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Scritti e poesie Umanesimo

Ciò che accade

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È proprio nel quotidiano, nell’abitudine “meccanica” dell’agire in modo superficiale, infantile e egocentrico, il declino delle comunità. D’altronde in un Paese senza giustizia, senza meritocrazia, non potrebbe essere altrimenti: una massa di mediocri (non innata, ma generata da continui compromessi al ribasso per “tirare a campare”) conduce inevitabilmente alla degenerazione. È la pigrizia mentale e fisica di una vita da eterni insoddisfatti: non si ha mai abbastanza, ma sempre quanto basta per non fare nulla di coraggioso che porti ad un’evoluzione interiore capace di trasformare in meglio le comunità.

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Ambiente Ecologia Informazione Politica

Abbiamo finito le risorse naturali: oggi 15 maggio 2022

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Con gli attuali consumi abbiamo bisogno di 2,7 pianeti per sostenere lo stile di vita italiano.

Oggi è il Country Overshoot Day 2022 dell’Italia: se tutto il mondo consumasse come noi avremmo oggi già esaurito ciò che la Terra riesce a rigenerare in dodici mesi.

Energia, industria, edilizia, agricoltura, mobilità, tutela e rigenerazione degli ecosistemi: dobbiamo radicalmente modificare i nostri sistemi di distribuzione, produzione e uso per riuscire ad inveritre rotta, per poter essere sostenibili.

Oggi avremmo bisogno di 5,3 Italia per soddisfare la nostra domanda di beni naturali: ma ne abbiamo una sola.

Il divario tra paesi ricchi e paesi poveri poi è impressionante: negli ultimi 50 anni i Paesi ricchi hanno consumato il 74% delle risorse del pianeta, quelli a reddito medio-basso meno dell’1%.

Siamo quindi noi tra i primi Paesi a dover agire nell’immediato per preservare le risorse naturali e permettere alle attuali e future generazioni un Pianeta vivibile.

È il momento di agire, altrimenti il futuro sarà sempre peggiore: abbiamo già diverse soluzioni, ora dobbiamo metterle in pratica. Con un approccio sistemico e permaculturale possiamo modificare i nostri consumi affinché non si comprometta ulteriormente la vivibilità della Terra.

Sta ad ognuno di noi fare la propria parte per salvare il Pianeta.

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Agricoltura Ambiente Politica

Auotsufficienza alimentare: un’urgenza nazionale

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La produzione italiana di frumento tenero nei primi anni ’70 era compresa tra 7 e 9 milioni di tonnellate: ha registrato successivamente una costante ma marcata flessione, riconducibile soprattutto alla riduzione delle superfici coltivate, che sono passate dai 3 milioni di ettari degli anni 60 agli 0,5 milioni di ettari dei tempi più recenti.

In Italia abbiamo 16,7 milioni di ettari di superficie agricola, di cui solo 12,5 milioni vengono coltivati, quindi 4,2 milioni di ettari inutilizzati: ogni anno ettari e ettari di campi vengono abbandonati, perché il sistema della Grande Distribuzione Organizzata, ossia i supermercati delle aziende multinazionali in cui la maggioranza degli italiani vanno a fare acquisti, non acquista più grano nazionale in quanto lo può acquistare a prezzo minore dall’estero.

Il grano ha una resa di circa 60 quintali per ettaro (un ettaro equivale a 10.000 metri quadrati, pari a due campi da calcio).

L’Italia ha prodotto nel 2021 6,7 milioni di tonnellate di grano, che rappresentano il 40% del fabbisogno nazionale. Se decidessimo di coltivare a grano la superficie agricola oggi inutilizzata produrremmo 24 milioni di tonnellate di grano in più, ben al di sopra del fabbisogno nazionale. Con le attuali tecniche agricole sostenibili possiamo tranquillamente avere una produzione di grano sufficiente per tutto il nostro Paese, dimunendo l’inquinamento dai trasporti e aumentando la ricchezza e la resilienza delle comunità. Il problema è il sistema del libero mercato globalizzato: non funziona e non può funzionare, è ormai evidente. Sono due secoli che tutti i più grandi esseri umani vissuti e viventi nel mondo ci avvertono, siamo noi che non vogliamo ascoltare. Ma nulla è perduto.

Dobbiamo solo cambiare mentalità: dobbiamo acquistare dai produttori locali, aprire nuove aziende agricole invece di chiuderle, tutelare quelle esistenti, fare formazione permanente agli agricoltori per operare in maniera sempre più sostenibile a livello sociale e ambientale.

Per costruire comunità resilienti e con un’alta qualità della vita dobbiamo fare scelte saggie e oculate, per il bene delle comunità e degli ecosistemi, non per far arricchire un manipolo ristretto di folli individui.

