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Un concetto di bellezza malato

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Un concetto di bellezza malato, tutto nel sistema liberista diventa una gara mortale: chi è il più magro, chi è il più ricco, che è il più muscoloso, chi è il più spericolato.

Un concetto di natura distorto, tutto nel sistema liberista diventa una gara mortale: quale è il prato più perfetto, in un’idea distorta di perfezione, una perfezione che deve annientare e omologare per dirsi compiuta, che confonde il vuoto, l’arido, il conforme, con la pace e l’armonia.

Io sono un eretico, lo so, quello che dico so che verrà considerato verità magari tra 40, 50 anni. Non mi sento arrogante, ma quanto vorrei che più persone ascoltassero ciò che ho da dire. Ciò che dico lo dico per il bene della vita di tutti gli esseri viventi, perché ho compreso che tutto è sacro.

La bellezza è essere se stessi: un fiore, un’ape, non hanno bisogno di “farsi belli”, sono e basta. Un vero amico c’è nel momento del bisogno, altrimenti non è un vero amico, è solo qualcuno che si approfitta di te quando gli fa comodo, che ti usa quando gli servi come se fossi un oggetto, un trofeo per vantarsi con gli altri, uno strumento utile ai suoi interessi.

La perfezione è vedere la vita sul pianeta evolversi in 3,5 miliardi di anni aumentando la biodiversità, superando ogni difficoltà, in una continua danza cooperativa in cui c’è sempre spazio per tutti.

Non c’è alcuna bellezza nei vestiti che indossi, negli oggetti che usi, nei cibi che consumi, nell’auto che guidi, vendendo te stesso per aumentare il profitto di una multinazionale senza volto, senza cuore, senza anima.

Non c’è alcuna bellezza nell’ossessione dell’aspetto del corpo, se nella sostanza non decidi di crescere ogni giorno per diventare una persona migliore.

Non c’è alcuna bellezza nella comunicazione spazzatura, dove si truccano volti, parole, fatti.

Non c’è alcuna bellezza nel concorrere in maniera spietata per primeggiare.

Non c’è alcuna bellezza nell’ipocrisia perbenista di chi ciarla con superficialità di sport, moda, sessualità, guerre, spiritualità. come se tutto fosse sullo stesso piano.

La mia idea di bellezza sana? Saper apprezzare l’odore di un fiore come se fosse l’ultimo. Saper godere delle cose semplici, ma per nulla facili. Saper vedere negli occhi di una persona tristezza, indifferenza, depressione e fare qualcosa per risvegliarla alla vita. Impegnarsi per essere veramente un buon esempio di essere umano, a prescindere dalle critiche. Saper godere del cibo buono veramente, quello fatto senza distruggere la natura, quello fatto non per fare soldi o per avere visibilità, ma perché è nutrimento per corpo e anima, il cibo che trasmette cultura e identità, che protegge e che cura.

La mia idea di bellezza sana è vivere la vita come se fosse ogni giorno l’ultimo, coscienti di vivere per sempre e assumersi la responsabilità di ogni propria azione fino in fondo. Perché prima o poi tutto torna, le azioni buone e quelle cattive, esistenza dopo esistenza.

La mia idea di bellezza sana è usare il denaro come mezzo per la felicità di tutti e non come fine per l’avidità individuale, per ingrassare il proprio egocentrismo in un vuoto valoriale in cui vieni scelto e non scegli.

La mia idea di bellezza sana è gioire della vera felicità altrui come se fosse la propria.

Siamo una rete di relazioni: umani, piante, animali, funghi, batteri. Ogni singolo essere vivente è importante. Ogni elemento, vivente o non vivente, è importante.

Chi non è in grado di sentire ciò, di vedere chiaramente ciò, non sarà mai felice e non potrà mai vivere nella bellezza.

