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Culture Scritti e poesie Umanesimo

Paulo Coelho – Citazioni – Citações

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  • “Che cos’è che spinge una persona a detestarsi? Forse la vigliaccheria. Oppure l’eterna paura di vivere nell’errore, di non fare ciò che gli altri si aspettano.”
  • “Il vero io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te.”
  • “Nella vita possiamo commettere tanti errori. Tranne uno: quello che ci distrugge.”
  • “L’uomo ha bisogno di quello che ha in sé di peggiore per raggiungere ciò che di migliore esiste in lui.”
  • “Il Buon Combattimento è quello che viene intrapreso perché il nostro cuore lo chiede.”
  • “Una minaccia non può sortire alcun effetto, se non è accettata. Non dimenticarlo quando combatterai il Buon Combattimento. E non devi nemmeno scordare che attaccare o fuggire fanno parte dello scontro. Quello che non appartiene alla lotta è restare paralizzato dalla paura.”
  • “Gli uomini sono artefici del proprio destino: possono commettere sempre gli stessi errori, possono fuggire costantemente da ciò che desiderano, e che magari la vita gli offre in modo generoso; oppure possono abbandonarsi al destino e lottare per i propri sogni accettando il fatto che si presentano sempre nel momento giusto.”
  • “La paura di soffrire è assai peggiore della stessa sofferenza.”
  • “Soltanto una cosa rende impossibile un sogno: la paura di fallire.”
  • Tutto l’universo cospira affinché chi lo desidera con tutto sé stesso possa riuscire a realizzare i propri sogni.”
  • “É preciso buscar o amor onde estiver, mesmo que isso signifique horas, dias, semanas de decepção e tristeza. Porque ao momento em que partimos em busca do amor, ele também parte ao nosso encontro.”
  • “…Quando alguém encontrar seu caminho, não pode ter medo. Precisa ter coragem suficiente para dar passos errados. As decepções, as derrotas, o desânimo são as ferramentas que Deus utiliza para mostrar a estrada.”
    “As pessoas reclamam muito, mas se acovardam na hora de tomar providências. Querem que tudo mude, mas elas mesmas se recusam a mudar.”
  • “Existem coisas na vida pelas quais vale à pena lutar até o fim.”
  • “Independente do que está sentindo, levante-se, vista-se, e saia para brilhar.”
  • “O caminho da sabedoria é não ter medo de errar.”
  • “Escuta o teu coração, ele conhece todas as coisas; pois onde ele estiver, é onde está o teu tesouro.”
  • “É preciso permitir que alguém nos ajude, nos apóie, nos dê forças para continuar. Se aceitamos este amor com pureza e humildade,vamos entender que o Amor não é dar ou receber, é participar.”
  • “O amor não é um hábito, um compromisso, ou uma divida. Não é aquilo que nos ensinam as músicas românticas, o amor é indefinições. Ame e não pergunte muito. Apenas ame.”
  • “Os encontros mais importantes já foram combinados pelas almas antes mesmo que os corpos se vejam…”
  • “Não existe nada de completamente errado no mundo, mesmo um relógio parado, consegue estar certo duas vezes por dia.”
  • “Não se esconda atrás de um falso sorriso. Você tem o direito de não estar bem.”
  • “Não desista. Geralmente é a última chave no chaveiro que abre a porta.”
  • “Não importa como você está se sentido hoje: levante-se, vista-se, brilhe.”
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Buddismo Società Sud America Umanesimo Video

Siamo amore

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E coltiviamo amore, tutta la vita, non c’è altro che sia più importante!

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Cosa è veramente importante

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Estratto dal discorso del presidente dell’Uruguay Jose Mujica, al G20 in Brasile, giugno 2012

[..] Mi domando: che cosa succederebbe a questo pianeta se gli Hindu avessero la stessa  proporzione di auto per famiglia che hanno i tedeschi? Quanto ossigeno ci resterebbe per poter respirare?
Piú chiaramente: il Mondo oggi ha gli elementi materiali per rendere possibile che 7, 8 miliardi di persone possano avere lo stesso grado di consumo e di spreco che hanno le piú opulente societá occidentali? Sará possibile tutto ció? O dovremmo fare un giorno un altro tipo di discussione?
Perché abbiamo creato una civilizzazione, quella in cui siamo, figlia del mercato, figlia della concorrenza e che ha prodotto un progresso materiale portentoso ed esplosivo. Però quello che era economia di mercato ha creato societá di mercato!
E ci ha prodotto questa globalizzazione, che significa guardare a tutto il pianeta!
Stiamo governando la globalizzazione o è la globalizzazione che governa noi?
É possibile parlare di solidarietá e “che siamo tutti uniti”, in una economía basata sulla concorrenza spietata? Fino a dove arriva la nostra fratellanza?
Nulla di questo lo dico per negare l’importanza di quest’evento. No! Al contrario: la sfida che abbiamo davanti é di una portata di carattere colossale, è la grande crisi… E non è ecologica,  è politica!
L’uomo non governa oggi le forze che ha scatenato, fino a quando le forze che ha scatenato  governano l’uomo … e la vita!
Perché non veniamo sul pianeta per svilupparci in termini generali.
Veniamo alla vita cercando di essere felici. Perché la vita è corta e ci va via. E nessun bene vale come la vita, questo è elementare. Ma se la vita mi sfugge, lavorando e lavorando per consumare un “plus” e la societá di consumo é il motore! Perché, in definitiva, se si paralizza il consumo o se si ferma, si ferma l’economia e se si ferma l’economia, è il fantasma della stagnazione per ognuno di noi. Però questo iper consumo, a sua volta, è quello che sta aggredendo il pianeta!
E deve generare, questo iper consumo, cose che durano poco, perché si deve vendere tanto! E una lampadina elettrica, quindi, non puó durare piú di 1000 ore accesa. Peró esistono lampadine che possono durare 100mila… 200mila ore accese!

