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Due paesi a confronto: Italia e Uruguay

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A marzo 2014 l’Uruguay ha un tasso di disoccupazione del 6,3% (fonte INE), l’Italia del 12,7% (fonte ISTAT). L’Uruguay è al posto 26 per libertà di stampa, l’Italia è al posto 49, dopo il Niger, per RSF nel 2014; per Freedom House nel 2013 l’Italia è al posto 69, “parzialmente libero” a pari merito con la Guyana, l’Uruguay al 51, “libero”. Forse c’è un nesso… Meditate giornalisti, meditate sulle vostre responsabilità!

Discorso di José Pepe Mújica, Presidente dell’Uruguay nel Vertice della CELAC in Cile a gennaio 2013, sul presente e il futuro del Sud America e dell’umanità.

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Ambiente Economia

Energia da fonti rinnovabili

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Nel marasma globale dell’informazione mainstream difficilmente si sente parlare di cosa accade nel mondo riguardo allo sviluppo dell’energia da fonti rinnovabili. E si capisce che il nostro cosiddetto primo mondo è sempre meno… primo!

I dati a disposizione per un’analisi obiettiva della situazione e dei piani dei vari paesi non mancano.

ITALIA

In Italia nel 2010 si è arrivati ad una richiesta totale di energia di 330,5Twh, di cui solo il 22,8% è da fonti rinnovabili. Importiamo al 2010 energia per il 13,4% del nostro fabbisogno, ma in realtà, aggiungendo quanta energia produciamo da combustibili fossili che prevalentemente importiamo (gas 44,9%, carbone 10,8% e altri 7,1%), arriviamo alla considerevole cifra di 76,2% di fabbisogno energetico soddisfatto da risorse estere: quindi l’indipendenza energetica in Italia, con le attuali politiche, sarà qualcosa che forse (ma forse) vedranno i figli dei nostri figli, se non cambiamo politica energetica.

EUROPA

E cosa succede in Europa?

In Spagna, dove nel 2011 si è arrivati a coprire con fonti rinnovabili il 40% della richiesta totale di energia elettrica del paese (269 Twh), in alcune regioni si è quasi arrivati all’autonomia energetica (Navarra, Cantabria, Murcia), grazie prevalentemente all’uso dell’energia eolica.

In Germania le energie rinnovabili hanno toccato il 17% dei 600 Twh richiesti nel 2010, ma i tedeschi puntano al 80% di energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2050, nonché a ridurre il consumo del 50% dal 2008 al 2050.

In Svezia il 45% dell’energia totale richiesta è prodotto da fonti rinnovabili. La Svezia ha inoltre introdotto un piano per ridurre il fabbisogno energetico degli impianti industriali, riducendo di 1,4 Twh per anno i consumi.

In Francia la situazione non è migliore di quella italiana, poiché la maggior parte della produzione di energia viene dalle centrali nucleari (la Francia è il secondo produttore al mondo dopo gli Stati Uniti); rispetto agli obiettivi datisi per il 2010 del 21% da fonti rinnovabili i francesi si fermano ad un misero 14,6% nel 2010.

Anche l’Inghilterra non è da meno, con solo un 9,4% dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili nel 2011. L’Inghilterra sta puntando molto sullo sviluppo dell’energia eolica degli impianti off-shore (in mare aperto), divenendo l’ottavo produttore mondiale di energia eolica (5,7 Gwh) nel 2011.

La Russia è il quinto produttore mondiale di energia rinnovabile (e uno dei più grandi produttori di energia al mondo con 992 TWh prodotti nel 2009), prevalentemente da impianti idroelettrici, con una produzione comunque bassa rispetto al fabbisogno: solo il 17% è da fonti rinnovabili. Il paese vuole tagliare del 40% il consumo d’energia entro il 2020, attraverso investimenti e progetti legati all’efficienza energetica. Attualmente comunque la produzione di energia è prevalentemente da combustibili fossili.

MONDO

La situazione asiatica non è delle migliori (salvo la Cina), ma in celere sviluppo:

La Cina nel 2007 già produceva il 17% dell’elettricità da fonti rinnovabili (prevalentemente tramite impianti idroelettrici). È il quarto produttore mondiale di energia eolica (dopo Stati Uniti, Germania e Spagna). L’obiettivo per il 2010 di produzione eolica del governo cinese era di 10 GW, ma già nel 2009 la produzione si è attestata sui 25,1 GW.  La Cina è il più grande produttore al mondo di pannelli fotovoltaici (il 30% della produzione mondiale). Il programma di energia sostenibile della Cina (China Sustainable Energy Program) prevede entro il 2020 una produzione del 15% di energia totale da fonti rinnovabili. Il piano prevede programmi per lo sviluppo della sostenibilità ecologica delle città, un programma di costruzioni con alta efficienza energetica, la riduzione delle emissioni nei trasporti attraverso l’uso di mezzi ibridi e elettrici .