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Umanesimo

L’umanità

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L’umanità è cresciuta. Uomini e donne di ogni epoca hanno lottato per migliorarsi. Abbiamo vinto a volte, a volte abbiamo perso. Ma alla fine ognuno ha cercato di diventare più forte per sostenere le persone che ama. Tanti hanno fallito e non sono stati in grado nemmeno di amare loro stessi. Alcuni hanno odiato la loro madre, altri il loro padre, altri tutti e due. Ogni giorno c’è una parte di noi che disprezza la vita, ogni giorno, nel cuore di ognuno di noi, almeno per un istante, anche nelle persone più buone. Perché la vita è anche sofferenza, vedere le persone spegnersi attorno a noi è il dolore più grande e è difficile darne un significato positivo. Eppure siamo andati avanti. La nostra specie ha raggiunto le vette più alte della natura, così come ha commesso i crimini più atroci. Eppure siamo ancora qui. Abbiamo sbagliato e sbagliamo ogni giorno, ma siamo ancora qui. Oggi possiamo cambiare tutto, possiamo trasformare questo mondo nel paradiso o nell’inferno. In questo esatto istante ognuno, a prescindere dalla nazionalità, dal credo, dall’età, dalle condizioni sociali o economiche, può decidere di alzare la testa e continuare a lottare o di arrendersi. Ma lottare per sé è ben poca cosa se non si comprende l’importanza di lottare per gli altri. Sì, tutti gli altri. Perché siamo una grande famiglia e come in ogni famiglia si litiga, si piange, si soffre, si ama, si odia, ci si allontana e ci si riavvicina. Ora, in questo esatto momento, nel cuore di ognuno, c’è il potere innato di sostenere la vita. Per quanti schiaffi e ingiustizie si possa aver subito, in ogni momento possiamo essere l’esempio positivo che cambia il mondo in un posto migliore. Spesso si pensa che siano i grandi eroi, coloro che hanno compiuto imprese straordinarie, gli unici ad aver influito nell’evoluzione della specie, nella storia dell’umanità. Ma per quanto siano importanti le loro gesta, in realtà tutta la verità e la felicità si trova in questo piccolo istante presente, qui dove possiamo ancora fare qualcosa per dare una direzione diversa ai nostri destini, trasformare il mondo in un luogo degno dove vivere, tutti insieme, animali, piante, eubatteri, archeobatteri, protisti, funghi, in pace e in armonia. In questo piccolo istante, mentre facciamo le cose più banali e comuni, stiamo costruendo il mondo che verrà.  L’attenzione a questo infinitesimo spazio di tempo è tutto ciò che veramente conta. Quindi non ci scoraggiamo di fronte al futuro, tanto meno incerto quanto più facciamo crescere la determinazione di ciò che desideriamo con tutto il nostro cuore e la nostra mente. Qui, in questo momento speciale e irripetibile, in cui ognuno sta vivendo, c’è il tesoro più prezioso, c’è la ricchezza più grande. Non può esistere bene se non si è in grado di riconoscere il male. E il male è in ogni nostra azione che ripudia la vita. La vita non è l’opposto della morte: nascita e morte sono vita. Nessuno può non soffrire, ma la differenza è in come si vive questa sofferenza. Si può cercare di fuggire dal dolore, ma comunque non lo si può eliminare. In questo piccolo istante, qui dove siamo e come siamo, possiamo però affrontare il dolore per il bene supremo, che è il bene di tutti. Ogni essere vivente infelice, che soffre, in questo esatto momento, va aiutato e sostenuto. Non sempre avremo le forze per farlo, non sempre riusciremo a guardare negli occhi i nostri amici, la nostra famiglia, gli sconosciuti, che un giorno non ci saranno più. Ma è solo perché ancora dobbiamo crescere e diventare più forti. La forza non sta nella sopraffazione, la vera forza sta nel sostenere ogni forma di vita. È grande chi sostiene gli altri e sostiene se stesso. Chi non mente, chi non truffa, chi non pensa solo al proprio tornaconto. È questo lato dell’essere umano che, nonostante tutto, ci fa ancora essere qui come specie, su questo pianeta meraviglioso, che in migliaia di anni non siamo riusciti ancora a capire fino in fondo. Ma è proprio da questa incomprensione che sorge la curiosità che ci spinge avanti, perché la vita è dinamica e cambia continuamente.

Ciò che rimane e che conta veramente, dove possiamo dimostrare di essere persone responsabili e migliori più di chiunque altro sia venuto prima di noi, è questo piccolo, meraviglioso, ineffabile, istante di vita. Abbracciamo la vita con tutte le nostre energie, sia nei momenti bui che in quelli felici. Alla fine ogni azione darà i suoi frutti, per noi e per gli altri. Stiamo attenti e diventiamo più forti ogni giorno, costruiamo un mondo di amore e comprensione. Perché potremmo noi essere un giorno quelli che ne hanno bisogno e potremmo trovarci senza nessuno a sostenerci. E in quel momento, in quel doloroso, pesante, odiato momento, sforziamoci di capire il vero significato della vita, dell’irripetibile occasione di esserci, anche nella sofferenza. Perché questa svanirà come in un sogno, se solo diamo a noi stessi l’occasione di sentire il profondo legame che ci unisce ad ogni singolo essere vivente, ad ogni più piccola forma di vita.

Siamo una famiglia, a volte si litiga, a volte ci si odia, a volte ci si ama. Ciò che conta è continuare ad essere una famiglia. In questo brevissimo e fuggente momento, questo qui, sì, proprio questo, apparentemente, insignificante, ma così importante, momento di vita. Non perdiamoci d’animo, non fingiamo di non soffrire: facciamo una piccola pausa, prendiamo fiato, facciamo pace con noi stessi e con il mondo e riprendiamo a vivere, con tutte le nostre forze, per il bene supremo, che è sostenere la vita in ogni sua forma. È tutto in questo istante.