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Politica Umanesimo

La storia non ci assolverà

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La pace non si fa con le armi: un concetto ovvio, che anche un bambino delle elementari comprende chiaramente.
Ma non lo comprende il nostro Governo che ha deciso, con il Decreto Legge n. 16 del 28/02/2022, in palese contrasto con l’art. 11 della Costituzione e derogando alla Legge 185/1990, di inviare armi al governo ucraino. Si tratta di un atto scellerato e illecito, commesso dalle più alte cariche dello Stato.
Invece di mandare cibo, medicine, infermieri, medici, ingegneri, diplomatici, Draghi e soci hanno deciso di acuire il conflitto invece di spegnerlo: la Germania dichiara addirittura di voler investire 100 miliardi di euro per rafforzare la difesa.
Questi soggetti sono gli stessi che, quando come cittadini chiediamo aiuto perché non ce la facciamo a campare, ci dicono che dobbiamo stringere i denti, perché non ci sono fondi per garantire i più elementari diritti, come l’accesso ad un cibo di qualità e prodotto senza sfruttamento di ambiente e persone, l’accesso ad una scuola e una sanità universali e gratuite, la preservazione degli ecosistemi e delle risorse, la diminuzione delle diseguaglianze e l’aumento generalizzato della qualità della vita. E poi tirano fuori 100 miliardi di euro per armamenti! Capite dove è l’ipocrisia? Vi siete mai chiesti veramente perché accade ciò?
Il nostro Paese rientra, tristemente, nella top 10 dei produttori di armi nel mondo: è inaccettabile che, dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, ancora si producano così tante armi.
Tutto ciò per folle avidità, per una vita basata sulla paura.
Io credo in un Europa dei popoli, civile, pacifista e democratica: dobbiamo tutti far sentire la nostra voce contro questa intensificazione della corsa agli armamenti, che non può che produrre ulteriori disastri.
Tutti i popoli del mondo sono fratelli, apparteniamo tutti alla grande famiglia umana: non lasciamo che siano i ricchi e i potenti a decidere il futuro dell’umanità. Sono certo che, come cittadini comuni, abbiamo in mano il potere di trasformare questo drammatico momento in un’opportunità di crescita verso un mondo nuovo, fatto di cultura, educazione, sostenibilità ambientale e pace.
Facciamo tutti la nostra parte, innanzitutto dicendo la verità, per rendere tutti consapevoli della realtà di ciò che sta accadendo: il fallimento della diplomazia per intransigenza delle parti.
Vogliono farci vedere il mondo come due schieramenti contrapposti, oriente e occidente, per meri interessi economici di pochi ricchi folli. Ma non è così: tutti i paesi del mondo collaborano ogni giorno a prescindere dalla nazionalità.
Grazie a questa collaborazione abbiamo acquisito un progresso tecnologico senza precedenti, che ci sta permettendo di trovare soluzioni alle problematiche più urgenti e complesse della nostra epoca, dalla salute all’ambiente. Le nuove generazioni stanno crescendo in un contesto sempre più globale, stringendo amicizie in ogni parte del mondo.
Io credo nell’amore tra tutti gli esseri viventi: credo fermamente che l’umanità sia capace di vivere in pace e armonia.
Ma perché ciò accada ognuno deve impegnarsi a tirare fuori da sé il meglio di ciò che è, giorno dopo giorno: ogni signola persona è cruciale per l’avvenire.
La realtà per tutti gli 8 miliardi di esseri umani che popolano la Terra è la medesima: non esiste re se nessuno vuole fare il suddito. Non esiste guerra se nessuno vuole fare il soldato. Non esiste ingiustizia se nessuno la commette. Il futuro del mondo è tutto nelle nostre mani.

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Diritto

Un Paese senza giustizia è un Paese senza futuro

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La recente notizia dell’insufficienza di giudici per le Corti D’Appello di tutta Italia, al Sud in particolare, in parte a causa della pessima riforma Cartabia, è solo l’ultimo dei drammi del sistema giudiziario del nostro Paese.

Viviamo in una nazione in cui un processo civile dura tremila giorni (2.949), corrispondenti a 8 anni, con una media dei Paesi membri del Consiglio d’Europa (che non è l’Unione Europea e di cui fanno parte 47 paesi, contro i 27 dell’UE) che arriva a poco meno di 2 anni (715).

Il Governo Monti nel 2012 (con il D.Lgs. 155/2012), in questa situazione drammatica, invece che potenziare l’organico dell’amministrazione giudiziaria, chiuse 31 tribunali, 31 procure, 220 sezioni distaccate di tribunale, soppresse 667 uffici dei giudici di pace.

