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Un concetto di bellezza malato

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Un concetto di bellezza malato, tutto nel sistema liberista diventa una gara mortale: chi è il più magro, chi è il più ricco, che è il più muscoloso, chi è il più spericolato.

Un concetto di natura distorto, tutto nel sistema liberista diventa una gara mortale: quale è il prato più perfetto, in un’idea distorta di perfezione, una perfezione che deve annientare e omologare per dirsi compiuta, che confonde il vuoto, l’arido, il conforme, con la pace e l’armonia.

Io sono un eretico, lo so, quello che dico so che verrà considerato verità magari tra 40, 50 anni. Non mi sento arrogante, ma quanto vorrei che più persone ascoltassero ciò che ho da dire. Ciò che dico lo dico per il bene della vita di tutti gli esseri viventi, perché ho compreso che tutto è sacro.

La bellezza è essere se stessi: un fiore, un’ape, non hanno bisogno di “farsi belli”, sono e basta. Un vero amico c’è nel momento del bisogno, altrimenti non è un vero amico, è solo qualcuno che si approfitta di te quando gli fa comodo, che ti usa quando gli servi come se fossi un oggetto, un trofeo per vantarsi con gli altri, uno strumento utile ai suoi interessi.

La perfezione è vedere la vita sul pianeta evolversi in 3,5 miliardi di anni aumentando la biodiversità, superando ogni difficoltà, in una continua danza cooperativa in cui c’è sempre spazio per tutti.

Non c’è alcuna bellezza nei vestiti che indossi, negli oggetti che usi, nei cibi che consumi, nell’auto che guidi, vendendo te stesso per aumentare il profitto di una multinazionale senza volto, senza cuore, senza anima.

Non c’è alcuna bellezza nell’ossessione dell’aspetto del corpo, se nella sostanza non decidi di crescere ogni giorno per diventare una persona migliore.

Non c’è alcuna bellezza nella comunicazione spazzatura, dove si truccano volti, parole, fatti.

Non c’è alcuna bellezza nel concorrere in maniera spietata per primeggiare.

Non c’è alcuna bellezza nell’ipocrisia perbenista di chi ciarla con superficialità di sport, moda, sessualità, guerre, spiritualità. come se tutto fosse sullo stesso piano.

La mia idea di bellezza sana? Saper apprezzare l’odore di un fiore come se fosse l’ultimo. Saper godere delle cose semplici, ma per nulla facili. Saper vedere negli occhi di una persona tristezza, indifferenza, depressione e fare qualcosa per risvegliarla alla vita. Impegnarsi per essere veramente un buon esempio di essere umano, a prescindere dalle critiche. Saper godere del cibo buono veramente, quello fatto senza distruggere la natura, quello fatto non per fare soldi o per avere visibilità, ma perché è nutrimento per corpo e anima, il cibo che trasmette cultura e identità, che protegge e che cura.

La mia idea di bellezza sana è vivere la vita come se fosse ogni giorno l’ultimo, coscienti di vivere per sempre e assumersi la responsabilità di ogni propria azione fino in fondo. Perché prima o poi tutto torna, le azioni buone e quelle cattive, esistenza dopo esistenza.

La mia idea di bellezza sana è usare il denaro come mezzo per la felicità di tutti e non come fine per l’avidità individuale, per ingrassare il proprio egocentrismo in un vuoto valoriale in cui vieni scelto e non scegli.

La mia idea di bellezza sana è gioire della vera felicità altrui come se fosse la propria.

Siamo una rete di relazioni: umani, piante, animali, funghi, batteri. Ogni singolo essere vivente è importante. Ogni elemento, vivente o non vivente, è importante.

Chi non è in grado di sentire ciò, di vedere chiaramente ciò, non sarà mai felice e non potrà mai vivere nella bellezza.

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La parte di storia non raccontata: chi ha sconfitto il nazifascismo in Italia

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Purtroppo si diffonde sempre più la superficialità nelle analisi degli accadimenti, dai più piccoli ai più grandi: questo perché si desume la realtà non tramite un’osservazione sistemica dei processi in atto, non usando un approccio scientifico, di costante ricerca di verità oggettive in mezzo ad una mole impressionante di verità soggettive, non tramite l’intuizione attraverso l’introspezione, ma attraverso il filtro dell’ideologia.

Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè la classe che è la potenza materiale dominante della società è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante. La classe che dispone dei mezzi della produzione materiale dispone con ciò, in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale, cosicché ad essa in complesso sono assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i mezzi della produzione intellettuale. Le idee dominanti non sono altro che l’espressione ideale dei rapporti materiali dominanti, sono i rapporti materiali dominanti presi come idee: sono dunque l’espressione dei rapporti che appunto fanno di una classe la classe dominante e dunque sono le idee del suo dominio.” Questa la critica illuminata di Marx alle ideologie.

Attraverso l’ideologia si presume di essere dalla parte della ragione, dalla parte giusta della storia, a priori e a prescindere, senza possibilità di contraddittorio. Questo modo di ragionare porta alla distruzione dell’umanità attraverso la morte del dialogo, che è l’unica strategia per la pace, la giustizia, l’equità, la salvezza della vita. Solo con il dialogo possono emergere verità condivise: senza verità condivise le comunità umane finiscono nel caos. Le persone si sentono perdute e impaurite e finiscono per agire nel peggiore dei modi, seguendo non chi ragiona meglio, ma chi grida di più.