Però queste non si possono fare! Perché il problema è il mercato, perché dobbiamo lavorare e dobbiamo avere una civilizzazione di uso e smaltimento! E siamo in un circolo vizioso!
Questi sono problemi di carattere politico! Che ci stanno indicando la necessità di iniziare a lottare per un’altra cultura.
Non si tratta di regredire all’uomo delle caverne, né di avere un “monumento all’arretratezza”. È che non possiamo indefinitamente continuare a essere governati dal mercato, ma che dobbiamo governare il mercato!
Per questo dico che il problema è di carattere politico, nel mio umile modo di pensare. Perché… I pensator antichi definivano… Epicuro… Seneca.. gli (indios) Aymara: “Povero non é chi possiede poco, ma veramente povero è chi necessita di infinitamente tanto”. E desidera… e desidera.. E desidera sempre più.
Questa é una chiave di carattere culturale.
Quindi, saluto lo sforzo e gli accordi che si fanno. E li accompagno, come governante.
Penso che alcune delle cose che sto dicendo, stridono. Però dobbiamo renderci conto che la crisi dell’acqua e dell’aggressione ambientale non é una causa.
La causa é il modello di civilizzazione che abbiamo costruito.
E ciò che dobbiamo rivedere è il nostro modo di vivere! Perché?
Appartengo a un piccolo paese, molto ben dotato di risorse naturali per vivere. Nel mio paese ci sono poco piú di 3 milioni di abitanti. Ma ci sono anche 13 milioni di vacche delle migliori al mondo! E circa 8, 10 milioni di meravigliose pecore! Il mio paese è un esportatore di cibo, di latticini, di carne. È una semipianura e quasi il 90% del suo territorio è utilizzabile.
I miei compagni lavoratori lottarono tanto per le 8 ore di lavoro. E ora stanno ottenendo le 6 ore. Ma quello che lavora 6 ore, si cerca due lavori, pertanto, lavora piú di prima. Perché? Perché deve pagare una quantitá di rate: la moto che ha comprato… l’automobilina che ha comprato… E paga rate! E paga rate! E quando arrivi a estinguere… é un vecchio reumatico come me… E la vita gli è sfuggita!
E allora uno si fa questa domanda: questo è il destino della vita umana?
Queste cose sono molto elementari: lo sviluppo non puó essere contro la felicitá. Deve essere a favore della felicitá umana! Dell’amore sulla Terra! Delle relazioni umane! Di prendersi cura dei figli! Di avere amici! dell’avere l’elementare!
Precisamente. Perché é questo il tesoro piú importante che abbiamo.
Quando lottiamo per  l’ambiente,  il primo elemento dell’ambiente si chiama: felicitá umana! Grazie.”

Josè Mujica

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Sud America Umanesimo

Festa Junina 24/06/11 – Festa brasiliana di solidarietà

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www.radicisolidali.it


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Culture News

CapoBrasil Festival di cultura e musica brasiliana

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Invito tutti a partecipare (io ci sarò!) a questo meraviglioso festival (organizzato dai miei amici del Beba Do Samba) che si terrà dal 4 al 10 agosto 2010 all’isola di Capo Rizzuto in Calabria.

Nella splendida cornice di Isola Capo Rizzuto (Crotone, Calabria), nel meraviglioso camping San Paolo, potrete ascoltare, suonare e ballare musica brasiliana dei generi choro, bossanova, pagode e samba, con tanti gruppi e artisti che si esibiranno senza sosta, nonché partecipare a incontri e dibattiti sul Brasile, vedere mostre e installazioni fotografiche, partecipare a corsi di musica e di capoeira.

Un mare meraviglioso, un panorama mozzafiato, la spiaggia a pochi passi, la natura incontaminata del parco marino di Capo Rizzuto, saranno la splendida cornice dell’iniziativa.

Si pernotterà in un camping perfettamente attrezzato con prezzi bassi e si mangerà solo cibo genuino e locale a prezzi contenuti.