Paradossalmente abbiamo circa 306.000 agenti appartenenti alle varie forze dell’ordine, 453 ogni 100.000 abitanti, cifra che colloca il nostro Paese all’ottavo posto in Europa, ben oltre la media continentale, ferma a 355 agenti ogni 100.000 abitanti.

Gli agenti delle Forze dell’Ordine si scontrano quotidianamente con la lentezza dell’amministrazione giudiziaria, vivendo ciò con enorme frustrazione, in quanto l’efficacia del loro lavoro viene spesso vanificata dall’impossibilità oggettiva per i tribunali di celermente procedere alla definizione dei processi.

Uno dei principali motivi per cui i cittadini onesti in alcuni casi non denunciano è che sanno che le loro denunce spesso e volentieri finiscono in un nulla di fatto.

La trattazione delle cause nei tribunali è un inferno per il cittadino. Basta andare un giorno al tribunale per vedere in che condizioni giudici, cittadini, forze dell’ordine e professionisti devono operare: manca persino la carta per le fotocopie.

È necessaria una riforma seria della giustizia che renda più snelli i procedimenti, rafforzi il sistema giudiziario e garantisca la sostanziale tutela dei diritti: è la politica che ha questo compito e come cittadini dobbiamo scegliere in tutte le istituzioni, ad ogni livello, politici onesti e al servizio della comunità.

I politici seri e onesti ci sono, ma vengono contrastati internamente alle forze politiche a cui appartengono dalle cordate, da chi agisce in sostanza in maniera clientelare all’interno dei partiti, impedendo così che si premi il merito; i politici onesti non vengono spesso compresi dai cittadini, che ancora basano le proprie scelte sul familismo amorale e che ricevono un’informazione del tutto manipolata sulla politica, per via della mancanza d’indipendenza dei mezzi d’informazione.

Un tema fondamentale da affrontare è anche il conflitto d’interessi: siamo gli unici in Europa a non avere una normativa organica al riguardo. Se non c’è una corretta informazione il cittadino viene privato della libertà di scegliere con coscienza e consapevolezza. Se non si esclude la possibilità, per chi è in posizioni dominanti nella società, di ricoprire incarichi politici, ci sarà sempre la prevalenza dell’interesse privato su quello pubblico nella gestione dello Stato, non più al servizio dei cittadini, ma di questa o quell’altra impresa o gruppo d’imprese. Invito tutti i cittadini onesti ad unirsi per lottare su questi temi, affinché vi sia giustizia nel nostro paese, perché “la giustizia non esiste di per sé, ma solo nei rapporti reciproci e in quei luoghi nei quali si sia stretto un patto circa il non recare né ricevere danno.” (Epicuro)

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Diritto Politica

Stop CETA: contro l’ennesima truffa ai danni dei cittadini

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ABBIAMO POCO TEMPO PER TUTELARE IL NOSTRO DIRITTO ALLA SALUTE, DIAMOCI DA FARE!
Abbiamo vinto contro il TTIP, ma non è bastato.
Il 15 febbraio il Parlamento Europeo voterà sul trattato di libero commercio tra Unione Europea e il Canada, il CETA.
Cosa è il CETA? È l’alternativa delle grandi aziende multinazionali preparata ad hoc qualora fosse fallito il TTIP (come è stato).
Significa in sostanza inondare il nostro paese di prodotti per adulti e bambini non controllati secondo il principio di precauzione, principio che impone una ricerca scientifica esaustiva sulla nocività dei prodotti prima di essere immessi nel mercato. Significa dare la possibilità ad un’azienda privata di denunciare uno stato, quindi la collettività, presso un tribunale privato e non pubblico, per chiedere danni per il solo fatto di non poter commerciare prodotti che non tutelano il nostro fondamentale diritto alla salute così come enunciato nella Costituzione Italiana all’art. 32.
Mettere a rischio il diritto alla salute di ogni individuo è pura follia, significa tornare indietro invece che andare avanti.
Ognuno di noi può fare tanto. Informarsi, informare, manifestare il proprio dissenso.
Come primo passo possiamo facilmente chiedere un impegno ai nostri parlamentari europei di schierarsi contro questo infame trattato.
Chiedi subito ai nostri parlamentari europei di impegnarsi a votare contro il CETA: https://stop-ttip.org/it/cetacheck/
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Culture Società Umanesimo

La Sardegna, l’Italia

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In risposta al mio amico Sergio: http://www.mayonese.it/cara-sardegna-lasciali-parlare-dear-franz/

In risposta al post di Franz: https://medium.com/italia/cara-sardegna-71ace0d8f490#.eq084hukg

Ho letto con grande interesse entrambe gli articoli. Devo dire che condivido alcune cose dell’uno e altre dell’altro. Premetto che di certo si parte da esperienze di vita completamente diverse. Un conto è fare il turista in Sardegna per una settimana, un conto è viverci dodici anni come Sergio. Un conto è stare in vacanza come Franz, un conto è lavorare duramente e con grande professionalità per dare la migliore ospitalità possibile, come fa Sergio. Un conto è amare una terra e averla nel cuore, quindi difenderla con tutte le proprie forze (una terra fatta di cultura, di persone, non solo di natura, che può essere capita solo da chi ci vive tutti i giorni), un conto è avere una mentalità critica di chi la vive pochi giorni. Ma questo deriva dal proprio stato d’animo.