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Umanesimo

Amore non è sacrificio

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Amore non vuol dire sacrificio. Se amare è sacrificarsi vuol dire che non è vero amore. Il sacrificio implica una scelta obbligata tra qualcosa di più o almeno altrettanto importante e qualcosa che lo è meno. Amare è un atto di libertà. Nessuno può essere obbligato ad amare o a non amare. L’atto d’amore è una scelta. È l’azione di pensare, dire e fare, istante dopo istante, sentendosi un’unica cosa con l’universo. Tutto è degno d’essere amato, perché non esiste alcun sopra e sotto, alcun più e alcun meno. Tutto è importante. Tutto ciò che esiste esiste perché tutto esiste. Ogni elemento è parte di un’unica realtà, senza la quale nessuna cosa sarebbe così come è. Per amare gli altri bisogna amare se stessi, per amare se stessi bisogna amare gli altri. Ogni parte è una frazione di tutto e, poiché collegata a tutto, è anche il tutto. Così come il tuo stomaco è parte di ciò che sei e è anche ciò che sei, non potrebbe esistere senza di te, non potresti esistere senza di lui.

Amare è un atto obbligato per essere felici: ciò non significa che amare non sia anche soffrire. Ma soffrire è proprio ciò che ci fa capire l’importanza dell’amare: senza attaccamento alla vita non ci sarebbe vita. L’amore non è sacrificio, anche se a volte ci fa soffrire. Ogni giorno, crescendo e poi invecchiando, non compare qualche nuovo dolore nel corpo o nella mente? È il ciclo della vita, nascita e morte. La vita è l’insieme di nascita e morte nel continuum spazio-temporale. Non è solo l’uno né solo l’atro. Amare veramente è vivere pienamente cosciente del ciclo continuo di nascite e morti che compongono la vita universale. Se ti guardo veramente vedo in te tutto l’universo, così come lo vedo in me. I nostri copri sono composti di ciò di cui è composto l’universo, i nostri corpi e le nostre menti sono l’universo agente e pensante. La nostra forma è la manifestazione dell’energia della vita, che fluisce eternamente ovunque nell’universo, un’immensa danza cosmica continuamente pulsante.

La scelta è l’affermazione della libertà di ogni individuo di poter cambiare tutto, perché la vita è l’infinita rete di relazioni che chiamiamo universo, è tutto ciò che esiste e ogni elemento influenza tutto. Amare non è sacrificio: amare veramente avviene in ogni istante che hai coscienza di cosa è veramente la vita. La vita è apprendimento, adattamento, evoluzione. Amare è seguire il flusso di apprendimento continuo, adattamento ed evoluzione danzando con l’universo.

Amare è vivere, perché senza la vita non esiste l’amore.

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Culture Educazione Filosofia Libri Politica Umanesimo

Aldo Capitini e la Religione aperta

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Aldo Capitini fu un grande educatore, filosofo e politico italiano del ‘900 e fu anche l’organizzatore della prima marcia della pace Perugia Assisi nel 1961.
Questo testo che riporto è una pagina che amo molto del suo libro “Religione aperta”.
La prima edizione del testo risale al 1955, il testo è tratto dall’edizione del 1964 riveduta e corretta dallo stesso autore, nella ristampa del 2011 di Editori Laterza.
Sono parole che mi commuovono sempre, perché le trovo vere, sincere, reali, umane.
“Quando incontro una persona, e anche un semplice animale, non posso ammettere che poi quell’essere vivente se ne vada nel nulla, muoia e si spenga, prima o poi, come una fiamma. Mi vengono a dire che la realtà è fatta così, ma io non accetto. E se guardo meglio, trovo anche altre ragioni per non accettare la realtà così com’è ora, perché non posso approvare che la bestia più grande divori la bestia più piccola, che dappertutto la forza, la potenza, la prepotenza prevalgano: una realtà fatta così non merita di durare. È una realtà provvisoria, insufficiente, ed io mi apro ad una sua trasformazione profonda, ad una sua liberazione dal male nelle forme del peccato, del dolore, della morte.
Questa è l’apertura religiosa fondamentale, e così alle persone, agli esseri che incontro, resto unito intimamente per sempre qualunque cosa loro accada, in una compresenza intima, di cui fanno parte anche i morti; i quali non sono né finiti né stanno a fare cose diverse da noi, ma sono uniti a noi, cooperanti, a fare il bene, i valori che facciamo, e che nessuno può vantarsi di fare da sé. Così anche chi è, per ora, sfinito, pallido, infermo, e pare che non faccia nulla di importante; anche chi è sfortunato, pazzo (per ora), è una presenza e un aiuto unito a tutti.
La religione è semplicemente un insieme di pensiero e di azione, di princìpi e di atti (che possono anche accrescersi e variare) allo scopo di preparare e formare in noi l’apertura religiosa. Ma ciò che conta non è di avere sempre la religione, ma che venga una realtà liberata che comprenda tutti; e perciò incontriamo ogni persona, ogni essere, senza l’apprensione che possa finire, e con la gioia di essere in séguito sempre più uniti e cooperanti, verso delle realtà aperte che non possiamo descrivere.”