La vita è complessità e non linearità, ma anche un processo cognitivo: i sistemi vitali apprendono continuamente dagli errori commessi e migliorano di conseguenza. Certo, perché questo processo vitale possa emergere nelle comunità umane, è determinante che vi sia una trasmissione e un’evoluzione del sapere di generazione in generazione: educazione e cultura quindi sono i pilastri del progresso, che consentono di apprendere dal passato e non cadere più nei medesimi errori, che ci permettono di essere creativi in forme inedite. “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum” (sbagliare è umano, perseverare nell’errore è diabolico) afferma il brocardo latino. “Chi commette un errore e non vi pone rimedio sbaglia due volte” sosteneva Confucio.

La narrazione prevalente nell’immaginario collettivo è che l’Italia sia stata liberata dal nazi-fascismo grazie ai militari statunitensi e alla resistenza. Non può essere messo in dubbio che il supporto dei militari americani e le organizzazioni partigiane abbiano influito nel processo che ha portato alla fine della dittatura. Però non sono state le uniche cause. I processi vitali e quindi anche quelli umani sono sempre frutto di innumerevoli concause. Questo è un fatto della vita che nessuno sano di mente cercherebbe mai di smentire.

Accanto però agli attori del conflitto, c’è una moltitudine silenziosa, che raramente viene considerata, ma che influisce in maniera determinante nei processi evolutivi dell’umanità.

Mi riferisco a tutti coloro che decidono di disertare la guerra: la renitenza alla leva, chi decide di non combattere, di non imbracciare il fucile per annichilire i presunti “cattivi”, durante il primo dopoguerra assunse dimensioni impressionanti: nella chiamata alle armi delle classe 1923-1925, su 180.000 giovani in età di leva, solo 87.000 si presentarono ai distretti militari. Quasi il 50% si rifiutò di combattere.

Il disertore viene sempre descritto come un traditore della patria dalla propaganda di regime: di tutti i regimi, anche di quelli che si autodefiniscono democratici.

La democrazia è una delle parole più abusate e violentate dalle propagande delle oligarchie.

La repubblica democratica si fonda sul lavoro: questo statuisce l’art. 1 della Costituzione. Ma quando lavoro non c’è più o non c’è per tutti o le condizioni di lavoro dettate del mercato (amaramente non più dalla politica) non permettono più una vita dignitosa, possiamo ancora parlare di democrazia? Per chi deve ogni giorno lottare per riuscire a sopravvivere non c’è tempo di informarsi, di studiare, di approfondire, di fare salotto e dialogare.

Un altro concetto poi viene espresso dalla nostra carta costituzionale, sempre all’art. 1: la sovranità popolare. Ma cosa vuol dire sovranità popolare se i governanti scelgono senza permettere al popolo di sapere in maniera esauriente quali siano le alternative, lasciando che l’informazione sia controllata da alcuni potentati economici i quali diffondono solo le informazioni (quando non le manipolano) utili ai loro interessi? Cosa vuol dire sovranità se la voce della moltitudine non viene presa in considerazione da chi governa? Cosa accade quando sono i potentati economici a pagare le campagne elettorali di chi si presenta alle elezioni, campagne elettorali costantemente e tristemente truffaldine? Quando un popolo è affamato e non ha il tempo per informarsi e istruirsi esaurientemente crede a chiunque gli prometta il pane. Lo fa con quell’ingenuità che appartiene ad ogni essere umano, perché spera che prima o poi qualcuno quella promessa di equità, di giustizia, la mantenga.

Come può esistere sovranità popolare se gli unici strumenti per saggiare la volontà dei cittadini sono le elezioni dei rappresentanti?

Il sistema repubblicano voluto dai padri costituenti è un enorme passo avanti rispetto al passato perché pone delle basi fondamentali ineludibili perché la democrazia e la sovranità si possano concretamente realizzare: l’obbligatorietà dell’utilità sociale dell’impresa privata sancita dall’art. 41 Cost. It.; il dovere di solidarietà politica, economica e sociale imposto a tutti i cittadini dall’art. 2 Cost. It.; la non discriminazione, il compito fondamentale della Repubblica verso la rimozione degli ostacoli economici e sociali che limitano libertà e ugaglianza e impediscono il pieno sviluppo delle persone, l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese, statuiti dall’art. 3 Cost. It.; il diritto al lavoro, il dovere imposto ad ogni cittadino di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società, statuiti dall’art. 4; l’obbligo di adeguare la legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento, per permettere alle comunità di essere il fulcro delle scelte politiche, statuito dall’art. 5; lo sviluppo della cultura e della ricerca, la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione, art. 9; il ripudio della guerra di cui all’art. 11; il diritto di manifestare il proprio pensiero liberamente, statuito dall’art. 21; il diritto di agire in giudizio a tutela dei propri diritti e interessi, statuito dall’art. 24; la non colpevolezza dell’imputato sino alla condanna definitiva e l’obbligo che la pena sia tesa alla rieducazione del condannato e non alla sua punizione, statuiti dall’art. 27; la responsabilità diretta dei funzionari e dipendenti pubblici degli atti compiuti in violazioni di diritti, statuita dall’art. 28; il diritto alla salute statuito dall’art. 32; la libertà di insegnamento statuita dall’art. 33; l’obbligo di istruzione e il sostegno ai capaci e meritevoli privi di mezzi di raggiungere i gradi più alti degli studi, sanciti dall’art. 34; il diritto del lavoratore ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualitò del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa, il diritto al riposo, sanciti dall’art. 36; la parità di genere sancita dall’art. 37; Il diritto al mantenimento e all’assistenza sociale di ogni cittadino inabile al lavoro, statuito dall’art. 38; il diritto di sciopero sancito dall’art. 40; il diritto di riservare allo Stato, agli enti pubblici, alle comunità di lavoratori e utenti, tramite la legge, la gestione e la proprietà delle imprese che erogano i servizi pubblici essenziali, che controllano le fonti energetiche, nonché tutte le situazioni di monopolio che abbiano carattere di preminente interesse generale, sancito dall’art. 43; i vincoli alla proprietà terriera privata, imposti dall’art. 44; il riconoscimento e la promozione della funzione sociale della cooperazione a carattere di di mutualità e senza fini di speculazione privata, la tutela e lo sviluppo dell’artigianato, statuiti dall’art. 46; il diritto di tutti i cittadini di avere un’abitazione e un terreno da coltivare, sancito dall’art. 47.