Da quando sono nel grembo materno vengo in Sardegna ogni anno, ho la fortuna di avere una casa meravigliosa e di potermi godere delle vacanze stupende. Non ho mai scritto un articolo contro la Sardegna o i sardi, anche se potenzialmente costruttivo, perché sono talmente innamorato di quei luoghi da considerarli casa. Io accetto la Sardegna e, quando posso, cerco di essere d’aiuto, di sostenerla.

Ci sono tante cose che vanno e tanto che non vanno in Sardegna.

La natura è meravigliosa, incantevole, difficile ogni volta andarsene e non può che darsi il giusto merito al popolo sardo per essere riuscito (anche se non sempre) a non farla devastare dall’abuso edilizio. Vivo nel Lazio, ne so qualcosa: lo scempio perpetrato nella mia regione è agghiacciante.

I turisti italiani sono per lo più dei grandi cafoni, qui do ragione a Sergio, non si può venire in Sardegna per vivere come a Rimini o a Barcellona: significa violentare la sua natura.

Ci sarebbero discorsi politici da fare, per capire perché in tanti che lavorano nella ricettività non hanno professionalità, non conoscono le lingue, ma questo è un problema italiano che sarebbe ingiusto attribuire alla sola Sardegna. La gestione del nostro paese è in mano a furfanti, perché molti italiani hanno scelto la comoda via del clientelismo e della furbizia, per vivere, a discapito di altri. Insomma, credo ci sia un patrimonio naturalistico, storico, culturale, enogastronomico, meraviglioso in Italia, gestito spesso da persone ignoranti, non formate, che fanno passare la voglia di vivere in questo paese. Centinaia di migliaia scappano ogni anno dal nostro paese, perché stremati.

E qui parlo della vera questione della Sardegna, che poi è dell’Italia: lo spirito.

Quello che manca è lo spirito. Sergio parla di questo tra le righe del suo articolo scritto di getto tra un appuntamento di lavoro e l’altro: quello che offende Sergio non è tanto i limiti della ricettività turistica sarda, quanto capire che una terra come la Sardegna è un patrimonio dell’umanità e può migliorare solo se persone che si impegnano quotidianamente ad essere migliori la frequentano e la vivono. Quello che secondo me grida Sergio è il livello basso a cui siamo arrivati. Ma come, vieni in Sardegna e invece di parlare della meraviglia della natura, dell’Eden che è, della grande dignità e fierezza di tantissime persone sarde che ho conosciuto, parli del Wi Fi e delle carte di credito?

Quello che manca all’Italia e quindi anche alla Sardegna è l’amore, la gioia di vivere. Perché così come la gioia anche la collera è contagiosa. L’amore può proliferare solo se si creano condizioni di rispetto reciproco tra le persone. Ho visto tanti turisti negli anni litigare in strada, ragazzini abbandonati a schizzare e urlare in spiaggia, senza nessun rispetto per gli altri. Gente che pianta l’ombrellone sulla spiaggia libera (e quasi tutte le spiagge sarde sono per lo più libere, grazie ad una gestione oculata del bene comune) e poi se ne va per i fatti suoi, occupando suolo di tutti. Discorsi razzisti contro i sardi da parte dei “continentali”, contro i “continentali” da parte dei sardi, discorsi razzisti contro i ragazzi che per sopravvivere vendono in spiaggia, sempre dileggiati, quasi fossero macchiette colorite della vacanza e non avessero dignità di esseri umani.

Ragazzi e ragazze ubriacarsi a dismisura, sentendo pessima musica commerciale di bassa lega, locali gestiti da “continentali” incapaci e anche da quelli capaci, locali gestiti da sardi incapaci e da sardi capaci. Ho visto tutto, ho visto l’umanità che c’è, la direzione che ha preso.

Ecco, se vogliamo fare qualcosa di buono, è invertire questa tendenza. Ma come, la patria di Dante, di Gramsci, di Croce, di Michelangelo, di Einaudi, di Lussu, di Atzeni, di Calvino, di Verdi, di Vivaldi e chi più ne ha più ne metta, che si veste all’americana, che mangia avida come non ci fosse un domani, che strilla con rabbia, che vede tv spazzatura, che non sa più cantare di gioia?