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Politica Umanesimo

La storia non ci assolverà

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La pace non si fa con le armi: un concetto ovvio, che anche un bambino delle elementari comprende chiaramente.
Ma non lo comprende il nostro Governo che ha deciso, con il Decreto Legge n. 16 del 28/02/2022, in palese contrasto con l’art. 11 della Costituzione e derogando alla Legge 185/1990, di inviare armi al governo ucraino. Si tratta di un atto scellerato e illecito, commesso dalle più alte cariche dello Stato.
Invece di mandare cibo, medicine, infermieri, medici, ingegneri, diplomatici, Draghi e soci hanno deciso di acuire il conflitto invece di spegnerlo: la Germania dichiara addirittura di voler investire 100 miliardi di euro per rafforzare la difesa.
Questi soggetti sono gli stessi che, quando come cittadini chiediamo aiuto perché non ce la facciamo a campare, ci dicono che dobbiamo stringere i denti, perché non ci sono fondi per garantire i più elementari diritti, come l’accesso ad un cibo di qualità e prodotto senza sfruttamento di ambiente e persone, l’accesso ad una scuola e una sanità universali e gratuite, la preservazione degli ecosistemi e delle risorse, la diminuzione delle diseguaglianze e l’aumento generalizzato della qualità della vita. E poi tirano fuori 100 miliardi di euro per armamenti! Capite dove è l’ipocrisia? Vi siete mai chiesti veramente perché accade ciò?
Il nostro Paese rientra, tristemente, nella top 10 dei produttori di armi nel mondo: è inaccettabile che, dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, ancora si producano così tante armi.
Tutto ciò per folle avidità, per una vita basata sulla paura.
Io credo in un Europa dei popoli, civile, pacifista e democratica: dobbiamo tutti far sentire la nostra voce contro questa intensificazione della corsa agli armamenti, che non può che produrre ulteriori disastri.
Tutti i popoli del mondo sono fratelli, apparteniamo tutti alla grande famiglia umana: non lasciamo che siano i ricchi e i potenti a decidere il futuro dell’umanità. Sono certo che, come cittadini comuni, abbiamo in mano il potere di trasformare questo drammatico momento in un’opportunità di crescita verso un mondo nuovo, fatto di cultura, educazione, sostenibilità ambientale e pace.
Facciamo tutti la nostra parte, innanzitutto dicendo la verità, per rendere tutti consapevoli della realtà di ciò che sta accadendo: il fallimento della diplomazia per intransigenza delle parti.
Vogliono farci vedere il mondo come due schieramenti contrapposti, oriente e occidente, per meri interessi economici di pochi ricchi folli. Ma non è così: tutti i paesi del mondo collaborano ogni giorno a prescindere dalla nazionalità.
Grazie a questa collaborazione abbiamo acquisito un progresso tecnologico senza precedenti, che ci sta permettendo di trovare soluzioni alle problematiche più urgenti e complesse della nostra epoca, dalla salute all’ambiente. Le nuove generazioni stanno crescendo in un contesto sempre più globale, stringendo amicizie in ogni parte del mondo.
Io credo nell’amore tra tutti gli esseri viventi: credo fermamente che l’umanità sia capace di vivere in pace e armonia.
Ma perché ciò accada ognuno deve impegnarsi a tirare fuori da sé il meglio di ciò che è, giorno dopo giorno: ogni signola persona è cruciale per l’avvenire.
La realtà per tutti gli 8 miliardi di esseri umani che popolano la Terra è la medesima: non esiste re se nessuno vuole fare il suddito. Non esiste guerra se nessuno vuole fare il soldato. Non esiste ingiustizia se nessuno la commette. Il futuro del mondo è tutto nelle nostre mani.

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Ambiente Filosofia Politica Umanesimo

Come vivere in salute e a lungo

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Malattia, vecchiaia, morte, sono tre delle sofferenze che vive qualsiasi essere umano.

Perché tali sofferenze possano avere un senso nella nostra esistenza, è necessario affrontare la prima sofferenza: la nascita. Dal momento in cui nasciamo diveniamo sempre più consapevoli (o timorosi) delle altre sofferenze e ci chiediamo, più o meno consciamente, il perché ciò avvenga: c’è chi crede nel destino, chi nel caso, chi nella volontà (propria, del cosmo o di divinità trascendenti).

Voglio per ora tralasciare nascita, vecchiaia e morte e soffermarmi sulla malattia: di questi tempi credo sia importante si approfondisca il tema.