Senza l’applicazione concreta nel nostro Paese di questi e di tutti gli altri principi di Diritto stabiliti nella Costituzione, il sistema immaginato dai padri costituenti diviene lettera morta: la democrazia e la sovranità sancite all’art. 1 vengono meno.

Alla luce di tali considerazioni il disertore, il soggetto volutamente dimenticato dalla narrazione delle propagande, seppur concausa fondamentale per determinare il corso degli eventi, assurge ad eroe e vero artefice della pace e della giustizia: non solo quindi l’azione verso il bene, ma la non collaborazione con il male, diventa determinante per il destino degli esseri umani.

Per questo tutti i regimi reprimono i disertori, li deridono definendoli vigliacchi, li condannano a morte, li arrestano: il potente è perfettamente cosciente del fatto che, senza costrizione, l’essere umano libero, a cui viene garantito il diritto di vivere con dignità, che ha il tempo di informarsi e di farsi una sua opinione, difficilmente agirà a tutela dell’interesse di pochi, ma agirà più probabilmente nell’interesse della comunità di cui si sente parte integrante, in cui si sente vivo, in cui ama, studia, lavora.

L’essere umano, quando è veramente libero, è perfettamente consapevole che l’altrui bene e il proprio sono inscindibili.

L’annichilimento, fomentato quotidianamente dalla propaganda di regime attraverso i mezzi d’informazione, di chi non si adegua, di chi non collabora, di chi decide di non resistere, di chi non si schiera a priori e a prescindere, è il più alto tradimento ai valori della vita messo in atto dalle oligarchie.

È compito di ognuno di noi aprire gli occhi sulla verità e diventare protagonista attivo degli eventi, per imprimere un’altra direzione al futuro dell’umanità, agendo per salvaguardare la vita in ogni sua forma: è il compito naturale impresso nei nostri cuori sin dall’alba dei tempi. Non scoraggiamoci, superiamo le nostre paure e costruiamo insieme un mondo di pace, giustizia, equità, educazione, cultura, dialogo, armonia tra tutti gli esseri viventi.

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Politica Società

Assemblee dei cittadini

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Dobbiamo riappropiarci del nostro diritto di scegliere le sorti del Paese. Per questo vi invito a firmare la proposta di legge popolare, proposta dai Politici per caso, per istitutire le “Assemblee dei cittadini”: cittadini sorteggiati in base a specifici criteri, che dibattono e deliberano su questioni di pubblico interesse.

Si tratta di esperienze che da oltre un decennio si moltiplicano in tutto il mondo. Col supporto di esperti, i cittadini hanno la possibilità di studiare, discutere e decidere per il proprio futuro, laddove gli eletti da soli non riescono a dare soluzioni adeguate. Il primo grande tema per cui convocare un’Assemblea dei Cittadini è sicuramente l’emergenza climatica.

Davanti a questa urgenza è necessario il coinvolgimento dei cittadini, per intervenire subito dando le risposte che i Governi e la politica elettorale non sono stati in grado di offrire.

Qui per firmare la proposta di legge: https://raccoltafirme.cloud/app/user.html?codice=CLIMA

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Ecologia Società

Una giornata triste

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Oggi è un giorno triste: è scomparsa la splendida Monica Vitti e la Commissione Europea ha adottato il secondo atto delegato, che stabilisce i dettagli del sistema di classificazione delle fonti di energia considerate “verdi”.

Monica Vitti

Il dramma è il seguente: secondo la Commissione gas e nucleare sono fonti energetiche utili alla transizione ecologica e possono avere, a determinate condizioni, l’etichetta UE per gli investimenti verdi (!).

Questa è pura follia: per mantenere alti i profitti di pochi si calpesta in maniera ipocrita il diritto dei cittadini europei ad una vita dignitosa. Sono certo che per la stragrande maggioranza dei cittadini europei la salute e la tutela dell’ambiente siano priorità assolute. Tutti concordiamo sul fatto che le scorie delle centrali nucleari siano un fardello (bomba ambientale) che lasceremo alle generazioni future per secoli, forse per millenni. Una centrale nucleare attiva equivale a sedere su una bomba: Chernobyl e Fukushima ne sono la testimonianza. Non esiste quarta generazione, non esiste nucleare sicuro, ad oggi. Il gas è gas, brucia e inquina, pertanto è tutt’altro che sostenibile.

Eppure già esistono soluzioni per una transizione ecologica immediata: chi sostiene che ciò non sia possibile è in malafede. Una delle principali stupidaggini che vengono propagandate è che le fonti rinnovabili non consentano una continuità del servizio elettrico, siano aleatorie: niente di più falso. L’energia idroelettrica e quella marina, che sfrutta il moto delle onde, sono praticamente costanti. Non solo, i bacini idrici possono essere utilizzati come accumulatori di energia in maniera veramente elementare, giusto per fare alcuni esempi.

Non si può rimanere indifferenti di fronte alla distruzione dello stato di diritto per l’instaurazione definitiva dello stato del profitto: è un aberrante sistema che non è utile a nessuno e che ci sta portando alla rovina.

Tutti dobbiamo alzare la testa, tornare a guardare al futuro con determinazione e coraggio: sono certo che in ogni essere umano c’è la capacità innata di distinguere il bene dal male, ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.