Per maggiori informazioni: http://www.curandero.it/capobrasil

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Società Umanesimo

Ciranda

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Immagine dal sito: http://maiovinteeseis.blogspot.com/2006/03/lembrana.html 

La ciranda è una danza brasiliana tipica da spiaggia, più precisamente parte della cultura delle spiaggie situate a Nord di Pernambuco, stato del Nord Est brasiliano. La sua origine però non si restringe alla zona litoranea, ma comincia simultaneamente anche nella zona interiore della Mata Norte. E’ fondamentalmente un ballo di gruppo disposto a forma di ruota, un ballo comunitario a cui tutto il popolo può partecipare senza distinzioni di sorta. Ho conosciuto questa danza da una canzone, Ciranda Do Mundo (la cui origine del testo si perde nella notte dei tempi), di cui ho sentito una versione cantata da Maria Rita (figlia di Elis Regina) e un’altra versione da Pedro Luis; il significato è tanto semplice quanto splendido, esprimendo in maniera semplice il continuo movimento della vita ove tutto è dinamico e è solo il proprio punto di vista egoistico che porta a definire staticamente il bene e il male (e quindi a giudicare), poiché l’unione dinamica delle persone può mutare qualsiasi male in bene; per questo desidero riportare qui sotto il testo, in portoghese e tradotto, tra parentesi, in italiano:

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Società

Chegando ao Brasil (arrivando in Brasile)

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  • Sono ormai più di venti giorni che sono arrivato in Brasile, la terra di mia moglie e della sua (numerosa) famiglia. E da giorni passeggio per le vie di Rio De Janeiro, come nella Rua Prudente De Moraes, sita tra Ipanema e Copacabana nella Zona Sul, la parte più commerciale e famosa di una delle città più grandi e popolose del mondo. E’ affascinante il lungomare della città, la Avenida Vieira Souto, dove si può correre, andare in bici o in spiaggia, visibile interamente da Arpoador, un piccolo promontorio a lato della spiaggia di Copacabana. Tutti quanti mi hanno parlato dell’allegria della gente di qui, della sua ospitalità.
  • Ma la gente non è così allegra, lavora tutto il giorno per uno stipendio il più delle volte insufficiente a coprire le esigenze della vita quotidiana, nel caldo afoso soffocante del Centro. E chi non ha la fortuna di avere un lavoro, vive nelle favelas, sparse un pò ovunque, luoghi dove i trafficanti comandano e la polizia giunge il più delle volte solo per uccidere e intimidire. La Rio De Janeiro tanto decantata dalle agenzie di viaggi per chi ci vive non è questo splendore, almeno per chi non si può permettere di abitare a Leblon, a Ipanema, a Lagoa, a Copacabana o a Barra Da Tijuca, quest’ultimo quartiere dove non di rado si possono vedere tre o quattro elicotteri privati che trasportano i ricchi emergenti, dove gli Shopping Center sono grandi come interi quartieri, pedissequa copia delle città statunitensi (c’è anche una piccola statua della libertà di fronte uno di essi).
  • La sofferenza nell’osservare certe cose è ineguagliabile: vedere bambini dormire per le strade (piene di negozi inaccessibili per la maggioranza delle persone) con la maglietta vicino al naso per sniffare colla e non sentire la fame, dove tutti adorano la favela di Rocinha (la seconda più grande dell’america latina), ma solo da lontano, perché non ti ci puoi nemmeno avvicinare, protetta come è dai banditi (anche bambini) con armi da far impallidire un esercito. In questa città, in questo immenso stato (grande 28 volte l’Italia) il contrasto tra ricchezza e povertà è per la gente di qui quasi normale, tanto che il principale telegiornale della Rede Globo, equivalente della Mediaset in Italia, non ne parla più, attento più a discreditare Cuba e Venezuela con il beneplacito del 1% ricco e potente (arrivando addirittura a non parlare nemmeno per un secondo della nuova recente costituzione boliviana), piuttosto che guardare l’indescrivibile sofferenza dell’umanità di questa parte di mondo. E la classe media vive con la paura ad ogni passo di venire assaltata dai banditi, di giorno come di notte, anche nei quartieri ricchi. Puoi vedere passare accanto a te una Limousine di venti metri con i vetri scuri, con dentro cinque televisori e subito dopo un carretto portato a mano pieno di cartoni. E’ il capitalismo e l’individualismo concentrati ai massimi livelli e contemporaneamente è musica, ballo, canto, spiaggia, mare, natura. E’ tutto assieme, il limite tra il bene e il male sempre più sottile, così come il limite tra le favelas e i barrios ricchi.
  •  Ma quando è musica è musica di tutto un popolo, è l’esperienza più emozionante; giri l’angolo e ti ritrovi in un locale del quartiere di Lapa dove persone dai 16 agli 80 anni si ritrovano insieme a cantare e suonare uno chorinho o una samba e bere birra. Qui a Rio il Carnevale già è in preparazione, numerosi sono i concerti di prova per l’evento più atteso dell’anno, per quella settimana di festa e follia da cui non puoi sfuggire.