Diciamo innanzitutto che stare in salute non è facile: anche se la conoscenza medica avanza, la nostra eredità genetica, i nostri comportamenti e/o il nostro ambiente aumentano o diminuiscono le probabilità di essere in salute. I nostri comportamenti e il nostro ambiente modificano persino la nostra stessa genetica, quindi il patrimonio genetico che lasceremo alle generazioni future.

Tutto ciò che è vivo, per mantenere la propria salute, necessita di processi “omeostatici”: l’omeostasi è quel processo biologico che permette agli organismi viventi di conservare le proprie caratteristiche al variare delle condizioni esterne dell’ambiente tramite meccanismi di autoregolazione. Pertanto è vero che stare in salute non è facile, così come è anche vero che un organismo vivente, in miliardi di anni di evoluzione, ha elaborato strategie immunitarie e resilienti, in grado di mantenere l’omeostasi al variare dell’ambiente esterno. Possiamo dire pertanto che il nostro organismo è sia fragile che anti-fragile: viene influenzato dagli stress esterni e allo stesso tempo si adatta a questi per sopravvivere.

Per comprendere bene come funziona la vita e la salute dei singoli individui, è necessario soffermarsi sul fatto che essa non è scissa in tante parti indipendenti, ma è formata da parti interdipendenti. Questo avviene non solo nel singolo individuo, ma tra tutte le forme di vita. Anche se pensi che il broccolo che cresce nell’orto non abbia nulla a che vedere con te, in realtà non è così: oltre a condividere con te un’eredità genetica del 90%, il broccolo condivide con te l’aria che respiri, l’acqua che bevi e il suolo su cui cammini. Se l’acqua e l’aria sono inquinate tutte le specie ne vengono compromesse: i processi omeostatici non riescono a fermare la degenerazione generalizzata in atto nell’organismo e gli individui iniziano a morire.

La vita può esistere solo come macro-aggregato di molteplici specie: lì dove muoiono più individui di quanti ne nascano le diverse specie si estinguono e si tende inevitabilmente verso la desertificazione fino a giungere all’assenza di vita.

La vita è interrelata indissolubilmente e pertanto esiste un’omeostasi individuale e un’omeostasi collettiva.

L’omeostasi collettiva (in parole semplici, come vivere in salute e a lungo in un ambiente inevitabilmente comunitario) è stata studiata: grazie agli studi del docente di Scienza della nutrizione all’Università di Sassari Gianni Pes e l’astrofisico e demografo Michel Poulain ora conosciamo le zone blu.

Cosa sono le zone blu? Sono aree geografiche determinate (che i due scienziati evidenziarono in blu sulla mappa, nella loro prima ricerca) in cui la vita degli esseri umani è statisticamente molto più alta della media.Queste le aree ad oggi scoperte con la maggiore longevità al mondo: Ogliastra in Sardegna, l’isola di Okinawa in Giappone, l’isola di Icaria in Grecia, la Penisola di Nicola in Costa Rica, Loma Linda in California.

Cosa accomuna queste aree così distanti tra loro?

1. La famiglia al centro di tutto

2. Scarso o nullo tabagismo

3. Semivegetarianismo

4. Attività fisica moderata, ma costante

5. Percezione di essere utili socialmente

6. Consumo di legumi

Alcune di queste aree hanno anche altri tratti in comune:

1. Fede

2. Uso di grani integrali

3. Centralità delle donne nella comunità

4. Giardinaggio

Cosa ci insegnano le zone blu? Ce lo dice Michel Poulain: “Studiando a fondo l’alimentazione, la qualità dell’aria, dell’acqua e del cibo, le relazioni sociali e ogni altro aspetto della vita nelle zone blu posso dire che esistono tratti comuni riassumibili in due punti cardine: vivi una vita semplice e semina amore intorno a te. Questo è ciò che mi hanno insegnato le persone che ho conosciuto negli anni e con le quali ho stretto un sincero rapporto di amicizia”. Più diffusamente, Poulain ha identificato sette elementi di grande rilievo che accomunano tutte le zone blu e che potrebbero essere quindi i fattori determinanti dietro al fenomeno della longevità. “Questi sono: condurre una vita semplice, mangiare cibo locale, coltivare forti relazioni famigliari e sociali, nutrire la propria spiritualità, rimanere attivi, rispettare il Pianeta e avere sempre uno scopo di vita.”

Per vivere bene, in salute e a lungo quindi, non è sufficiente fare attenzione al nostro comportamento come singoli (ad esempio diventando vegetariani, consumando legumi, camminando ogni giorno), ma anche il nostro comportamento con gli altri, con l’ambiente in cui viviamo: per dedicarsi alla famiglia, sentirsi utili socialmente, seminare amore è necessario costruire una comunità solidale che sappia cooperare costruttivamente, che cooperi per aumentare la qualità della vita di tutti e non solo di alcuni. È pertanto necessario che vi sia una cultura del vivere bene condivisa e accettata dalla comunità, poiché la qualità della vita del singolo è inscindibile dalla qualità della vita della comunità in cui vive.