L’India ha istituito dal lontano 1980 il Ministero per l’Energia Nuova e Rinnovabile. Eppure nel 2011 solo il 10,63% della produzione totale di energia deriva da fonti rinnovabili. Per via dell’alto livello di insolazione l’India sta sviluppando dal 2009 decine di grandi impianti fotovoltaici, di cui alcuni già terminati.

Il Giappone produce il 30% della propria energia da centrali idroelettriche e ben il 50% dal petrolio. Dopo il disastro nucleare di Fukushima, il paese ha deciso per fortuna di interrompere gradualmente tutti gli impianti nucleari esistenti.

Gli Stati Uniti purtroppo hanno il primato di uno dei peggiori paesi al mondo dal punto di vista delle energie rinnovabili:

Gli Stati Uniti hanno nel 2011 prodotto solo l’11,7% della propria energia da fonti rinnovabili, attestandosi come uno dei peggiori paesi al mondo (produce energia per l’85% da combustibili fossili); ciò pur essendo il maggior produttore e consumatore di energia su scala mondiale. Non solo, il potenziale di energia rinnovabile statunitense è in alcuni settori, come l’eolico, tra i maggiori del mondo. Il sistema di finanziamento federale ad aziende private nel settore delle energie rinnovabili è stato assolutamente fallimentare, difatti diverse aziende ampiamente finanziate tramite prestiti federali sono fallite (Solyndra e Konarka, tra le maggiori).

L’America Latina stupisce nel settore delle energie rinnovabili:

Il Brasile ha prodotto nel 2009 l’85% del suo fabbisogno energetico da fonti di energia rinnovabili, grazie soprattutto all’uso dell’etanolo prodotto dalla canna da zucchero. È uno dei paesi al mondo più attivi nella promozione e produzione di energia da fonti rinnovabili.

L’Argentina già produce il 41% del suo fabbisogno energetico da centrali idroelettriche. Il paese sta investendo in energia idroelettrica, eolica e fotovoltaica.

L’Ecuador prevede per il 2020 la produzione di energia al 100% da fonti rinnovabili; già oggi produce il 50% del suo fabbisogno con la sola energia idroelettrica.

Il Venezuela, pur essendo uno dei maggiori produttori di petrolio del mondo, produce il 68,13% della propria richiesta di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico). Il paese prevede di soddisfare il 10% del proprio fabbisogno energetico previsto del 2025 tramite centrali di energia eolica.

DOCUMENTI E COLLEGAMENTI:

Documento GSE rinnovabili in Italia 15/11/2011 (PDF)

Wikipedia – Energía renovable en España (LINK)

Wikipedia – Renewable energy in Germany (LINK)

Sweden – Generating power for a sustainable future (LINK)

France – Energies renouvelables : la France échoue sur ses objectifs (LINK)

Wikipedia – Renewable energy in the United Kingdom (LINK)

Wikipedia – Renewable energy in Russia (LINK)

Wikipedia – Renewable energy in the People’s Republic of China (LINK)

The China Sustainable Energy Program (LINK)

Wikipedia – Renewable energy in India (LINK)

Wikipedia – Energy in Japan (LINK)

Wikipedia – Renewable energy in United States (LINK)

Wikipedia – Energia renovável no Brasil (LINK)

Wikipedia – Sector eléctrico en Argentina (LINK)

Wikipedia – Venezuela: energia (LINK)

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Economia News Politica Società Sud America Umanesimo

Sognando il Venezuela

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Perdonate il titolo provocatorio, ma le contraddizioni tra la politica occidentale e la politica latino-americana si acuiscono sempre più; fioriscono iniziative di governo nei paesi del Sud America lodevoli e giuste, (spesso per la prima volta dopo decenni di sanguinose dittature) ben più progressiste delle deboli proposte di riforme sociali europee (a scapito di diritti e lavoratori),

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News

Bollettino informativo n° 2

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Siccome i media mainstream tacciono di ciò che accade nel mondo e il governo italiano si prodiga (tra le varie attività nocive) a far chiudere le piccole cooperative editoriali libere e indipendenti (come Carta Il Manifesto) con il famigerato Decreto Tremonti (D.L. 112/2008), mentre regala insieme agli altri paesi europei miliardi di euro alle banche (ma secondo voi le banche sono i soggetti che hanno più bisogno di soldi???) vorrei segnalare le notizie (a mio parere degne di nota) che raccolgo dalle varie parti del mondo, con un post ogni tanto, di modo da dare il mio seppur piccolo contributo a creare un canale di informazione alternativa per i miei cari lettori (ma cribbio non sono un prodotto editoriale e non faccio stampa clandestina).

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Politica

Gli USA in assetto di guerra

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Dopo l’attacco della Colombia in territorio ecuadoriano, tramite sostegno del governo statunitense, dopo l’appoggio politico e forse anche finanziario da parte degli USA all’illegittimo referendum sullo statuto autonomo del dipartimento di Santa Cruz in Bolivia (peraltro pesantemente perso dalle elités boliviane che lo sostengono, con un astensione storica del 39% e un 15% di “no”), il governo statunitense si pone in assetto di guerra. Come al solito i nostri media non parlano di ciò che succede nel mondo, ma ormai siamo abituati.

