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Politica Umanesimo

La guerra in Ucraina potrebbe finire oggi: ecco come

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È ora di rompere il muro di silenzio e finirla con l’ipocrisia: per portare immediatamente la pace basterebbe il sostegno dei governi europei alla richiesta russa di neutralità militare dell’Ucraina e l’avvio di una seria campagna internazionale per il disarmo, innanzitutto aderendo al Trattato Internazionale per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW), ottenuto grazie agli sforzi della società civile in tutto il globo. Le armi nucleari sono il pericolo più grande, quotidiano e costante per la sopravvivenza della vita sulla Terra.

Il trattato è entrato in vigore il 22 gennaio 2021 e è stato sottoscritto ad oggi da 89 paesi nel mondo: gli unici paesi europei ad aver aderito sono stati l’Austria, l’Irlanda, Malta, San Marino.

I governi europei, con grande cecità e fregandosene di ciò che pensano i cittadini, inviano armi in Ucraina e pianificano il riarmo dei propri arsenali, che è come gettare benzina sul fuoco: il paradosso è che, tanto per fare un esempio, quello che viene mostrato come il “cattivo governo cinese” invece invia aiuti umanitari in Ucraina e cerca in ogni modo il dialogo.

È evidente che vi siano interessi altri in questa guerra, che vengono nascosti dietro la dicotomia “Russia cattiva-Ucraina buona”, per ingenerare la polarizzazione nell’opinione pubblica, discriminazioni, violenze, morte e distruzione.

Questa mistificazione della realtà sta anche ingenerando la distrazione della gente dalla reale causa che genera queste e altre atrocità: il sistema economico liberista basato sull’avidità sfrenata di pochi ricchi a danno di tutti gli altri esseri umani. Un sistema predatorio, iniquo, insostenibile, anacronistico. Eppure le alternative praticabili già ci sono e già milioni di persone in tutto il mondo stanno generando un nuovo modello economico sostenibile, equo, giusto.

Sono due secoli che l’oligarchia economica mondiale uccide, tortura, massacra, diffama chiunque contrasti il mantra del libero mercato: è ora di finirla, il fallimento di questo sistema è sotto gli occhi di tutti, basta aprirli.

In Africa negli ultimi 20 anni sono morti oltre 5 milioni di bambini sotto i 5 anni a causa dei conflitti (mi viene da piangere solo al pensiero) nel silenzio generale dei media italiani, nell’inerzia delle organizzazioni internazionali: i governi occidentali armano gli africani per destabilizzare il continente, di modo da garantire alle imprese multinazionali (non certo ai popoli) materie prime a basso costo.

L’inquinamento causato dal sistema insostenibile di produzione, distribuzione e uso generato dal capitalismo uccide tra i 7 e i 13 milioni di persone ogni anno, anche in questo caso nel silenzio generale dei media occidentali.

Siamo noi il problema del mondo: possiamo essere noi la soluzione.

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Diritto

La verità della guerra in Ucraina

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Questa guerra è frutto della lunga invasione degli USA in Europa che va avanti da 70 anni: la corsa agli armamenti con l’aumento di basi militari NATO in Europa non si è mai arrestata. Gli investimenti militari nel mondo sono tornati ad aumentare costantemente dal 1998 ad oggi: un aumento del 10% solo negli ultimi dieci anni.

Spese militari globali

Gli Stati Uniti sono quelli che investono di più negli armamenti, il 39% della spesa globale: nel 2020 hanno speso 778 miliardi di dollari, il triplo della Cina e dodici volte di più della Russia.

Ma la corsa agli armamenti avviene in tutto l’occidente: tra i primi paesi che investono di più al mondo ci sono il Regno Unito, la Germania, la Francia e, purtroppo, anche l’Italia.

Le spese militari non si aumentano per fare la pace.

Sono certo che se chiedessimo a qualsiasi persona comune se vorrebbe una guerra a casa propria tutti risponderebbero certamente di no, anche gli statunitensi o i russi.

Per scongiurare le guerre è necessario che i popoli del mondo cooperino per costruire un mondo in armonia e in pace, attraverso un’equa distribuzione delle risorse, aumentando la resilienza delle comunità, costruendo ponti di solidarietà e cooperazione per affrontare le sfide emergenti della nostra epoca, in primis la rigenerazione degli ecosistemi distrutti dall’avidità umana.

I ricchi e i potenti giocano con la vita delle persone per continuare nella loro folle corsa al denaro e al potere.

In fin dei conti la guerra fa comodo solo a loro: ma non è ciò che vogliono le persone comuni, le quali subiscono incosapevoli i continui soprusi dell’oligarchia internazionale, completamente acciecata dalla smania di potere.