Quando parlo di comunità vi invito a concentrarvi su chi vi sta accanto innanzitutto e di ogni specie vivente: a molti capita di cadere nell’illusione che, per agire in maniera incisiva nella comunità, sia necessario acquisire posizioni di potere particolari, accumulando denaro o sviluppando la propria carriera professionale o accumulando titoli di studio. Questo perché si pensa in tal modo di giungere a più persone, ma lo si fa con il desiderio di influenzarle imponendo la propria visione, vivendo la propria vita in una gara folle con tutti per sentirsi, illusoriamente, il migliore. “Il mezzo può essere paragonato a un seme, il fine a un albero; e tra mezzo e fine vi è esattamente lo stesso inviolabile nesso che c’è tra seme e albero.” Diceva Gandhi e aveva ragione. Non possiamo immaginare una società in cui ci si combatte l’un l’altro per affermarsi in una competizione continua e quotidiana sfibrante, che possa generare persone capaci di cooperare costruttivamente. L’indifferenza generata dalla lotta per la supremazia sull’altro ci degenera, ci fa ammalare, ci distrugge interiormente. L’indifferenza ai sentimenti altrui, la paura del contatto e del confronto, sono tutti i mali che la nostra società ha e che ci portano ad ammalarci anche nel corpo oltre che nella mente.

La nostra salute, quella delle nostre comunità, quella delle altre specie, è compromessa o rafforzata dal nostro modo di vivere la vita: solo in Italia oltre 80.000 persone muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento (7 milioni a. livello planetario), 50.000 muoiono per infezioni prese negli ospedali, 3.000 in incidenti stradali. La diffusione dell’attuale coronavirus, che ha provocato e provoca milioni di morti su scala planetaria, è probabilmente causata da un salto di specie del virus che proviene da serpenti o pipistrelli: il contatto tra l’uomo e queste specie è aumentato con la distruzione degli ambienti naturali in cui tali specie vivono. Non solo, alcuni studi affermano che l’inquinamento atmosferico, nello specifico il particolato sottile, sia uno dei vettori che facilita la diffusione del virus. Invece che avere paura di questi fatti, dobbiamo impegnarci a comprenderli e ad agire con coscienza.

Come vediamo tutto è correlato e molte malattie potremmo già diminuirle considerevolmente con un approccio sistemico che miri a ridurre nel più breve tempo possibile le cause che mettono a repentaglio la vita sul pianeta. Come dice il fisico Fritjof Capra “il pensiero sistemico (che significa pensare in termini di relazioni e di schemi) ci rende consapevoli del fatto che le sfide principali del mondo di oggi – energia, economia, cambiamento climatico, disuguaglianze – sono tutte interconnesse e interdipendenti. Sono problemi sistemici che richiedono altrettante soluzioni sistemiche. ” Ridurre l’inquinamento, fermare la distruzione degli ecosistemi, diminuire il consumo di risorse, sono passi fondamentali perché l’umanità possa vivere in pace e armonia. Per avere un approccio sistemico è necessario cambiare mentalità. Non possiamo più ragionare cercando di massimizzare il profitto individuale o di pochi, ma dobbiamo concentrarci sull’adottare processi e metodi, con cui costruiamo la nostra comunità ogni giorno, che siano in grado di farci scegliere le migliori soluzioni alle sfide che dobbiamo affrontare collettivamente.

L’intero attuale sistema politico, di educazione, produzione e uso va modificato e riadattato perché risponda ai bisogni degli esseri viventi per migliorare la qualità della vita. Non esiste evoluzione né sopravvivenza senza capacità di adattamento, senza comprendere i comportamenti nefasti e i comportamenti virtuosi nell’epoca che viviamo.

Abbiamo già tutto quanto necessario per invertire rotta e costruire comunità resilienti e solidali, in grado di vivere a lungo e bene: ora ciò che serve è la nostra volontà.

Dobbiamo superare la paura di fallire, perché fallire è l’unico modo per imparare.

Dobbiamo superare la paura di cambiare, perché il cambiamento è inevitabile.

Dobbiamo superare la paura dell’altro, perché siamo indissolubilmente legati.

Dobbiamo avere il coraggio di rispettarci e amarci, perché è l’unica strada per vivere bene e a lungo.

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Umanesimo

La vita

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A scuola mi chiesero cosa volessi diventare da grande, risposi “felice”. Mi dissero che non avevo capito l’esercizio e io dissi loro che non avevano capito la vita.

