuo cuore. Quando vedi che i generali e i politicanti riescono a prevedere i movimenti del tuo pensiero, abbandonalo. Lascialo come un segnale per indicare la falsa traccia, la via che non hai preso. Sii come la volpe, che lascia molte più tracce del necessario, alcune nella direzione sbagliata. Pratica la resurrezione. |
Wendell Berry – Scrittore, poeta, agricoltore e ambientalista statunitense |

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L’unica via per Nutrire il pianeta è la sovranità alimentare. Dal 3 al 5 giugno Milano ospita Expo dei Popoli, il forum internazionale della società civile e dei movimenti contadini, al suo terzo appuntamento dopo Genova e Napoli.
Sorgente: Expo dei Popoli
Il mio orto bio 2014!


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Venerdì 23 e sabato 24 maggio 2014, dalle ore 20, con il team di Senso gastronomico (composto, oltre a me, da Alessandro, Luca, Giulia e Rosetta) abbiamo organizzato una due giorni con cena, dal titolo “Verso l’estate con i germogli“, presso la galleria d’architettura “Come Se”, Via Dei Bruzi 6, Roma. In tale occasione (oltre a mangiare convivialmente insieme) Alessandro racconterà il percorso degli alimenti usati per la preparazione delle pietanze: da dove vengono, come sono stati preparati, che caratteristiche hanno.
Se volete partecipare, prenotatevi per il 23 o il 24 maggio a:
Another Slowly Day

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Sono ben lieto di invitare tutti a questa interessantissima iniziativa che ho contribuito ad organizzare, a dimostrazione di come l’innovazione e l’attenzione all’ambiente in Italia siano già coniugate in realtà concrete e operanti sui territori. Io interverrò per parlare dei gruppi d’acquisto solidale e della rete dei g.a.s. di Roma e del Lazio.
Approccio sistemico al progetto verso nuove strategie economiche e stili di vita
| dalle ore 21.00 aperitivo/cena biodinamico costo sociale 7 euro, indicarlo nella prenotazione|