L’unica via d’uscita da una situazione tanto drammatica è creare una nuova coscienza civica universale: ognuno deve agire dove vive sostenendo la pace, la giustizia, l’equità, il dialogo, l’uguaglianza in quanto principi universali di convivenza.

Il diritto alla vita non è comprimibile per nessuna ragione: solo comunità consapevoli della sacralità della vita in ogni sua forma possono affrontare e superare brillantemente, grazie soprattutto alla creatività, all’entusiasmo, alla forza e all’intelligenza dei giovani, le più importanti sfide dei nostri tempi.

La pace e la guerra nascono nel cuore e nella mente delle persone: solo costruendo ogni giorno, con i propri sforzi, comunità pacifiche, solidali, creando una nuova coscienza civile basata sul dialogo e sui diritti umani, è possibile impedire che pochi folli ricchi e potenti continuino a giocare con le nostre esistenze.

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Diritto

Un Paese senza giustizia è un Paese senza futuro

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La recente notizia dell’insufficienza di giudici per le Corti D’Appello di tutta Italia, al Sud in particolare, in parte a causa della pessima riforma Cartabia, è solo l’ultimo dei drammi del sistema giudiziario del nostro Paese.

Viviamo in una nazione in cui un processo civile dura tremila giorni (2.949), corrispondenti a 8 anni, con una media dei Paesi membri del Consiglio d’Europa (che non è l’Unione Europea e di cui fanno parte 47 paesi, contro i 27 dell’UE) che arriva a poco meno di 2 anni (715).

Il Governo Monti nel 2012 (con il D.Lgs. 155/2012), in questa situazione drammatica, invece che potenziare l’organico dell’amministrazione giudiziaria, chiuse 31 tribunali, 31 procure, 220 sezioni distaccate di tribunale, soppresse 667 uffici dei giudici di pace.

Paradossalmente abbiamo circa 306.000 agenti appartenenti alle varie forze dell’ordine, 453 ogni 100.000 abitanti, cifra che colloca il nostro Paese all’ottavo posto in Europa, ben oltre la media continentale, ferma a 355 agenti ogni 100.000 abitanti.

Gli agenti delle Forze dell’Ordine si scontrano quotidianamente con la lentezza dell’amministrazione giudiziaria, vivendo ciò con enorme frustrazione, in quanto l’efficacia del loro lavoro viene spesso vanificata dall’impossibilità oggettiva per i tribunali di celermente procedere alla definizione dei processi.

Uno dei principali motivi per cui i cittadini onesti in alcuni casi non denunciano è che sanno che le loro denunce spesso e volentieri finiscono in un nulla di fatto.

La trattazione delle cause nei tribunali è un inferno per il cittadino. Basta andare un giorno al tribunale per vedere in che condizioni giudici, cittadini, forze dell’ordine e professionisti devono operare: manca persino la carta per le fotocopie.

È necessaria una riforma seria della giustizia che renda più snelli i procedimenti, rafforzi il sistema giudiziario e garantisca la sostanziale tutela dei diritti: è la politica che ha questo compito e come cittadini dobbiamo scegliere in tutte le istituzioni, ad ogni livello, politici onesti e al servizio della comunità.

I politici seri e onesti ci sono, ma vengono contrastati internamente alle forze politiche a cui appartengono dalle cordate, da chi agisce in sostanza in maniera clientelare all’interno dei partiti, impedendo così che si premi il merito; i politici onesti non vengono spesso compresi dai cittadini, che ancora basano le proprie scelte sul familismo amorale e che ricevono un’informazione del tutto manipolata sulla politica, per via della mancanza d’indipendenza dei mezzi d’informazione.

Un tema fondamentale da affrontare è anche il conflitto d’interessi: siamo gli unici in Europa a non avere una normativa organica al riguardo. Se non c’è una corretta informazione il cittadino viene privato della libertà di scegliere con coscienza e consapevolezza. Se non si esclude la possibilità, per chi è in posizioni dominanti nella società, di ricoprire incarichi politici, ci sarà sempre la prevalenza dell’interesse privato su quello pubblico nella gestione dello Stato, non più al servizio dei cittadini, ma di questa o quell’altra impresa o gruppo d’imprese. Invito tutti i cittadini onesti ad unirsi per lottare su questi temi, affinché vi sia giustizia nel nostro paese, perché “la giustizia non esiste di per sé, ma solo nei rapporti reciproci e in quei luoghi nei quali si sia stretto un patto circa il non recare né ricevere danno.” (Epicuro)

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Ambiente Economia

Energia da fonti rinnovabili

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Nel marasma globale dell’informazione mainstream difficilmente si sente parlare di cosa accade nel mondo riguardo allo sviluppo dell’energia da fonti rinnovabili. E si capisce che il nostro cosiddetto primo mondo è sempre meno… primo!