John Lennon

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Ecologia Umanesimo

Beato il popolo che non ha bisogno di eroi

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Alcune persone pensano di essere paladini dell’ambiente, della tutela degli animali, della difesa dei diritti degli esseri umani: eppure, per pulirsi in maniera ipocrita la coscienza, null’altro fanno se non adoprarsi per mitigare gli effetti (al solo fine vero di riempire il proprio ego di significato e tentare puerilmente di combattere le proprie pulsioni depressive) di un sistema disastroso, distorto, egoista, che non vogliono cambiare perché comporterebbe cambiare se stessi, le proprie abitudini, fare sacrifici veri, essere responsabili fino in fondo delle proprie azioni, iniziare a lottare per la verità, essere coerenti dall’inizio alla fine, armandosi di coraggio e iniziando ad essere esempio e modello per gli altri, a prescindere dalle critiche, dalle invidie, dalle cattiverie, dalla stupidità altrui. E quindi alla fine non fanno altro che continuare a dividere e a creare disarmonia, perché vogliono sentirsi meglio degli altri.

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Ambiente Umanesimo

Ritorniamo alla vita naturale

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C’è una sorta di psicosi collettiva in molti di noi che viviamo gli spazi urbani, un’illusione che è diventata la nostra verità. Già iniziamo a subissare l’amministrazione capitolina, di cui faccio parte, di mails e messaggi per chiedere il taglio dell’erba nei parchi: non possiamo lasciare in pace queste povere piantine di poter crescere come vogliono. Pensiamo che un prato curato sia come il salotto di casa, però con le piastrelle verdi. Le manifestazioni dei giovani in tutto il mondo non sono sufficienti a far comprendere che stiamo uccidendo la vita sul pianeta a causa di visioni erronee, a causa dell’arroganza e dell’ignoranza con cui viviamo la nostra vita.

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Società

Bauman: l’amore liquido

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Riporto un articolo scritto dalla giornalista Raffaella De Santis: è un’intervista al grande sociologo Zygmunt Bauman, che ci illumina sul senso dell’amore e sulla qualità delle relazioni oggi. Il prevalere del mercantilismo anche nelle emozioni ci sta rendendo aridi e tristi. Riscoprire il valore dell’amore profondo, da coltivare ogni giorno con impegno e dedizione perché sia duraturo, non solo è possibile, ma è la strada fondamentale per un’esistenza felice.

“Amarsi e rimanere insieme tutta la vita. Un tempo, qualche generazione fa, non solo era possibile, ma era la norma. Oggi, invece, è diventato una rarità, una scelta invidiabile o folle, a seconda dei punti di vista. Zygmunt Bauman sull’argomento è tornato più volte (lo fa anche nel suo ultimo libro Cose che abbiamo in comune, pubblicato da Laterza). I suoi lavori sono ricchi di considerazioni sul modo di vivere le relazioni: oggi siamo esposti a mille tentazioni e rimanere fedeli certo non è più scontato, ma diventa una maniera per sottrarre almeno i sentimenti al dissipamento rapido del consumo. Amore liquido, uscito nel 2003, partiva proprio da qui, dalla nostra lacerazione tra la voglia di provare nuove emozioni e il bisogno di un amore autentico.

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Scritti e poesie Umanesimo

L’arte di riparare

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L’arte di riparare è importante, oggi come non mai, forse come è sempre stato.
Perché le cose si rompono, le relazioni si rompono, per quanto ce ne possiamo prendere cura e per quanto possano essere resistenti. E nulla può tornare esattamente come era, una volta avvenuta la rottura.
Questo fa parte della natura di ogni cosa, anche se chi persegue il culto imperante e illusorio della forma cerca di propagandare il contrario, tramite una falsa, malsana, infantile idea di perfezione.
Il punto importante è saper riparare: nessuno può dire di non aver mai rotto un oggetto o una relazione, di non aver mai ferito.
Saper riparare è segno di attenzione, di umiltà, di sincero desiderio d’unione, è la forza positiva che contrasta il consumismo sfrenato dei beni e delle relazioni e l’indifferenza e il vuoto che ne conseguono.
Riparare significa valorizzare la rottura, darle dignità, perché la natura ci insegna che niente è da buttare, ma solo da trasformare in qualcosa di migliore, di più vero, profondo, forte.
Riparare in definitiva è il più alto atto d’amore.

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Scritti e poesie

Tu e io

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Viviamo un tramonto al giorno

E ancora ci spaventiamo di morire.

La vedi quell’onda del mare?

Sei tu quella e accanto sono io.

E se ci siamo incontrati

È perché lo volevamo.

Senti la risonanza?

Non c’è alcuna paura

Non ci sono limiti

Ma alcuni sono belli da vivere.

E se scelgo te contro ogni logica

Sfidando ogni giorno

Il dolore che provo

Nel non poterti avere accanto

È perché so che non è verità.

Sei accanto a me

Ogni volta che ti penso

E la tua scelta presente non è il futuro.

Ora sono grande, non tanto

Ma quanto basta per capire

Che sono abbastanza stupido

Per correrti dietro nei campi

Dei fiordalisi della mia mente.