Considerare gas e nucleare energie “verdi” significa distorcere la realtà dei fatti e allontanarci dalla direzione giusta per garantire una vita dignitosa ad ogni forma di vita.

“Dicono che il mondo è di chi si alza presto. Non è vero. Il mondo è di chi è felice di alzarsi.” Monica Vitti

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Agricoltura Ambiente Democrazia Ecologia Economia Economia solidale Informazione Politica Società

Se cambiamo noi cambia il mondo

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Avevo 19 anni, prima casa in affitto e primo lavoro: ero in cucina e presi un bicchiere di vetro. Lo osservai e mi chiesi: chi lo ha realizzato?
Da questa domanda banale, ne nacquero molte altre: la materia prima dove è stata presa, chi l’ha estratta, chi ha lavorato l’ossido di silicio per produrre quel bicchiere? Quanta energia è stata consumata? È stato preservato l’ambiente naturale? Sono stati rispettati i diritti umani nel produrre il bicchiere?
Da quel giorno iniziai lentamente a cambiare i miei comportamenti, passando da un consumo incosciente ad un uso consapevole delle risorse del pianeta: perché con ogni prodotto che acquistiamo, ogni azione che compiamo, consumiamo risorse, spesso purtroppo produciamo scarti, modifichiamo il sistema ecologico, miglioriamo o peggioriamo la vita dei nostri simili e degli altri esseri viventi.
Per questo decisi di andare in una Bottega del Mondo, dove trovai prodotti equi e solidali, di cui si conosce la provenienza, realizzati artigianalmente, nel rispetto dell’ambiente e dei diritti umani.
Decisi anche di acquistare il più possibile solo prodotti locali e biologici, per ridurre l’inquinamento derivato dai trasporti e eliminare i prodotti chimici dell’agricoltura industriale: in parole povere volevo diminuire la mia impronta ecologica e non essere complice dello sfruttamento dell’ambiente e delle persone di certe filiere di produzione. Fondai un gruppo d’acquisto solidale per questo, il GASPER, una delle più belle esperienze umane della mia vita. Un gruppo eterogeneo di oltre 50 persone che mi hanno insegnato che si può vivere in pace tra esseri umani, agendo insieme per il bene, dialogando costruttivamente, cooperando in maniera solidale per il bene di tutti.
Decisi poi di aprire un conto corrente bancario presso Banca Etica, per far sì che i miei risparmi vengano utilizzati esclusivamente per aiutare le imprese rispettose della natura e delle persone.
Decisi anche di lavorare solo ed esclusivamente per aziende con una coscienza etica.
Mi ricordo lo scetticismo di amici e parenti, a volte anche la derisione, quando raccontavo loro di queste mie scelte, del cambiamento avvenuto nelle mie abitudini, di quanto fosse importante secondo me: ma non volevo demordere, per me diventò una missione dare il mio contributo per promuovere le filiere virtuose di produzione.
Premiare chi lavora bene acquistando ciò che produce nel rispetto dell’ambiente e delle persone, siano beni o servizi, è il sistema di voto quotidiano con cui trasformiamo il mondo.
Sono passati 22 anni da quel giorno, il mio stile di vita non è cambiato, anzi, cerco ogni giorno di essere più sobrio, di consumare meno, di utilizzare meglio: oggi la coscienza collettiva verso i sistemi di produzione agricola naturali, il commercio equo e solidale, le produzioni locali, è maggiore, ma ancora non sufficiente a cambiare le tristi sorti sempre più certe dell’umanità.
Il nostro consumo dissennato, la nostra avidità, l’illusione che l’avere di più, sempre di più, è ciò che ci rende felici, ci ha portato in due soli secoli a creare un mondo ingiusto e sull’orlo del collasso ambientale: le evidenze sperimentali dell’impatto delle attività umane sull’ambiente sono ormai incontrovertibili.
Nel solo settore agroalimentare questo anno si è perso il 48% della produzione nazionale di pesche, il 69% delle pere; in molte regioni del centro-nord c’è stata una riduzione dell’80% di olio prodotto; nel solo Lazio si è perso l’80% della produzione di nocciole. Tutto ciò a causa dei cambiamenti climatici creati dalla nostra specie.
Quasi 2 miliardi di persone, poco meno di un quarto della popolazione mondiale, vivono in aree che soffrono di carenza idrica e si prevede che questo numero crescerà fino a raggiungere circa la metà della popolazione mondiale entro il 2030. Sono 710 milioni i minori (in 45 Paesi) a più alto rischio di subire l’impatto del cambiamento climatico.
13 milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento.
Stiamo affamando l’umanità, mettendo a rischio la sopravvivenza della specie e molti di noi ancora non hanno preso coscienza del perché, di come evitare tutto ciò, della necessità di cambiare comportamenti per salvare anche noi stessi.
Per fortuna abbiamo già tutte le soluzioni: esistono sistemi produttivi sempre meno impattanti sull’ambiente, addirittura rigenerativi degli ecosistemi. Noi possiamo scegliere di consumare di meno, di ridurre il nostro impatto ambientale, di compiere azioni rigenerative degli ecosistemi, ad esempio mettendo a dimora alberi.
La permacultura ci offre una visione sistemica che ci consente di progettare e realizzare insediamenti umani sostenibili e resilienti: d’ora in poi solo avendo un approccio sistemico, in grado di valutare prima tutti gli impatti delle nostre azioni e progettare quindi in maniera consapevole, potrà diminuire il rischio di catastrofi sempre peggiori.
Solo iniziando da noi stessi, divenendo consapevoli dell’impatto delle nostre azioni e cambiando le nostre abitudini, collaborando insieme agli altri esseri umani in maniera costruttiva, è possibile invertire rotta.
Ora è il momento di prendere coscienza tutti di quanto sia fondamentale il nostro agire per migliorare il mondo. Siamo noi persone comuni che dobbiamo impegnarci in prima persona: non verrà nessun salvatore, nessun eroe, nessun potere, che lo farà al posto nostro.
Siamo qui in questa epoca, questa deve essere la nostra missione di vita: riprogettare il mondo perché sia un posto migliore dove vivere.
Possiamo vivere tutti in pace e felici, dipende dall’impegno di ognuno di noi: chi non crede in ciò non può dirsi un vero essere umano.