E’ notizia del 24 aprile 2008 che la Difesa USA ha stabilito dopo 48 anni di ripristinare la IV Flotta (senza ovviamente nessun consenso e senza chiedere nessun permesso da parte dei paesi latino americani) nel sud dell’Oceano Atlantico, dal 1 luglio 2008, con la scusa di voler combattere il terrorismo e il narcotraffico. In realtà questa operazione militare è una vera e propria minaccia ai paesi latino-americani, ormai per la maggioranza schierati contro il governo statunitense, visto che lo spiegamento di forze comprende anche testate nucleari (e non mi sembra che si possa combattere narcotraffico e terrorismo con armi nucleari), nonché tutte le ultime tecnologie e strumentazioni belliche.

Ciò è un fatto gravissimo sia per i già delicati equilibri internazionali sia per l’atteggiamento arrogante che il governo statunitense continua a tenere nei confronti dell’intero pianeta, arrogandosi il diritto di dichiarare guerre senza rispettare né l’ONU né il diritto internazionale. Il futuro dell’umanità, sino a quando la posizione del governo USA rimarrà così intransigente e bellicosa, mancando di rispetto a moltissimi stati, governi democraticamente eletti e popoli, non si prospetta dei migliori.

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Politica

Di nuovo buone notizie dall’America Latina

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Risultati presidenziali Paraguay 2008

Dal sito del Tribunale Superiore di Giustizia Elettorale del Paraguay: http://www.tsje.gov.py

Alle elezioni tenutesi domenica 20 aprile 2008 in Paraguay, con una schiacciante vittoria del 40,82%, viene eletto presidente l’ex-vescovo (estromesso dalla Chiesa Cattolica Romana a divinis) sostenitore della “Teologia della Liberazione” Fernando Lugo, dopo 61 anni di potere del Partido Colorado. Questa è l’ennesima storica vittoria della sinistra nel continente latino-americano, che si aggiunge ai risultati della Bolivia, dell’Ecuador, del Venezuela, del Nicaragua, del Brasile degli ultimi anni.

A quanto pare nel Sud America sono più avveduti che nella democratica Italia, scegliendo, dopo anni di sanguinose dittature e spietate politiche liberiste, posizioni politiche di sinistra anche radicale, tramite mezzi democratici. Il popolo latino sta riscoprendo il valore del voto e della necessità di un’altra politica, di una strada differente per risolvere le questioni del proprio territorio, del proprio popolo, della propria economia.

A quanto pare in altre parti del mondo il socialismo pare essere più vivo e popolarmente sostenuto che mai…

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Politica

Sveglia, gente!

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La Colombia (uno degli ultimi paesi latino-americani filo-statunitensi) bombarda in territorio Ecuadoriano le FARC. I media proni e schiavi commentano che Chavez sta aizzando tutti contro il presidente colombiano Uribe: ribaltano la verità, ci giocano come a calcio. Così come ci raccontano che Israele è il povero paese circondato da terroristi, quando nel giro degli ultimi dieci giorni ha massacrato con il suo esercito 500 persone, di cui molte vittime innocenti, donne, anziani e bambini, quelli che hanno più difficoltà a difendersi e fuggire. E dietro a tutto l’arrogante governo USA, con 100 anni di guerre ingiustificate, dal Vietnam a Panama, dall’Iraq al Nicaragua, due bombe nucleari sganciate sul Giappone, milioni di vittime e nessuno che paga. L’asse Europa – Stati Uniti deve fare i conti, nel suo prossimo futuro, con decenni di sfruttamento, barbarie e ingiustizie verso tutti i paesi non allineati: i popoli del mondo cominciano ad alzare la testa e a non accettare più le ricette di FMI-OMC-BM che negli ultimi anni non hanno fatto che rimpinguare le casse delle banche occidentali. E i media, schiavi dei loro padroni, usano la menzogna spacciandola per verità, ci dicono che il presidente iraniano è un dittatore (quando è stato eletto democraticamente, per quanto non mi piaccia come personaggio) e invece Putin è un presidente democratico (quando è stato accusato da tutti gli altri partiti russi di brogli elettorali alle ultime elezioni).

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Politica

Cosa succede in America Latina?

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I nostri media ovviamente non ne parlano, d’altronde sappiamo bene che da noi l’essere radicali , avere dei principi saldi, parlare di diritti inalienabili e insopprimibili è ormai considerato alla stregua del terrorismo (conseguenza dell’applicazione della famosa strategia della paura che i nostri governanti hanno così ben appreso dagli statunitensi). Ma in America Latina sta avvenendo un processo rivoluzionario vero e proprio, forse il più solare e non violento che la storia dell’umanità abbia conosciuto.

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