Se vogliamo partire da qualche parte, partiamo da noi, dall’ignoranza e dall’arroganza, dalla mancanza di sensibilità e di rispetto, che governa sempre più le nostre menti di italiani. E invece di lamentarci, cominciamo a rimboccarci le maniche. C’è tanto lavoro da fare, ma possiamo tornare a splendere meglio di prima. Ma ognuno deve dare il meglio di sé, senza ipocrisie, senza debolezze. Ripartendo dall’umanesimo.

Io amo la Sardegna e amo l’Italia, perché amo la vita, con tutte le nostre contraddizioni. E solo per questo ora ho deciso di parlare.

Se vogliamo partire da qualche parte e approfondire le cause dei nostri mali, leggiamoci tutti queste profetiche parole di Goffredo Parise scritte più di 44 anni fa, forse è un punto di vista che ci può far capire il vero problema: http://www.dariopulcini.it/2015/12/il-rimedio-e-la-poverta-goffredo-parise/

Impariamo ad apprezzare ciò che vale veramente, ad aprire mente e cuore al nuovo, alla ricerca delle soluzioni, piuttosto che alla disamina dei problemi: ciò non potrà che migliorarci.

Chi non apprezza il paradiso non lo merita. La Sardegna è il paradiso, è la dimostrazione della natura di come può essere gioia pura, serenità, forza, bellezza. La direzione è data, sta a noi seguirla o meno.

Grazie.

P.S.: poi pubblicherò delle foto della Sardegna, per chi magari non sa bene di cosa parlo.

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Società

“Io, italiana povera, non penso che i migranti mi stiano togliendo il pane”.

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Ha solo 22 anni, Francesca Iacono, ed è una ragazza come ce ne sono tante. Anche la sua storia, raccontata in un lungo sfogo su Facebook, non è poi così inusuale.

Sorgente: Huffington post: “Io, italiana povera, non penso che i migranti mi stiano togliendo il pane”. E il post di Francesca, 22 anni, diventa virale

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Diritto Economia Politica Società Umanesimo

Un paese iniquo

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In Italia non esiste equità, è questo il vero problema, di questo si deve urgentemente occupare la politica. L’Ocse, nel suo rapporto sulle disuguaglianze, calcola che l’1% più benestante della popolazione della Penisola detiene il 14,3% della ricchezza nazionale netta, il triplo rispetto al 40% più povero, che detiene solo il 4,9 per cento degli attivi totali. La crisi ha inoltre accentuato le differenze, dato che la perdita di reddito disponibile tra il 2007 e il 2011 è stata del 4% per il 10% più povero della popolazione e solo dell’1% per il 10% più ricco. Il 20% più ricco detiene infatti il 61,6% della ricchezza e il 20% appena al di sotto il 20,9%. Il restante 60% si deve accontentare del 17,4% della ricchezza nazionale, di cui appena lo 0,4% per il 20% più povero. Il 5% più ricco della popolazione, detiene il 32,1% della ricchezza nazionale netta, ovvero oltre la metà di quanto detenuto del primo quintile, e di questa quasi la metà è in mano all’1% più ricco.

Insomma il 60% degli italiani si trova a dividersi le briciole (il 17% della ricchezza). La soluzione a tutta questa ingiustizia è già prevista nell’art. 53 della Costituzione Italiana, il quale statuisce:

Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.

Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

Un governo decente dovrebbe immediatamente attenersi a quanto previsto dalla Costituzione, combattendo l’evasione fiscale pari a 180 miliardi l’anno (perché tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche) e rendendo il sistema tributario realmente progressivo, cambiando gli scaglioni IRPEF da 5 a 100, portando l’aliquota a zero per redditi fino a 20.000 euro, eliminando tutte le altre tasse e i privilegi. In tal modo lo Stato potrebbe garantire immediatamente salute, istruzione, lavoro, casa, trasporti, tutela dell’ambiente, accesso all’informazione e giustizia, per tutti gratuitamente.

Siccome però i partiti (escluso solo il Movimento 5 Stelle) sono finanziati proprio dalle persone più ricche, come spiega bene l’approfondimento di Open Polis “Sotto il materasso”, non voteranno mai provvedimenti tesi alla redistribuzione del reddito, benché sancito dalla nostra Costituzione.

Per fortuna ci sono ben tre modi con cui la gente comune può modificare tale situazione:

votare diversamente (e andare a votare, soprattutto, poiché è da stupidi non usufruire di un diritto) o candidarsi in prima persona (perché in Italia si ha il diritto dell’elettorato attivo e passivo, non dimentichiamolo), mantenendo saldi i principi di onestà e di equità.

– non cooperare più con la fascia più ricca, cioè non cooperare più con il male. Un re senza sudditi non è più un re, un ricco senza poveri da sfruttare non è più ricco. In sostanza bisogna rifiutarsi di lavorare e non acquistare prodotti o servizi  da chi sfrutta le persone e l’ambiente.