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Società

Il dolce paese

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Il mio sogno da bambino era quello di fare il gommista.

Qualche mese fa ho comprato i nuovi pneumatici per la mia auto, pagandoli circa 100 euro l’uno, quindi nemmeno poco: ma sono quelli “4 seasons”, omologati anche per la neve, perché con i cambiamenti climatici non si sa mai… E io vivo in campagna, ogni tanto nevica. Hanno un’altissima aderenza sia sull’asciutto che sul bagnato. Da quando li uso mi sembra di avere un’auto nuova, forse anche perché quelli di serie erano una ciofeca (e costano comunque 70 euro l’uno).

Oggi vado da un gommista, siccome ogni due mesi due di questi pneumatici perdono un poco pressione, io penso che chi me li ha installati non ha fatto un lavoro attento.

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Culture Filosofia Politica Società Umanesimo

La Cultura secondo Gramsci

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“Cultura, non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri.”
Antonio Gramsci

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Scritti e poesie Società

Io sono un uomo antico

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«Io sono un uomo antico, che ha letto i classici, che ha raccolto l’uva nella vigna, che ha contemplato il sorgere o il calare del sole sui campi, tra i vecchi, fedeli nitriti, tra i santi belati; che è poi vissuto in piccole città dalla stupenda forma impressa dalle età artigianali, in cui anche un casolare o un muricciolo sono opere d’arte, e bastano un fiumicello o una collina per dividere due stili e creare due mondi. Non so quindi cosa farmene di un mondo unificato dal neocapitalismo, ossia da un internazionalismo creato, con la violenza, dalla necessità della produzione e del consumo».

Pier Paolo Pasolini

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Società

Bauman: l’amore liquido

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Riporto un articolo scritto dalla giornalista Raffaella De Santis: è un’intervista al grande sociologo Zygmunt Bauman, che ci illumina sul senso dell’amore e sulla qualità delle relazioni oggi. Il prevalere del mercantilismo anche nelle emozioni ci sta rendendo aridi e tristi. Riscoprire il valore dell’amore profondo, da coltivare ogni giorno con impegno e dedizione perché sia duraturo, non solo è possibile, ma è la strada fondamentale per un’esistenza felice.

“Amarsi e rimanere insieme tutta la vita. Un tempo, qualche generazione fa, non solo era possibile, ma era la norma. Oggi, invece, è diventato una rarità, una scelta invidiabile o folle, a seconda dei punti di vista. Zygmunt Bauman sull’argomento è tornato più volte (lo fa anche nel suo ultimo libro Cose che abbiamo in comune, pubblicato da Laterza). I suoi lavori sono ricchi di considerazioni sul modo di vivere le relazioni: oggi siamo esposti a mille tentazioni e rimanere fedeli certo non è più scontato, ma diventa una maniera per sottrarre almeno i sentimenti al dissipamento rapido del consumo. Amore liquido, uscito nel 2003, partiva proprio da qui, dalla nostra lacerazione tra la voglia di provare nuove emozioni e il bisogno di un amore autentico.

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Diritto Economia Società Umanesimo

Le vere cause dell’ennesima strage a Istanbul

Tempo di lettura: 2 minutiCiò che è accaduto a Istanbul è terribile, ma non casuale.
Il motivo di tanta violenza che ancora esiste nel mondo è determinato da un modello sociale, politico e economico mondiale governato da pochissimi ricchi (i 65 uomini più ricchi del mondo possiedono il 50% della ricchezza monetaria), che sta creando ogni giorno più poveri e disperati; anche qui in Italia, dove la povertà ha raggiunto quasi 10 milioni di persone, un cittadino su 6.
È quello stesso sistema che uccide ogni anno 12,6 milioni di persone tramite l’inquinamento che produce e 180.000 persone in guerre fratricide.
È quello stesso sistema che alimenta il razzismo, l’esclusione sociale, la divisione.
Tale sistema nasce dalla mentalità diffusa per cui l’essere umano è fondamentalmente cattivo, alcuni addirittura pensano che meriti l’estinzione. L’uomo invece non nasce malvagio, ma ci diventa in un sistema basato sull’egoismo e la competizione, questa è la vera realtà.
Chiunque va nei supermercati e centri commerciali e compra prodotti di aziende e industrie multinazionali non fa che alimentare il potere economico che genera tutto questo dolore.
Chiunque deposita i propri soldi in banche che investono in armi e speculano sull’economia è corresponsabile di tutto questo dolore.
Chiunque sostiene e vota politici che sostengono il sistema predatorio globale neoliberista è corrèo di questi crimini.
Chiunque lavora per il sistema dominante lo sta alimentando, lo sta facendo sopravvivere.
Mi auguro che in questo anno ognuno sappia cambiare abitudini, iniziando a scegliere consapevolmente che economia sta favorendo con il proprio lavoro e con le proprie spese: quella locale e solidale rispettosa dell’ambiente e delle persone o quella industriale globalizzata che sta distruggendo i territori e alimentando odio e violenza tra i popoli.
Mi auguro che in questo anno ognuno sostenga percorsi politici e sociali che avversano questo modello basato sulla violenza, sul terrore, sull’iniquità, sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Il futuro lo scegliamo noi.
Oggi abbiamo gli strumenti per sapere la verità e per cambiare mentalità.
Costruiamo insieme un’economia e una comunità unite, capaci di valorizzare ogni essere umano e rispettare l’ambiente.
Già esiste un sistema diverso, si chiama economia solidale: un’economia che mette al centro le persone e non i soldi.
La vera ricchezza è composta da ogni persona con le proprie capacità e talenti, insieme alle risorse dell’ambiente naturale.
Quindi affrettatevi a spostare i vostri soldi in istituti come Banca Etica.
Utilizzate prodotti locali ecologici e solidali, rispettosi di persone e ambiente.
Lavorate per aziende rispettose di persone e ambiente o create voi un’impresa con tali caratteristiche.
Partecipate attivamente al cambiamento con ogni vostra energia, rivoluzionate voi stessi, il vostro modo di pensare e di agire.
Seguite testardamente i vostri sogni d’una umanità giusta e solidale; fatelo insieme agli altri, cominciando da oggi, da dove vivete; non lasciatevi vincere dall’egocentrismo, dall’egoismo, dalle paure, siate altruisti, siate coraggiosi.
In tal modo il 2017 potrà diventare rapidamente l’anno del nuovo rinascimento dell’umanità intera.