I dati a disposizione per un’analisi obiettiva della situazione e dei piani dei vari paesi non mancano.

ITALIA

In Italia nel 2010 si è arrivati ad una richiesta totale di energia di 330,5Twh, di cui solo il 22,8% è da fonti rinnovabili. Importiamo al 2010 energia per il 13,4% del nostro fabbisogno, ma in realtà, aggiungendo quanta energia produciamo da combustibili fossili che prevalentemente importiamo (gas 44,9%, carbone 10,8% e altri 7,1%), arriviamo alla considerevole cifra di 76,2% di fabbisogno energetico soddisfatto da risorse estere: quindi l’indipendenza energetica in Italia, con le attuali politiche, sarà qualcosa che forse (ma forse) vedranno i figli dei nostri figli, se non cambiamo politica energetica.

EUROPA

E cosa succede in Europa?

In Spagna, dove nel 2011 si è arrivati a coprire con fonti rinnovabili il 40% della richiesta totale di energia elettrica del paese (269 Twh), in alcune regioni si è quasi arrivati all’autonomia energetica (Navarra, Cantabria, Murcia), grazie prevalentemente all’uso dell’energia eolica.

In Germania le energie rinnovabili hanno toccato il 17% dei 600 Twh richiesti nel 2010, ma i tedeschi puntano al 80% di energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2050, nonché a ridurre il consumo del 50% dal 2008 al 2050.

In Svezia il 45% dell’energia totale richiesta è prodotto da fonti rinnovabili. La Svezia ha inoltre introdotto un piano per ridurre il fabbisogno energetico degli impianti industriali, riducendo di 1,4 Twh per anno i consumi.

In Francia la situazione non è migliore di quella italiana, poiché la maggior parte della produzione di energia viene dalle centrali nucleari (la Francia è il secondo produttore al mondo dopo gli Stati Uniti); rispetto agli obiettivi datisi per il 2010 del 21% da fonti rinnovabili i francesi si fermano ad un misero 14,6% nel 2010.

Anche l’Inghilterra non è da meno, con solo un 9,4% dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili nel 2011. L’Inghilterra sta puntando molto sullo sviluppo dell’energia eolica degli impianti off-shore (in mare aperto), divenendo l’ottavo produttore mondiale di energia eolica (5,7 Gwh) nel 2011.

La Russia è il quinto produttore mondiale di energia rinnovabile (e uno dei più grandi produttori di energia al mondo con 992 TWh prodotti nel 2009), prevalentemente da impianti idroelettrici, con una produzione comunque bassa rispetto al fabbisogno: solo il 17% è da fonti rinnovabili. Il paese vuole tagliare del 40% il consumo d’energia entro il 2020, attraverso investimenti e progetti legati all’efficienza energetica. Attualmente comunque la produzione di energia è prevalentemente da combustibili fossili.

MONDO

La situazione asiatica non è delle migliori (salvo la Cina), ma in celere sviluppo:

La Cina nel 2007 già produceva il 17% dell’elettricità da fonti rinnovabili (prevalentemente tramite impianti idroelettrici). È il quarto produttore mondiale di energia eolica (dopo Stati Uniti, Germania e Spagna). L’obiettivo per il 2010 di produzione eolica del governo cinese era di 10 GW, ma già nel 2009 la produzione si è attestata sui 25,1 GW.  La Cina è il più grande produttore al mondo di pannelli fotovoltaici (il 30% della produzione mondiale). Il programma di energia sostenibile della Cina (China Sustainable Energy Program) prevede entro il 2020 una produzione del 15% di energia totale da fonti rinnovabili. Il piano prevede programmi per lo sviluppo della sostenibilità ecologica delle città, un programma di costruzioni con alta efficienza energetica, la riduzione delle emissioni nei trasporti attraverso l’uso di mezzi ibridi e elettrici .

L’India ha istituito dal lontano 1980 il Ministero per l’Energia Nuova e Rinnovabile. Eppure nel 2011 solo il 10,63% della produzione totale di energia deriva da fonti rinnovabili. Per via dell’alto livello di insolazione l’India sta sviluppando dal 2009 decine di grandi impianti fotovoltaici, di cui alcuni già terminati.

Il Giappone produce il 30% della propria energia da centrali idroelettriche e ben il 50% dal petrolio. Dopo il disastro nucleare di Fukushima, il paese ha deciso per fortuna di interrompere gradualmente tutti gli impianti nucleari esistenti.