– costruire una comunità solidale, in cui vi è unità nella diversità, partendo dal proprio territorio. La ricchezza non sono i soldi, ma ciò che sappiamo fare, i soldi sono solo un mezzo di scambio. Se ricostruiamo rapporti sociali di mutuo aiuto partendo dal territorio dove viviamo, se basiamo la nostra esistenza sulla solidarietà reciproca, possiamo star certi di non vivere più con la paura della povertà e di contribuire quindi alla costruzione di una società più umana.

Essere umani significa darsi una mano l’un l’altro, stringersi in un fraterno abbraccio di fronte alle difficoltà della vita. Chi sostiene il contrario o è un illuso o mente per convenienza personale.

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Politica

Politica, media e cittadinanza attiva

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Sono ormai due anni che sostengo attivamente il Movimento 5 Stelle. La maggior parte delle persone che conosco (anche quelle che reputo più preparate) ha una visione del M5S pressoché identica a quella propinata dai media mainstream: Grillo è aggressivo, dice troppe parolacce, nel Movimento non c’è democrazia, Grillo mi fa paura (sì, dicono anche questo).

Nessuno però sa mai dirmi dove precisamente Grillo è aggressivo, per cosa dice “troppe” parolacce, quando non c’è democrazia nel M5S e cosa fa concretamente paura di Grillo. Sono critiche sempre generiche, sempre troppo simili perché possano sorgere da una riflessione approfondita e attenta di cosa è il Movimento 5 Stelle nelle istituzioni, di cosa sta facendo concretamente, anche sbagliando a volte (ma nessuno è perfetto!): insomma non si riesce mai a parlare di fatti concreti, a mettere sulla bilancia, per una valutazione il più possibile obiettiva, cosa fa realmente l’attuale classe politica, piuttosto che ciò che dice di fare.

Partiamo innanzitutto dal fatto che gli italiani si dovrebbero indignare per ben altre cose (ma lo fanno raramente, quasi fosse “normale” questa situazione vergognosa), ecco qualche esempio:

– un partito fondato da mafiosi, come Forza Italia, ancora è in Parlamento;

– abbiamo un Parlamento illegittimo, poiché formato da parlamentari eletti con una legge elettorale incostituzionale;

– abbiamo un presidente del consiglio che fa accordi politici con un delinquente condannato per frode fiscale, falso in bilancio, appropriazioni indebita come Berlusconi, invece che relazionarsi con il Parlamento;

– abbiamo un Parlamento esautorato della sua funzione, poiché l’85% delle leggi sono proposte dal Governo (e sono le uniche che passano);

– abbiamo le pensioni d’oro da 90.000 euro al mese e quelle a 500 euro o anche meno (visto che hanno tolto da tempo le pensioni minime);

– siamo al trentacinquesimo posto in Europa (su 42 stati monitorati) per efficienza della giustizia al 2012;

– siamo al 73° posto al mondo per libertà d’informazione nel 2014, in caduta libera, scendendo di 24 posizioni rispetto al 2013;

– abbiamo quasi tutte le opere pubbliche sotto inchiesta, dagli ospedali alle scuole, dalle ricostruzioni post terremoto alle “grandi” opere;

– abbiamo un’economia al collasso con circa 1.000 aziende (tra queste spesso le più oneste e più virtuose che non hanno “amicizie” importanti) che chiudono ogni giorno e  3 milioni 322 mila disoccupati (dati ISTAT dicembre 2014), di cui il 44% giovani sotto i 25 anni;

– abbiamo stragi e morti sul lavoro (il numero più alto d’Europa da tanti anni) per lo più senza responsabilità accertate se non addirittura assoluzioni (basti citare il caso dell’Eternit).

E queste sono solo alcune delle nefandezze che attanagliano il nostro paese.

Il Movimento 5 Stelle è l’unico soggetto politico che:

– si è presentato con un programma chiaro e ha presentato proposte di legge coerenti con tale programma (ad es. il reddito di cittadinanza, presente in quasi tutti gli stati europei, che rilancerebbe l’economia e ridarebbe una vita dignitosa a milioni di persone oppure l’abolizione di Equitalia), tutte ovviamente bocciate dalla maggioranza di governo;

– si batte quotidianamente sia nelle istituzioni che accanto ai cittadini, per scardinare il sistema mafioso e proteggere le persone oneste (il caso Expo di Milano ne è un esempio eclatante);