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Economia Società

Il nuovo ordine liberale crea solitudine: ecco cosa sta facendo a pezzi la nostra società

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Si parla spesso delle disastrose conseguenze del liberismo per l’economia, oggi sotto gli occhi di tutti in Europa. George Monbiot in questo articolo su The Guardian mostra più ampiamente i risulta…

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Diritto Società

Cambiare sistema si può, si deve: lo Stato siamo noi

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Sono tanti hanni che, nel mio piccolo, mi impegno a combattere il “sistema”: parlo di quel sistema economico, sociale e politico avido di potere e denaro, fatto da tante (troppe) persone senza scrupoli, folli, malati, che sostengono più o meno consapevolmente il nefasto modello neoliberista, che sta distruggendo la natura e abbassando il livello di civiltà umana nel mondo.
Molti spesso finiscono per identificare questo sistema con lo Stato.
Lo Stato invece siamo noi, siamo noi i sovrani del nostro paese.
E uno Stato corrotto riflette la corruzione che vive nel popolo, riflette l’incoscienza collettiva, dei più, della gravità della situazione, delle cause che l’hanno generata.
Ho avuto la fortuna di conoscere una persona di enorme valore, una persona di grande autorevolezza, profondità e cultura, una delle più alte cariche dello Stato, il professor Paolo Maddalena, con cui ho passato due giorni di confronto profondo, dalla spiritualità al diritto, dalla filosofia alla politica, con il quale, attraverso un  dialogo sincero, ho scoperto di combattere le medesime battaglie e di osservare l’attuale situazione del paese nel medesimo modo, nonché di avere una visione comune del valore inestimabile di ogni forma di vita. E di avere la stessa volontà di agire in prima persona.
Lo Stato è fatto da noi persone comuni, il territorio che sta venendo depredato dalle multinazionali appartiene a noi e non può essere venduto, è inalienabile. La Repubblica è fondata sulla proprietà collettiva, sulla gestione in comune del territorio attraverso le istituzioni democratiche.
La proprietà collettiva del territorio è un principio costituzionale, la proprietà privata è un’eccezione concessa dal popolo sovrano.
Questo dice la Costituzione, questo dice il nostro senso più elevato di giustizia, la nostra consapevolezza d’essere una cosa sola. Eppure lo stanno vendendo. Traditori dello Stato insediatisi con l’inganno, con la complicità dei mezzi d’informazione principali in mano alle industrie e alla finanza, stanno truffandoci e svendendo il nostro bellissimo paese.
Alcune isole delle Eolie, dell’Arcipelago Della Maddalena, porti, aeroporti, teatri e sale da concerto, stanno privatizzando tutto, stanno vendendo ciò che è nostro e che non è vendibile. Le aziende multinazionali neo-liberiste ci stanno depredando. Ci stiamo facendo portare via non più solo i diritti, ma persino i territori.
E tutto per avere in cambio la comodità del centro commerciale sotto casa, che ci vende immondizia alimentare e tecnologia a obsolescenza programmata; che ci offre un lavoro sotto pagato, frustrante, alienante, dove la nostra creatività e le nostre capacità sono represse o inutilizzate.
Non dobbiamo combattere lo Stato o la politica, dobbiamo combattere il malcostume e il malaffare, partendo da noi stessi, dalla comunità in cui viviamo.
Perché i comportamenti disonesti non sono insiti nel nostro essere umani. Si può essere onesti per tutta la vita.
C’è un percorso storico che porta all’attuale condizione economica, sociale e politica. E ognuno di noi ne è responsabile, economicamente, socialmente e politicamente.
Bisogna studiare e agire, dialogare e unire, se si vuole dare una speranza all’Italia.
Possiamo diventare un esempio meraviglioso nel mondo di società equa e solidale.
Ma per farlo ci dobbiamo credere insieme, ogni giorno insieme sperimentando nuove soluzioni che risolvano i problemi del nostro vivere in comune.
Lo Stato è lo strumento che ci siamo dati per dare equilibrio, giustizia, dignità, alla vita di ogni persona, proteggendo l’ambiente per le generazioni future.
Liberando lo Stato dagli affaristi, da chi vuole la supremazia dell’economia sulla politica, ridoneremo all’Italia un’opportunità di uscire da questo nuovo Medioevo sviluppatosi in pochi decenni e di entrare in un nuovo Rinascimento che speriamo duri per l’eternità.
Possiamo fare tutto ciò ricostruendo le comunità locali, promuovendo un’economia di prossimità sostenibile a livello ambientale e sociale, capace di dare ricchezza, benessere, cultura e lavoro per tutti.
Dobbiamo tutti impegnarci a valorizzare il luogo dove viviamo quotidianamente, attraverso la la tutela dell’ambiente e delle persone, senza però chiuderci agli stimoli esterni, rimanendo aperti e accoglienti, condividendo i saperi.
Dobbiamo avere l’obiettivo comune di migliorare la qualità della vita di tutti, di dare applicazione a tutti i principi costituzionali donatici a costo della vita dai padri fondatori della nostra Repubblica. Lo dobbiamo a loro e a noi stessi.
Ciò può avvenire solo attraverso un’organizzazione della società che permetta ad ognuno di coltivare il proprio talento e di essere sostenuto nelle proprie imprese.
Ma questa società può essere creata solo dal basso, solo se, in sempre più persone, cominciamo a prendere consapevolezza dei limiti dell’attuale sistema e collaboriamo insieme per cambiarlo, sostituiamo le attuali classi dirigenti, per lo più corrotte, al soldo della finanza, con persone dedite veramente al benessere del popolo. Dobbiamo cambiare lavoro, se alimenta questo sistema corrotto. Dobbiamo cambiare abitudini alimentari per stare in salute e per l’ambiente.  Dobbiamo spendere con saggezza finanziando le imprese e i professionisti che lavorano rispettando le persone e l’ambiente. Dobbiamo votare gente onesta per avere un’amministrazione della cosa pubblica che funzioni bene, secondo equità e giustizia.
La vera rivoluzione parte da noi.
Se viviamo qui e in questa epoca è perché qui possiamo fare la differenza.
Non dimentichiamolo mai.
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Cooperazione Economia Politica Società Umanesimo