Non voglio nulla da te:

Mi basta la mancanza che sento

Per capire quanto vali.

Non è masochismo,

Ma osservare la vita per la sua

Strana abitudine a collidere

Tra volontà e desiderio.

So che la mia presenza

Cambia il mondo

E che dipende da me come.

E non c’è amore che non porti verità

Per questo insisto a crederti.

Al di là di ogni universo

L’unica cosa che sento

È il tuo vivere incessante

È questa vibrazione che non perdo

Che mi porta nei pianeti

Del nostro divenire,

Scritte che si cancellano in fretta

Ma mai abbastanza per dimenticarti.

Dario Pulcini

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Scritti e poesie Umanesimo

Per non perdere

Tempo di lettura: < 1 minuti

“Non voglio perdere
Le melodie del tempo
nei disegni caldi
delle foglie d’autunno,
nei silenzi mistici
delle notti l’inverno,
nei bagliori vibranti
del mare l’estate,
negli odori inebrianti
dei risvegli a primavera.
Non voglio perdere
Gli abbracci sinceri,
Gli sguardi curiosi,
le emozioni intense
Dei sussulti dell’animo.
Non voglio perdere
le lacrime di compassione,
L’allegria ingenua dei vivi,
La tensione a migliorare
nei mutamenti del mondo.
Un giorno perderò tutto
e di me rimarrà indelebile
non ciò che ho preso
ma solo ciò che ho donato.”
Dario Pulcini
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Scritti e poesie Umanesimo

La mia famiglia

Tempo di lettura: 2 minutiMi piace che le cose vadano bene.
Se proprio possiamo dare un senso alla nostra esistenza, non c’è nulla di più importante che usare ogni fibra dei nostri muscoli, ogni neurone del nostro cervello, ogni palpito del nostro cuore, per fare ogni sforzo possibile per salvare tutta l’umanità. Ognuno di noi sbaglia, fa errori, ma non è in questo la nostra grandezza, né il nostro limite, è inevitabile sbagliare, è necessario per apprendere.
La grandezza di ognuno di noi è nel correggere i nostri errori, giorno dopo giorno, in una lotta infinita tra il nostro lato oscuro e la nostra parte illuminata, per evolverci, affrontando le difficoltà senza fuggirne.
La natura di ogni cosa tende costantemente all’evoluzione.
L’universo è spinto da una compassione infinita, da un’energia infusa in ogni singolo elemento in una danza cosmica permeata di forza, capace di sconfiggere ogni dolore. E noi siamo, nel profondo, quella danza.
La terra, il nostro meraviglioso pianeta, la vita che si è espansa in ogni luogo e in ogni forma, rischia di collassare.
Non è una visione apocalittica, è la realtà.
Ma non esiste alcun destino prestabilito.
Siamo noi a decidere il futuro, migliorando oggi, istante dopo istante.
Nulla potrà fermare la nostra speranza nel cambiare in meglio, perché è una battaglia che quotidianamente possiamo combattere dentro noi, sforzandoci di superare i nostri limiti, che nessuno può fermare e che solo noi possiamo vincere.
La vita di ognuno di noi è piena di dolori, ma se ci fermiamo a guardare solo questo perdiamo l’essenza del vivere, che è gioire per ogni conquista fatta, per ogni battaglia vinta e ogni giorno cominciare a combattere nuovamente.
La nostra eternità è la nostra determinazione a vincere contro il dolore, perché non esiste dolore più grande di diventare gli artefici della distruzione della nostra specie, di essere coloro che si auto-eliminano per non sforzarci di seguire la meravigliosa evoluzione dell’universo.
Ogni singolo deve unirsi all’altro, tirare fuori il coraggio, spingersi oltre il proprio limite egoistico e fare la propria parte per il bene di tutti.
Ciò significa realizzare pienamente il nostro essere umani.
C’è un mondo splendido, fatto di pace, gioia, speranza, che solo attende di essere costruito.
E noi possiamo esserne i fautori.
Diventiamo gli attori principali di questo cambiamento epocale, risvegliamo in noi stessi la consapevolezza che ci lega ad ogni cosa e scopriremo la risonanza tra tutti noi, nessuno escluso, scopriremo di potere essere tutti insieme la meravigliosa, pacifica, gioiosa, famiglia umana.

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Buddismo

L’eredità della Legge fondamentale della vita

Tempo di lettura: < 1 minuti“Il Buddismo della causa originale propagato dal Daishonin è l’insegnamento che permette alle persone vive e reali di realizzare la causalità per il conseguimento della Buddità. Le persone sono il fondamento e ogni persona è importante. Se non mettiamo in pratica lo spirito di dare valore a ogni individuo, qualunque discorso sull’eredità della Legge, per quanto elevato, non sarà altro che mera teoria.”

Daisaku Ikeda