– ha nelle istituzioni solo persone che non hanno riportato condanne di nessun tipo (al contrario degli altri partiti, la lista al 2012 dei condannati, inquisiti e indagati degli altri partiti già dovrebbe essere sufficiente a non dar loro più nessuna fiducia);

ascolta e rispetta i cittadini: più volte ho parlato personalmente con parlamentari, consiglieri regionali, comunali, municipali del Movimento, i quali si sono sempre resi disponibili a partecipare ad ogni iniziativa coerente con il programma del Movimento; nessuno di loro ha la scorta o gira in auto blu, sono persone “normali” (come è quasi ovunque in Europa e in tanti altri stati del mondo);

– ha parlamentari che rendicontano pubblicamente le loro spese, si dimezzano lo stipendio e lo devolvono al fondo di garanzia per la piccola e media impresa;

ha rifiutato i rimborsi elettorali (che sarebbero stati 42 milioni di euro), perché manifestamente incostituzionali, poiché in contrasto con il referendum del 1993 che ha abolito i finanziamenti pubblici ai partiti (mentre Pd, PdL, etc. oltre ad aver preso tali rimborsi hanno più volte approvato leggi contrarie al referendum);

– ha fatto votare tutti i candidati on-line, consentendo a qualsiasi iscritto di poter scegliere da chi farsi rappresentare.

E sono solo alcuni dei punti che fanno del M5S di gran lunga il migliore soggetto politico italiano, sotto tutti i punti di vista.

Se come cittadini non ci impegnamo a cercare la verità, ma affidiamo la nostra visione politica alle chiacchiere da bar o alla manipolazione delle informazioni operata dai media, non siamo cittadini che tengono veramente al proprio paese, non possiamo considerarci cittadini onesti. Se la nostra mentalità non cambia, eliminando pregiudizio, ipocrisia, malaffare, cominciando in prima persona ad attivarsi contro gli abusi di potere, sostenendo e proteggendo chi si comporta onestamente, non cambierà nemmeno l’Italia.

Come dice Martin Luther King: “Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla.”

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Culture Economia Informazione Politica Società Sud America Umanesimo Video

Due paesi a confronto: Italia e Uruguay

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A marzo 2014 l’Uruguay ha un tasso di disoccupazione del 6,3% (fonte INE), l’Italia del 12,7% (fonte ISTAT). L’Uruguay è al posto 26 per libertà di stampa, l’Italia è al posto 49, dopo il Niger, per RSF nel 2014; per Freedom House nel 2013 l’Italia è al posto 69, “parzialmente libero” a pari merito con la Guyana, l’Uruguay al 51, “libero”. Forse c’è un nesso… Meditate giornalisti, meditate sulle vostre responsabilità!

Discorso di José Pepe Mújica, Presidente dell’Uruguay nel Vertice della CELAC in Cile a gennaio 2013, sul presente e il futuro del Sud America e dell’umanità.

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Culture Musica Video

Vedi cara – Francesco Guccini

Tempo di lettura: 2 minutiUna canzone che spiega bene come mi sento in questi primi giorni di primavera…

Vedi cara, è difficile a spiegare,
è difficile parlare dei fantasmi di una mente.
Vedi cara, tutto quel che posso dire
è che cambio un po’ ogni giorno, è che sono differente.
Vedi cara, certe volte sono in cielo
come un aquilone al vento che poi a terra ricadrà.
Vedi cara, è difficile a spiegare,
è difficile capire se non hai capito già…

Vedi cara, certe crisi son soltanto
segno di qualcosa dentro che sta urlando per uscire.
Vedi cara certi giorni sono un anno,
certe frasi sono un niente che non serve più sentire.
Vedi cara le stagioni ed i sorrisi
son denari che van spesi con dovuta proprietà.
Vedi cara è difficile a spiegare,
è difficile capire se non hai capito già…

Non capisci quando cerco in una sera
un mistero d’ atmosfera che è difficile afferrare,
quando rido senza muovere il mio viso,
quando piango senza un grido, quando invece vorrei urlare,
quando sogno dietro a frasi di canzoni,
dietro a libri e ad aquiloni, dietro a ciò che non sarà…
Vedi cara è difficile a spiegare,
è difficile capire se non hai capito già…

Non rimpiango tutto quello che mi hai dato
che son io che l’ho creato e potrei rifarlo ora,
anche se tutto il mio tempo con te non dimentico perchè
questo tempo dura ancora.
Non cercare in un viso la ragione,
in un nome la passione che lontano ora mi fa.
Vedi cara è difficile a spiegare,
è difficile capire se non hai capito già…

Tu sei molto, anche se non sei abbastanza,
e non vedi la distanza che è fra i miei pensieri e i tuoi,
tu sei tutto, ma quel tutto è ancora poco,
tu sei paga del tuo gioco ed hai già quello che vuoi.
Io cerco ancora e così non spaventarti
quando senti allontanarmi: fugge il sogno, io resto qua!
Sii contenta della parte che tu hai,
ti do quello che mi dai, chi ha la colpa non si sa.
Cerca dentro per capir quello che sento,
per sentir che ciò che cerco non è il nuovo o libertà…
Vedi cara è difficile a spiegare,
è difficile capire se non hai capito già…

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Economia Politica Società Umanesimo

Sul Giappone e sull’Italia

Tempo di lettura: 2 minuti

Quando il paese finisce nel caos,
i politici parlano di “patriottismo”.