Riunione/Incontro Rete G.A.S. Lazio 8 ottobre 2016

Tempo di lettura: < 1 minutiRIUNIONE-INCONTRO RETE GAS LAZIO 8 ottobre 2016 dalle ore 10 🙂

Questo il programma:

h. 9,45 Saluti e accoglienza
h. 10 Riunione aperta dei GAS del Lazio. Definizione dell’ordine del giorno
h. 10.20 Inizio Riunione GAS del Lazio
h. 13.30 Pranzo e presentazione produttori
h. 15 Formazione a ReteDES.it
h. 16 Continua la Riunione dei GAS del Lazio
Argomenti in discussione (in via di definizione)

Esperienze, progetti e difficoltà dei GAS di Roma e del Lazio e delle reti locali e distretti (nascenti)
Fattoria Il papavero acquisto e prefinanziamento fragole e pesche: situazione e sviluppi 30′
Acquisti collettivi:
Lucart (carta riciclata) 2016-17 20′
E’ Nostra (energia) 15′
Campagne: Incontro stopTTIP a cura del comitato stop TTIP ROMA 10′
Barikamà: risultati finanziamento diffuso e situazione 10′
Rete Carta dei principi 10′
Rapporti con RES Lazio e Tavolo RES 25′
Rinnovo adesioni e Coordinamento 10′
Comunicazione, siti e mailing 10′
Siete tutti e tutte inviate a proporre argomenti o progetti e incontri con i produttori (scrivendo nelle liste).
In un’atmosfera semplice e costruttiva proponiamo una giornata di scambio di esperienze e decisioni, poi un pranzo conviviale (in collaborazione con la caffetteria Tatawelo) e un pomeriggio di formazione e progettazione. All’inizio dell’incontro verrà definito l’ordine con cui verranno affrontati gli argomenti.
Sono invitati anche i produttori interessati a partecipare.
Per annunciare la presenza di un produttore scrivere a gabriella.damico2008@gmail.com
Vi chiediamo di annunciare la vostra presenza a pranzo così da poter organizzare al meglio la cucina.
Come raggiungere l’Ex-Lavanderia:
http://www.exlavanderia.it/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=36&Itemid=54

Passaparola
Per favore condividi questa notizia al tuo GAS e ai vostri produttori.

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Culture Società Umanesimo

La Sardegna, l’Italia

Tempo di lettura: 4 minuti

In risposta al mio amico Sergio: http://www.mayonese.it/cara-sardegna-lasciali-parlare-dear-franz/

In risposta al post di Franz: https://medium.com/italia/cara-sardegna-71ace0d8f490#.eq084hukg

Ho letto con grande interesse entrambe gli articoli. Devo dire che condivido alcune cose dell’uno e altre dell’altro. Premetto che di certo si parte da esperienze di vita completamente diverse. Un conto è fare il turista in Sardegna per una settimana, un conto è viverci dodici anni come Sergio. Un conto è stare in vacanza come Franz, un conto è lavorare duramente e con grande professionalità per dare la migliore ospitalità possibile, come fa Sergio. Un conto è amare una terra e averla nel cuore, quindi difenderla con tutte le proprie forze (una terra fatta di cultura, di persone, non solo di natura, che può essere capita solo da chi ci vive tutti i giorni), un conto è avere una mentalità critica di chi la vive pochi giorni. Ma questo deriva dal proprio stato d’animo.

Da quando sono nel grembo materno vengo in Sardegna ogni anno, ho la fortuna di avere una casa meravigliosa e di potermi godere delle vacanze stupende. Non ho mai scritto un articolo contro la Sardegna o i sardi, anche se potenzialmente costruttivo, perché sono talmente innamorato di quei luoghi da considerarli casa. Io accetto la Sardegna e, quando posso, cerco di essere d’aiuto, di sostenerla.