Gli Stati Uniti purtroppo hanno il primato di uno dei peggiori paesi al mondo dal punto di vista delle energie rinnovabili:

Gli Stati Uniti hanno nel 2011 prodotto solo l’11,7% della propria energia da fonti rinnovabili, attestandosi come uno dei peggiori paesi al mondo (produce energia per l’85% da combustibili fossili); ciò pur essendo il maggior produttore e consumatore di energia su scala mondiale. Non solo, il potenziale di energia rinnovabile statunitense è in alcuni settori, come l’eolico, tra i maggiori del mondo. Il sistema di finanziamento federale ad aziende private nel settore delle energie rinnovabili è stato assolutamente fallimentare, difatti diverse aziende ampiamente finanziate tramite prestiti federali sono fallite (Solyndra e Konarka, tra le maggiori).

L’America Latina stupisce nel settore delle energie rinnovabili:

Il Brasile ha prodotto nel 2009 l’85% del suo fabbisogno energetico da fonti di energia rinnovabili, grazie soprattutto all’uso dell’etanolo prodotto dalla canna da zucchero. È uno dei paesi al mondo più attivi nella promozione e produzione di energia da fonti rinnovabili.

L’Argentina già produce il 41% del suo fabbisogno energetico da centrali idroelettriche. Il paese sta investendo in energia idroelettrica, eolica e fotovoltaica.

L’Ecuador prevede per il 2020 la produzione di energia al 100% da fonti rinnovabili; già oggi produce il 50% del suo fabbisogno con la sola energia idroelettrica.

Il Venezuela, pur essendo uno dei maggiori produttori di petrolio del mondo, produce il 68,13% della propria richiesta di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico). Il paese prevede di soddisfare il 10% del proprio fabbisogno energetico previsto del 2025 tramite centrali di energia eolica.

DOCUMENTI E COLLEGAMENTI:

Documento GSE rinnovabili in Italia 15/11/2011 (PDF)

Wikipedia – Energía renovable en España (LINK)

Wikipedia – Renewable energy in Germany (LINK)

Sweden – Generating power for a sustainable future (LINK)

France – Energies renouvelables : la France échoue sur ses objectifs (LINK)

Wikipedia – Renewable energy in the United Kingdom (LINK)

Wikipedia – Renewable energy in Russia (LINK)

Wikipedia – Renewable energy in the People’s Republic of China (LINK)

The China Sustainable Energy Program (LINK)

Wikipedia – Renewable energy in India (LINK)

Wikipedia – Energy in Japan (LINK)

Wikipedia – Renewable energy in United States (LINK)

Wikipedia – Energia renovável no Brasil (LINK)

Wikipedia – Sector eléctrico en Argentina (LINK)

Wikipedia – Venezuela: energia (LINK)

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Economia News Politica Società Sud America

Bollettino informativo n° 3

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La Grecia e  la libertà d’informazione

grecia_studentiNon si sente parlare di ciò che è accaduto e sta accadendo in Grecia. Della repressione dello Stato, di un ragazzo (Alexis) morto ucciso da un poliziotto, storie che per noi italiani sono già sentite, già vissute: da Giorgiana Masi a Carlo Giuliani. È l’agghiacciante silenzio del potere, sempre pronto invece a scagliarsi contro ogni paese che non cede al capitale, che resiste al liberismo, all’egoismo e al moralismo, contro il Sud America socialista di Chavez, di Castro, di Morales, di Correa, di Ortega, di Lugo, contro i movimenti popolari in Italia e nel mondo.

È il canto del cigno prima della morte (più che un canto un lamento), quello di questo potere colluso e mafioso, clientelare e violento, che grida la sua morte ormai prossima, un potere che finanzia le banche che derubano ai cittadini, come è successo in Europa, come è successo in Grecia, come è successo negli Stati Uniti.

La Grecia è oggi un simbolo di rivolta in Europa, il Sud America un esempio di dignità, ma l’assordante silenzio del potere ha lo stesso macabro suono dei raid israeliani su bambini e donne palestinesi inermi: e noi siamo dentro a questo sistema repressivo e totalitario, imbambolati dalle mille lucine colorate vendute dagli schermi dei nostri televisori.

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Politica

Non sa nemmeno di che parla

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Il leader del P.D.L. non sa nemmeno di cosa parla, nemmeno gli italiani e tanto meno i giornalisti, che dovrebbero intervenire per chiarire e verificare ciò che pubblicano e diffondono; infatti il 29 febbraio 2008 Berlusconi dichiara di voler ridurre la pressione fiscale in Italia sotto il 40% del P.I.L. (fonte Adnkronos).

Ma in realtà la pressione fiscale in Italia al 2005 è del 27,7% del P.I.L. (fonte Business Online), tra le più alte d’Europa, ma ciò è dovuto a mio parere soprattutto all’evasione fiscale e allo sperpero delle risorse dello Stato, parametri in cui siamo tra i primi paesi dell’Unione Europea.