Tao Te Ching

 L’anno volge al termine e le mie riflessioni sono tutte concentrate sul cercare di capire il futuro che ci attende. Due stati (due popoli) mi preoccupano più di altri, per via del fatto che ho paura saranno i primi la cui economia collasserà entro i prossimi 5 anni, se non si cambia rotta: il Giappone e l’Italia.

La citazione iniziale del Tao Te Ching ben si adatta all’attuale situazione del “Paese del Sol levante”, terza economia mondiale, in cui, ad una crisi economica senza precedenti e al più alto debito pubblico del mondo,  il governo giapponese risponde cercando di riportare in auge lo schintoismo di stato e il nazionalismo nelle scuole attraverso l'”educazione patriottica”.

Il voler a tutti i costi cercare di sanare l’economia attraverso l’aumento della produzione in un paese consumista come il Giappone è pura follia:  il pianeta potrà sopportare ancora per poco il consumo indiscriminato di risorse. Consumare di più è eticamente sbagliato e insostenibile. Eppure il governo giapponese, senza alcuna saggezza, punta proprio su ciò, cercando di far breccia nei cuori dei giapponesi attraverso la religione di stato e il patriottismo: l’avidità del sistema capitalista si sta esprimendo quindi in tutta la sua perversione con cecità estrema, senza considerare gli effetti nefasti sull’avvenire dell’umanità e del pianeta terra che tale politica già sta producendo.

In Italia sono invece la corruzione e il clientelismo, ormai entrambe  permeanti la cultura italiana a tutti i livelli (sociale, politico e economico), i fattori determinanti che porteranno ad un inevitabile collasso, se non si inverte immediatamente la rotta. Non ho alcuna fiducia che l’attuale governo dia dati veritieri sulla reale situazione economica del nostro paese, che secondo me è ben più grave di quanto vogliano dirci.

Solo noi cittadini possiamo invertire queste tendenze pericolosissime per il futuro della terra, riprendendo il controllo sulle nostre istituzioni, inserendo i più meritevoli, onesti e saggi ad amministrare il bene pubblico. Altrimenti il futuro sarà veramente duro per tutti.

Spero in un 2014 in cui la coscienza e la consapevolezza di ogni singolo essere umano mutino ovunque, che trionfi  un unico imperativo etico comune: costruire un percorso verso un’umanità armoniosa e solidale. La disonestà, l’avidità e l’egoismo porteranno ineluttabilmente al collasso.

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Società Umanesimo

La verità detta dai giovani

Tempo di lettura: < 1 minutiUn bellissimo intervento di una ragazza, che racchiude tanta saggezza e tanta verità, all’inaugurazione dell’università di Parma del 2012.

Aggiungo anche uno scritto di Aldo Moro, che condivido appieno, su ciò che dovrebbe essere l’università.

“Il problema dell’Università mi pare più di uomini che di ordinamenti… Potremmo dire, in conclusione, che l’Università va umanizzata, rendendone il rapporto d’insegnamento, ufficiale e non ufficiale, un rapporto umano, vorrei dire di amicizia nel senso più alto e nobile della parola, nel quale riesca fecondo, per la formazione della personalità, anche il più particolare apprendimento e venga messa in luce, dove appena sia possibile, la profonda umanità della scienza. Così lo studio stesso apparirà sempre caldo di vita, fatto che riguarda il profondo io del giovane e non può restare tra i suoi interessi collaterali. Che se il giovane non studia, è proprio perché non sente lo studio come cosa sua, centrale appassionante, ineliminabile. E così verrà inteso, se egli, con l’aiuto del maestro, ne verrà cogliendo ora per ora il senso umano, se il maestro saprà scendere spiritualmente almeno, e qualche volta materialmente, dalla sua cattedra, per farsi vicino al giovane, tanto che questi senta la sua umanità dolorante e pur serena, la sua comprensione per tutti e per tutte le cose… Essenziale è che il giovane senta chi insegna nell’Università come persona che gli vuole bene, lo comprende, è pronto ad aiutarlo; come uomo che apprezza la sua giovinezza e ripone in essa la sua fiducia; che si senta amato e preso sul serio”.

Aldo Moro “Problemi dell’Università” in “Al di là della politica e altri scritti”, <<Studium>> 1942-1952 (a cura di G. Campanini)

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