Ci sono tante cose che vanno e tanto che non vanno in Sardegna.

La natura è meravigliosa, incantevole, difficile ogni volta andarsene e non può che darsi il giusto merito al popolo sardo per essere riuscito (anche se non sempre) a non farla devastare dall’abuso edilizio. Vivo nel Lazio, ne so qualcosa: lo scempio perpetrato nella mia regione è agghiacciante.

I turisti italiani sono per lo più dei grandi cafoni, qui do ragione a Sergio, non si può venire in Sardegna per vivere come a Rimini o a Barcellona: significa violentare la sua natura.

Ci sarebbero discorsi politici da fare, per capire perché in tanti che lavorano nella ricettività non hanno professionalità, non conoscono le lingue, ma questo è un problema italiano che sarebbe ingiusto attribuire alla sola Sardegna. La gestione del nostro paese è in mano a furfanti, perché molti italiani hanno scelto la comoda via del clientelismo e della furbizia, per vivere, a discapito di altri. Insomma, credo ci sia un patrimonio naturalistico, storico, culturale, enogastronomico, meraviglioso in Italia, gestito spesso da persone ignoranti, non formate, che fanno passare la voglia di vivere in questo paese. Centinaia di migliaia scappano ogni anno dal nostro paese, perché stremati.

E qui parlo della vera questione della Sardegna, che poi è dell’Italia: lo spirito.

Quello che manca è lo spirito. Sergio parla di questo tra le righe del suo articolo scritto di getto tra un appuntamento di lavoro e l’altro: quello che offende Sergio non è tanto i limiti della ricettività turistica sarda, quanto capire che una terra come la Sardegna è un patrimonio dell’umanità e può migliorare solo se persone che si impegnano quotidianamente ad essere migliori la frequentano e la vivono. Quello che secondo me grida Sergio è il livello basso a cui siamo arrivati. Ma come, vieni in Sardegna e invece di parlare della meraviglia della natura, dell’Eden che è, della grande dignità e fierezza di tantissime persone sarde che ho conosciuto, parli del Wi Fi e delle carte di credito?

Quello che manca all’Italia e quindi anche alla Sardegna è l’amore, la gioia di vivere. Perché così come la gioia anche la collera è contagiosa. L’amore può proliferare solo se si creano condizioni di rispetto reciproco tra le persone. Ho visto tanti turisti negli anni litigare in strada, ragazzini abbandonati a schizzare e urlare in spiaggia, senza nessun rispetto per gli altri. Gente che pianta l’ombrellone sulla spiaggia libera (e quasi tutte le spiagge sarde sono per lo più libere, grazie ad una gestione oculata del bene comune) e poi se ne va per i fatti suoi, occupando suolo di tutti. Discorsi razzisti contro i sardi da parte dei “continentali”, contro i “continentali” da parte dei sardi, discorsi razzisti contro i ragazzi che per sopravvivere vendono in spiaggia, sempre dileggiati, quasi fossero macchiette colorite della vacanza e non avessero dignità di esseri umani.

Ragazzi e ragazze ubriacarsi a dismisura, sentendo pessima musica commerciale di bassa lega, locali gestiti da “continentali” incapaci e anche da quelli capaci, locali gestiti da sardi incapaci e da sardi capaci. Ho visto tutto, ho visto l’umanità che c’è, la direzione che ha preso.

Ecco, se vogliamo fare qualcosa di buono, è invertire questa tendenza. Ma come, la patria di Dante, di Gramsci, di Croce, di Michelangelo, di Einaudi, di Lussu, di Atzeni, di Calvino, di Verdi, di Vivaldi e chi più ne ha più ne metta, che si veste all’americana, che mangia avida come non ci fosse un domani, che strilla con rabbia, che vede tv spazzatura, che non sa più cantare di gioia?

Se vogliamo partire da qualche parte, partiamo da noi, dall’ignoranza e dall’arroganza, dalla mancanza di sensibilità e di rispetto, che governa sempre più le nostre menti di italiani. E invece di lamentarci, cominciamo a rimboccarci le maniche. C’è tanto lavoro da fare, ma possiamo tornare a splendere meglio di prima. Ma ognuno deve dare il meglio di sé, senza ipocrisie, senza debolezze. Ripartendo dall’umanesimo.

Io amo la Sardegna e amo l’Italia, perché amo la vita, con tutte le nostre contraddizioni. E solo per questo ora ho deciso di parlare.

Se vogliamo partire da qualche parte e approfondire le cause dei nostri mali, leggiamoci tutti queste profetiche parole di Goffredo Parise scritte più di 44 anni fa, forse è un punto di vista che ci può far capire il vero problema: http://www.dariopulcini.it/2015/12/il-rimedio-e-la-poverta-goffredo-parise/

Impariamo ad apprezzare ciò che vale veramente, ad aprire mente e cuore al nuovo, alla ricerca delle soluzioni, piuttosto che alla disamina dei problemi: ciò non potrà che migliorarci.

Chi non apprezza il paradiso non lo merita. La Sardegna è il paradiso, è la dimostrazione della natura di come può essere gioia pura, serenità, forza, bellezza. La direzione è data, sta a noi seguirla o meno.

Grazie.

P.S.: poi pubblicherò delle foto della Sardegna, per chi magari non sa bene di cosa parlo.

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Società

“Io, italiana povera, non penso che i migranti mi stiano togliendo il pane”.

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Ha solo 22 anni, Francesca Iacono, ed è una ragazza come ce ne sono tante. Anche la sua storia, raccontata in un lungo sfogo su Facebook, non è poi così inusuale.

Sorgente: Huffington post: “Io, italiana povera, non penso che i migranti mi stiano togliendo il pane”. E il post di Francesca, 22 anni, diventa virale